Con cuore di Padre

Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe

La vita spirituale non è distanza dalla realtà, bensì immersione in essa. In questo senso Giuseppe è davvero un maestro di vita spirituale. Lo avevano intuito molti Santi e Sante, tanto da riconoscere in lui, tra gli altri appellativi, anche quello di protettore speciale dei contemplativi. Come può un falegname di Nazaret avere a che fare con una monaca di clausura o con un monaco certosino? Può sembrare davvero difficile ciò, se si ha della vita contemplativa una visione disincarnata. Il contemplativo non è un distratto della realtà, è invece colui che vive con attenzione la realtà.
Un vero contemplativo non chiude gli occhi, bensì li spalanca, perché sa che Dio si rivela sempre nel reale e non nei semplici ragionamenti. Egli sa coltivare l’attenzione alle cose, e proprio grazie a essa riesce a scorgervi una trama più profonda. Motivo per cui al parlare preferisce l’ascolto, di cui il silenzio è solo il sintomo, non la condizione. Infatti, si può tacere e vivere in un grande chiasso di pensieri ed emozioni, mentre si può discorrere e avere una grande attenzione a ogni cosa.
I monaci e le monache ad esempio cantano i salmi non perché Dio ne ha bisogno, ma perché quel canto e quelle parole aguzzano l’ascolto, lo spalancano. La loro non è una preghiera di rumore, ma una preghiera
di contemplazione. Ti accorgi subito di trovarti davanti a un contemplativo dal fatto che egli sa ascoltare
chi gli parla senza essere impaziente, e tenendo tutta la sua attenzione su di lui. Giuseppe è un uomo così.