Che gioia…

Parlare di gioia, in questo periodo sembra un controsenso o la solita impostura. L’epidemia che stiamo vivendo sembra proibirci anche solo di usare questo termine.

Che sofferenza la vita! Che peso giorno per giorno sentirsi addosso la malattia, la minaccia del virus, la paura, le preoccupazioni per l’oggi e per il domani! Che sofferenza la vita quando ti sembra di non avere più nessuna speranza, quando anche gli affetti più cari svaniscono e ti resta nelle mani soltanto un ricordo che rende ancora più dura la tristezza di ciò che hai perduto! Che sofferenza la vita quando non vedi più nulla davanti a te!

Che sofferenza! E qualcuno oggi ha il coraggio di parlare di gioia, di speranza! Povero illuso! Ma sì forse lo fa per dovere, per abitudine!

Eppure anche duemila anni fa un gruppo di discepoli viveva nelle stesse condizioni. Con la morte violenta e ignominiosa di Gesù sulla croce sembrava che tutto fosse finito. I discepoli videro in quella morte la fine delle loro speranze. Disillusi e rassegnati, fecero ritorno alle loro famiglie: il messaggio di Gesù sull’imminente venuta del regno di Dio sembrava sconfessato dalla sorte da Lui subita. La morte in croce di Gesù non venne avvertita soltanto come il fallimento di un uomo singolo, ma anche come una catastrofe pubblica della sua causa. Eppure, poco dopo questa fine ingloriosa, i suoi discepoli si ritrovano insieme in una prodigiosa unità e in una rinnovata speranza. Il segreto di questa comunione ritrovata e vissuta è la fede in un evento incredibile, apparentemente assurdo, eppure così reale, così vero da rendere ragione, da svelare il significato profondo di ogni parola, di ogni gesto, di ogni profezia del Maestro: Gesù è risorto, e vive in mezzo a loro, pervasi da una gioia incontenibile, e perciò urlata nella piazza di Gerusalemme, gremita di folla. La croce, il masso rotolato vai dal sepolcro, il corpo sparito, non possono lasciarli in pace, non possono scivolare via come una tra le tante notizie che si inseguono. Anche per noi la croce, il masso, il corpo sparito, non possono lasciarci in pace. Dobbiamo dare un giudizio. Dobbiamo prendere una decisione. Se quel sepolcro vuoto ci dice falsità, trucco, meschino raggiro, allora continuiamo a disperare, ad essere delusi e stanchi di questa vita!

Ma se Gesù è davvero risorto, se davvero quel sepolcro vuoto indica la potenza di Dio, allora non sono consentiti compromessi, assurdi rinvii, colpevoli ritardi: bisogna aprirsi al Signore della vita, bisogna permettergli di illuminare il nostro animo, di salvarci. C’è ancora la voglia di vivere, c’è ancora uno spiraglio di luce, c’è ancora un respiro, un battito lento del cuore che canta la sua antica canzone! Abbiamo ancora il coraggio di leggere, dentro le righe annebbiate e contorte della nostra piccola storia, quegli spazi di gioia che esse contengono. Che gioia ogni giorno scoprire in se stessi una voglia e una forza sempre nuova, un interesse sempre vivo per sé e per tutto ciò che ci circonda! Che gioia sapere seminare a ogni passo semi di vita, semi di novità, camminare sulle nostre strade con nel cuore il canto della propria ricchezza, del proprio desiderio di bellezza, di armonia, di pienezza: che gioia sentire ogni giorno ritmare dentro di sé la poesia della vita, la danza delle proprie capacità che urgono dentro ed esigono di venire realizzate! Che gioia ogni giorno accorgersi che nonostante il tempo, le difficoltà, gli insuccessi, c’è sempre uno zampillo che feconda le zolle più aride, c’è sempre una luce che invade gli anfratti più bui del cuore! Che gioia sentire di avere tra le mani tesori preziosi da spendere per la propria soddisfazione e per la ricchezza altrui, accorgersi che anche nei giorni più sterili c’è ancora un seme di vita, una possibilità che apre nuove avventure! Che gioia sapersi creature di Dio, compagni del suo compito di Creatore, sapersi strumenti liberi e intelligenti di un progetto mai compiuto e sempre realizzato perché corretto e completato dalla forza e dall’amore di Dio stesso! Che gioia sapersi e scoprirsi a immagine e somiglianza di Dio, con dentro quell’anelito di eterno e di infinito che genera slancio instancabile e imprime alla vita un ritmo senza pause e supera e guarisce le inevitabili sconfitte che non sono mai definitive. Che gioia poter rileggere nella propria piccola storia di ogni giorno l’infinito romanzo d’amore di un Dio che si dona tutto alla sua creatura perché possa realizzare la sua pienezza.

Che gioia sapersi amati da Dio, dal creatore, dall’immenso, dall’infinito, dall’eterno, e portare dentro di sé questo amore che è il senso stesso della propria vita!

Che gioia potersi dire vicendevolmente: oggi per me, per noi è veramente Pasqua, è la festa della vita ritrovata, della gioia eterna!

Don Giuseppe