Il Vangelo inscritto nei nostri cuori

Ma lo Spirito Santo fa vivere in noi la vita vissuta da Gesù in un unico modo: inscrivendo il Vangelo di Cristo nei nostri cuori. Cristo non ha lasciato scritto su carta nessun Vangelo perché lo ha iscritto nel cuore dei discepoli, vivendolo con loro e insegnandolo loro. Di questo Vangelo, gli evangelisti hanno messo per iscritto solo alcune cose, mentre molte altre sono rimaste affidate semplicemente al cuore degli uomini e delle donne di tutti i tempi. Lo Spirito Santo, infatti, non ha mai cessato nella storia, e ancora oggi continua, di inscrivere il Vangelo, che è la vita di Cristo, nel cuore dell’umanità. L’opera dello Spirito è prendere da quel che è di Cristo, cioè dalla sua vita, e insegnarcelo, farcene capire il senso, per guidarci alla verità tutta intera. Lo Spirito Santo è, come dice sant’Agostino, il “maestro interiore”. Sì, maestro in noi della vita di Cristo! Vi è allora un Vangelo mai diventato Scrittura ma che è Vangelo di salvezza tanto quanto lo sono quelli scritti: è il Vangelo che lo Spirito Santo, dal giorno di Pentecoste fino alla fine dei tempi, ha scritto e scriverà nei cuori dei cristiani come nei cuori di tutti i giusti e le giuste della terra. Vivere il tempo pasquale e la sua pienezza, che è la grande festa della Pentecoste, significa credere che il Vangelo non sarà mai concluso, perché è una realtà viva che lo Spirito Santo sta scrivendo, anche in questo momento, nella vita e con la vita di uomini e di donne. Celebrare la Pasqua significa allora confessare che anche oggi lo Spirito Santo sta scrivendo pagine di un Vangelo che vive nella vita delle persone, nei loro gesti, nelle loro scelte, nelle loro umili vicende quotidiane. Nelle situazioni spesso vissute e portate con coraggio, dedizione, sacrificio di sé anche per una vita intera e di cui la storia del mondo di certo non parlerà mai. Pagine vive di Vangelo che noi credenti dovremmo saper discernere nell’opacità dei giorni, nelle pieghe della storia. Pagine vive da leggere, meditare, contemplare e anche pregare come facciamo con le pagine dei Vangeli. Là dove questo avviene, lo Spirito Santo continua a iscrivere il Vangelo nella carne viva di uomini e di donne, anche di quelli che, forse, neppure sanno che uno Spirito Santo esista. Ecco in cosa consiste la spiritualità pasquale: ogni giorno sarà Pasqua fino a quando, per opera dello Spirito Santo, qualcuno vivrà ancora la vita vissuta da Gesù.

Don Giuseppe

3 maggio – Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

L’immagine scelta è estremamente ricca di riferimenti biblici nascosti nella scena. Il motivo principale è l’annuncio che il «meglio della vita» è Gesù, raffigurato al centro e riconoscibile per due ‘indizi’: l’abito rosso rivestito di blu, colori tipici dell’iconografia per indicare la duplice natura umana e divina di Cristo e la sciarpa con tre righe orizzontali che vuole ‘simboleggiare’ il mantello della preghiera del quale è sufficiente toccare un lembo per essere guariti (Mt 9,20; Mt 14,36).

Appena dopo l’incontro con Gesù i due giovani intuiscono la promessa del loro futuro – la loro vocazione, il meglio di loro stessi – raffigurata dalle loro stesse ombre che, proiettate in avanti, danzano la vita. La felicità, la fecondità, la vocazione è sempre in movimento, in avanti, ‘per’ qualcuno.I due guardano Gesù, forse ancora non lo hanno riconosciuto, ma sono accesi di quella promessa che avvince senza costringere, sempre lascia spazio alla libertà nella sequela (Lc 18,27). All’alba (Mt 20,1; Mt 28,1; Gv 21,4) dell’incontro, il Risorto è già un passo oltre, sempre in cammino.

Il dipinto è ricco di segni che ricordano coloro che dopo l’incontro con il Signore, hanno riconosciuto la loro vocazione: sullo sfondo la casa di Zaccheo con accanto il sicomoro (Lc 19,1-10) e lì accanto la punta della barca di Simone ed Andrea (Mc 1,16); poco più avanti la brocca dimenticata dalla Samaritana (Gv 4,28) e il fuoco di brace ancora acceso dopo il pranzo di pesce arrostito consumato con il Risorto (Lc 24,36-42; Gv 21,1-9). Ancora, sulla sinistra, le monete lasciate da Matteo (Mt 9,9; Lc 5,27) e ai piedi di Gesù, il vaso di nardo, di cui ancora sentiamo il profumo, insieme al Vangelo (Gv 12,3; Mc 14,1.9).

Sulla sinistra alcuni alberi che iniziano a germogliare (Is 61,11) perché c’è un motivo per cui alzarsi (Ct 2,10) e decidersi a spendere la vita: c’è un inverno che sta finendo e qualcosa di nuovo che sorge (Is 43,19) e si impone come la scelta da fare, la via da prendere, qualcuno per cui spendere tutta la propria vita.

Maria, discepola della Parola (mese di maggio)

Fin dall’inizio, dopo la Pasqua di Gesù, gli apostoli sono stati alla scuola di Maria per apprendere a porre il Risorto al primo posto nella loro vita e orientare a Lui i pensieri e le azioni. È quello che per antica tradizione avviene nella comunità cristiana nel mese di Maggio.

Quest’anno, in questo tempo di prova, con ogni probabilità, non riusciremo ad organizzare momenti di preghiera comunitaria. Potremo vivere la nostra devozione a Maria prendendola nelle nostre case, accogliendola tra i nostri beni, per imparare da lei la disposizione interiore all’ascolto e l’atteggiamento di umiltà e di generosità che la contraddistinsero come prima collaboratrice di Dio nell’opera della salvezza. Se, durante la passione, nella breve riflessione, ci siamo soffermati sull’esclamazione di Pilato: “Ecco l’uomo!”. Ora possiamo dire di Maria: “Ecco la donna!”. Maria è la donna dell’ascolto e dell’obbedienza, del sì totale e della trasparenza, dell’accoglienza e della fedeltà, della fecondità e della comunione. Maria è colei che diventa discepola del suo Figlio, come annota sant’Agostino: “Per fede concepì Gesù, per fede lo partorì. Lo concepì nel suo cuore mediante la fede prima ancora che nel suo corpo”.

Maria insegna a partire sempre dalla Parola per pregare in modo corretto, per costruire l’unica Chiesa di Cristo, per portare il fermento cristiano nella storia quotidiana di ogni generazione. Maria testimonia che ogni persona è uditrice della Parola e può vivere solo “di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”. E quindi dalla Vergine impariamo a scegliere, nelle nostre case, uno stile di vita veramente cristiano e autenticamente umano. Il silenzio di Maria, infatti, non è vuoto o rinunciatario, ma riempito dalla Parola onnipotente, indicazione preziosa per il cammino di tutti. Tra i tanti simboli con cui è stata presentata Maria nella bimillenaria spiritualità cristiana, tre sono particolarmente significativi: l’àncora, la vela e la meridiana. L’àncora che la radica stabilmente nella Santissima Trinità, la vela che richiama la sua prontezza a lasciarsi condurre dalla parola del Padre animata dallo Spirito, e la meridiana che allude alla vigilanza per cogliere il Tutto nel frammento. Maria infatti è la donna del silenzio e della gestazione, del raccoglimento e dell’attesa, della speranza e della novità, della beatitudine evangelica e dell’adorazione. Maria, pagina vivente del Vangelo, è la guida più sicura a Cristo via, verità e vita; è la madre della Chiesa che accoglie, custodisce e vive la Parola; è la testimone della Pasqua e della Pentecoste; è l’alfabeto della perenne esperienza cristiana. Sede della Parola-Sapienza, Maria mostra che il quotidiano, non la straordinarietà o l’eroicità, è la mediazione per l’incontro con Dio e la salvezza del mondo. La contemplazione di Maria aiuta tutti a risvegliarsi dal sonno dell’abitudine e della mediocrità, dal buio della distrazione e della cecità, dall’inconcludenza di una credenza generica e di una spiritualità del dubbio. Solo chi ha il cuore povero come Maria può gustare con riconoscenza la ricchezza spirituale della Parola che salva.

L’augurio che rivolgo a tutti quanti è di vivere nella famiglia, tutti quanti, questo itinerario mariano del mese di Maggio per abbandonarci alla lode silenziosa del cuore in un clima di semplicità e di preghiera adorante come Maria, la Vergine dell’ascolto, perché tutte le parole di Dio si riassumono e vanno vissute nell’amore.

Don Giuseppe