Un noi all’inizio (1)

L’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio e occupa l’apice della creazione, il sesto giorno. In questo racconto tutto è positivo, il mondo creato da Dio è perfetto e fertile; tutto è buono in esso, non c’è posto per il male e il dolore. L’esercizio del potere umano non conosce la morte o lo spargimento di sangue, poiché l’alimentazione sia degli uomini che degli animali segue una dieta vegetariana, che rappresenta l’armonia, la pace e la tranquillità tra l’umano e il creato. In tutto il creato, soltanto l’essere umano riceve una particolare ed esclusiva eredità, quella di essere immagine e somiglianza di Dio, cioè dotato di intelligenza, volontà e potenza, che gli consente di entrare attivamente in relazione interpersonale con Dio e con gli altri esseri. È interessante osservare che, secondo il racconto biblico, tutti gli animali e le piante furono creati secondo la loro specie; mentre l’essere umano è creato secondo l’immagine di Dio, non ci sono specie nel genere umano, quindi, non c’è neppure una gerarchia di dignità, genere, etnia, classe sociale, lingua, colore, credo o nazionalità. Fin dall’inizio l’essere umano ha la vocazione a diventare un noi sempre più grande: “Fruttificate e moltiplicatevi, riempite la terra”; “Questa volta è osso dalle mie ossa e carne dalla mia carne!”, ha espresso l’essere umano quando si è trovato faccia a faccia con l’aiuto che gli corrisponde in tutta la creazione. Il riconoscimento dell’altro come simile, nel secondo racconto della creazione, è una via essenziale per raggiungere il senso della vita e l’antidoto alla solitudine, perché “non è bene che l’essere umano sia solo”.