Oggi è il tempo dei profeti di pace (2)

San Benedetto è stato senza dubbio un profeta dei suoi tempi. Paolo VI quando lo proclama patrono dell’Europa lo definisce come “messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in occidente”. Pace, unità e cristianesimo: ovvero le basi della nostra civiltà. Di un’Europa che “prega e lavora”: cioè che contempla la parola di Dio e si prende cura di tutti gli esseri umani, a partire dai più deboli; che testimonia l’amore di Cristo e, al tempo stesso, si fa costruttrice di pace nel mondo e nell’Europa.
Al centro dell’opera di Benedetto si pone, senza dubbio, la ricerca di Dio. È quello che viene definito il “cristocentrismo della regola”. “Niente anteporre all’amore di Cristo”, si legge nella Regola. E ancora: “Nulla, assolutamente nulla, antepongano all’amore di Cristo”. Parole ancora oggi rivoluzionarie e, in particolar modo, valide per tutti i cristiani. Essere cristiani nel mondo contemporaneo, infatti, significa essenzialmente prendere il vissuto di Cristo e farlo nostro.
E quale è il vissuto di Cristo? Il vissuto di Cristo sono le Beatitudini. Certo le Beatitudini sono per noi anche un insegnamento morale, ma esprimono il cuore pulsante del Vangelo. Le Beatitudini sono la lieta novella, sono Gesù Cristo e rappresentano, per tutti noi una scuola di santità.
Le Beatitudini sono infatti il termine di confronto e di valutazione dei nostri comportamenti quotidiani e delle nostre scelte di vita. Le Beatitudini sono la nostra regola di vita, sono un dono della grazia, ma sono anche frutto di preghiera costante e di totale abbandono all’azione dello Spirito. Possiamo leggere per tutta la vita le Beatitudini, ma non si improvvisano dentro di noi. Non si traduce Cristo dentro di noi se non nella preghiera e in un totale abbandono all’azione dello Spirito.
E infatti Don Primo Mazzolari, per rimarcare questo abbandono all’azione dello Spirito, diceva che le Beatitudini “non si possono predicare” ma si possono soltanto leggere. Perché è solo Cristo che parla “dal di dentro di ogni Beatitudine: lui povero, mite, pacifico, misericordioso, lui il percosso, il morente”. Non si possono predicare, diceva Mazzolari, ma se ne possono leggere con grande
attenzione le parole: perché sono parole “che hanno la virtù di far piangere” e da cui può scaturire “gioia o vergogna”. E ancora oggi, quando noi leggiamo queste parole, sentiamo esplodere dentro di noi il nostro cuore: un’esplosione di gioia e vergogna. Vergogna per i nostri peccati, le nostre miserie, i nostri tradimenti, le violenze, la guerra, le distruzioni; gioia per l’amore sconfinato di Cristo nella vita di ognuno di noi.