Il grido pasquale “Cristo ha vinto la morte!” risuona nel momento stesso in cui attorno a noi la natura ritorna alla vita. Se nel lungo inverno tutto sembrava morto, a primavera la vita rinasce e noi umani partecipiamo a questa rinascita. Abbiamo l’impressione che la natura ci trascini con sé e in qualche modo ci costringa a celebrare con lei la vita che vince la morte. Nel nostro cuore tutto, come in primavera, può nascere un’altra volta, rivivere, rifiorire, risuscitare!
La nostra vita umana e spirituale, con i suoi tempi e le sue stagioni, con il suo ritmo quotidiano così ripetitivo e uniforme, in realtà forma un tutt’uno con il ritmo della natura. Ritmo umano e ritmo cosmico, ritmo dello spirito e ritmo della terra sono una cosa sola, a dire che la natura non è il fondale dei nostri giorni, la natura non vive solo attorno a noi, ma vive con noi fino a vivere in noi.
I cinquanta giorni pasquali sono un tempo liturgico perché sono iscritti nel libro della natura tanto quanto sono scritti nel libro liturgico. Confessare che Cristo è risorto significa riconoscere che in tutto ciò che esiste c’è un alito di vita, significa comprendere che in ogni cosa c’è il desiderio di vita e ogni essere contiene in sé la possibilità di rinascere. Con il Cristo l’intero cosmo è risuscitato, perché la promessa di vita eterna è rivolta a tutto il creato, niente e nessuno ne è escluso: uomini e donne, animali, creature animate e inanimate, tutto e tutti siamo fatti per la vita e non per la morte.
La spiritualità del tempo pasquale è ricchissima e per non sperperare tale ricchezza limitiamoci ai due doni del Risorto: il comandamento dell’amore e lo Spirito Santo.
Don Giuseppe