Santa Cecilia: patrona della musica e del canto

La vitalità di una comunità si riconosce anche dal canto. Cantare richiede l’impegno totale della persona. In particolare nelle festività e nelle solennità, i canti spronano a esprimere la propria gioia per la festa in tonalità alte. Ci sono persone che credono di non saper cantare. Ma se sto in silenzio in una comunità che canta, interiormente mi autoescludo. E questo non fa bene alla mia anima.

Nelle celebrazioni si dovrebbe dare peso a una buona cultura del canto e a una buona musica sacra. In questo compito deve esserci senz’altro varietà… E bisogna prestare la massima attenzione affinché i canti siano convincenti sul piano del testo e commuovano i cuori su quello della melodia.

I canti della messa non devono essere solo qualcosa di puramente cerebrale, ma non toccavano i cuori delle persone.  È importante che i canti esprimano la fede e l’anelito. Cantando è bello anche entrare in contatto con la fede di coloro che ci hanno preceduto, con una generazione di padri e madri.

Ciò rafforza la fede e da la sensazione di partecipare, nel canto, della forza della fede degli antenati. Con il nostro canto, ci uniamo anche al canto di lode degli angeli e dei santi. Mentre noi cantiamo qui sulla terra da credenti, coloro che ci hanno preceduto nella morte cantano da contemplanti.

Per una decorosa messa c’è bisogno di tutto: di riti celebrati in maniera credibile, della sensibilità per la situazione concreta delle persone e di buona musica. La bellezza è un aspetto essenziale del sacro. La bellezza vuole essere contemplata, ma anche ascoltata. La liturgia è un’opera d’arte totale, in cui tutti i sensi vogliono essere toccati, in particolare anche l’udito, affinché, nell’ascoltare, diamo sempre più ascolto a Dio.