L’adorazione fuori dalla messa

La celebrazione dell’Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l’origine e il fine del culto che ad essa vien reso fuori della Messa. Infatti Cristo Signore, che nel sacrificio della Messa è immolato quando comincia a essere sacramentalmente presente come cibo spirituale dei fedeli sotto le specie del pane e del vino, anche dopo l’offerta del sacrificio, allorché viene conservata la Eucaristia nelle chiese, è veramente l’Emmanuele, cioè Dio con noi.
Giorno e notte resta in mezzo a noi, e in noi abita, pieno di grazia e di verità”.
Questa permanente presenza dell’Emmanuele è all’origine dell’adorazione eucaristica. Di questa adorazione sottolineo due aspetti che possiamo definire l’uno soggettivo e l’altro oggettivo.
Innanzitutto Cristo è presente in modo reale e permanente nelle specie del pane, non in forma statica ma dinamica, in quanto è lui che perpetua nel tempo quell’adorazione al Padre che si è compiuta nel tempo della celebrazione eucaristica: è l’aspetto soggettivo dell’adorazione eucaristica. Quando si propone l’adorazione eucaristica, si invita ad unirsi all’adorazione di Gesù: l’adorazione è fatta con Cristo per Cristo e in Cristo.
Ma la presenza di Cristo nelle specie eucaristiche (ed è l’aspetto oggettivo) chiama la chiesa, sua sposa, all’adorazione di lui, cioè ad un dialogo d’amore. Nell’adorazione eucaristica si ascolta il Signore, ci si abbandona a lui. È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall’amore infinito del suo cuore.
Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l’arte della preghiera, come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte abbiamo fatto questa esperienza, e ne abbiamo tratto forza, consolazione, sostegno!