Angolo dell’usato

Nella Casa della Parola e della carità, entrando, nella stanzetta di sinistra, è stata allestito un ANGOLO DELL’USATO.
Per il momento si può accedere alla domenica mattina dalle 9.30 alle 11.30.
Quanto viene recuperato o donato, di qualsiasi genere, si mette in vendita e il ricavato andrà per le opere parrocchiali.

Pesca di beneficenza

Quest’anno, in occasione della Festa Patronale, riprende anche questa iniziativa a favore della Parrocchia. Si potrà “pescare” alla Scuola della Parola e della Carità.
Orario apertura:
Domenica 1 maggio dalle ore 9.30 alle 12.00 dalle ore 15.30 alle ore 19.00
Mercoledì 4 maggio dalle ore 9.30 alle ore 23.00 Estrazione Lotteria (1 premio bicicletta) ore 22.30
Giovedì 5 maggio dalle ore 11.15 alle ore 12.00
Domenica 8 maggio dalle ore 9.30 alle ore 12.00 dalle ore 15.30 alle ore 19.00

Dentro la prima Zona Rossa

In occasione della Sagra Patronale, da sabato 30 aprile a domenica 8 maggio, presso l’Oratorio dell’Addolorata (Chiesina), mostra “DENTRO LA PRIMA ZONA ROSSA” a cura di M. Toniolo, promossa da “il Quadriportico”.

Orari:

da lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 18.30

Sabato e domenica dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00

Raccolta fondi per l’Ucraina

Continua la raccolta di beni alimentari a supporto dei profughi Ucraini che verranno ospitati nel nostro territorio. È questa l’iniziativa della Caritas Diocesana.
Quanto stiamo raccogliendo nella cesta ai piedi dell’altare verrà consegnato alla Caritas Diocesana. I beni alimentari non verranno inviati nei territori di confine dove si sta combattendo, ma verranno destinati ai profughi che saranno presenti sul nostro territorio.

Raccolta di zucchero, caffè, latte, te, biscotti, olio di oliva e di semi, merende per i bambini.

Anche le donazioni che verranno fatte in questo tempo di quaresima saranno consegnate alla Caritas Diocesana. Tutte le offerte saranno poi date alla Caritas Italiana per realizzare progetti di ricostruzione nelle zone distrutte dalla guerra. Ad oggi nella nostra Parrocchia sono stati raccolti € 200.

Dalla visita e benedizione delle famiglie è stato offerto per la Parrocchia un totale di € 635.

Una torta solidale

La sagra è un’occasione di festa, anche nel mezzo di una pandemia, e vogliamo che sia una festa per tutti. La parrocchia ha così accettato di buon grado la proposta di un sanfioranese di sfornare torte per le famiglie più bisognose e le persone sole e in difficoltà. Le torte, che sono così strettamente legate alla tradizione della sagra di San Floriano, saranno distribuite per rendere un po’ più ‘dolce’ questa situazione. 


Raccolta di generi alimentari per le persone in difficoltà

In occasione della Settimana Santa, l’Associazione Il Bambù (che, seppur tra le difficoltà legate a questa emergenza, sta continuando ad erogare il proprio servizio di consegna pacchi con generi alimentari) ha deciso di avviare una raccolta di alimenti a lunga conservazione per le persone in difficoltà. Come sapete, la pandemia sta creando pesanti difficoltà ad alcuni nuclei familiari. Potete depositare gli alimenti nella cesta posta nei pressi del fonte battesimale. Vi ricordiamo che è possibile passare in chiesa solo se si è usciti per la spesa o la farmacia.

Comunicazione importante per i Sacramenti (Prima Confessione, Prima Comunione, Cresima)

L’emergenza “coronavirus”, purtroppo, sta avendo un impatto significativo su tutte le attività parrocchiali, catechesi compresa. Il Vescovo di Lodi, Maurizio Malvestiti, oggi ha ufficialmente comunicato ai parroci della diocesi che tutti i Sacramenti sono rinviati a dopo l’estate, a partire dal mese di settembre. Posticipate dunque la Prima Confessione, la Prima Comunione e la Cresima. Cerchiamo, in famiglia, di dedicare qualche momento alla ripresa del cammino svolto fino alla pausa forzata. È giusto che i ragazzi di terza e quarta elementare e di prima media comunque non dimentichino che per loro è un anno segnante. 

Pentecoste (3)

Spirito: misterioso cuore del mondo, vento sugli abissi, fuoco del roveto, Amore in ogni amore. Lo Spirito: estasi di Dio, effusione ardente, in noi, della sua vita d’amore. Senza lo Spirito il cristianesimo non è che arida dottrina, la Chiesa si riduce a
organizzazione e codice, la morale a fatica sovente incomprensibile, la croce a follia, Cristo rimane un evento del passato.

Ci sono cose, nella vita, che accadono quando meno te l’aspetti. E non sono tutte cose brutte, o amare sorprese. Semplicemente, sono cose insperate, che accadono senza essere alimentate dalla speranza: e dal momento che speranza e attesa sono, in fondo, le due facce di un’unica medaglia, ciò che non è (o non è più) oggetto di speranza, di fatto non è più neppure atteso. E quando giunge in maniera improvvisa, ci coglie – appunto – alla sprovvista e mette in subbuglio le nostre esistenze.
Pensiamo a una coppia che attende da anni la nascita di un figlio, e questo non avviene; mentre avviene, eccome, che gli anni passino e ormai neppure più si rimanga aperti alla speranza. Ma poi, quando tutto parla in maniera diametralmente opposta al rifiorire della vita, essa giunge, improvvisa e inattesa, a mettere a soqquadro le due esistenze.
Pensiamo alle quantità di copie di curriculum vitae che un giovane neolaureato manda a tutte le imprese, ditte o istituzioni che hanno a che fare con ciò per il quale ha conseguito il tanto agognato foglio di carta, e ai mille colloqui fatti conclusi con un nulla di fatto perché per essere assunto serve l’esperienza che non ha; e allora, preso da spirito di sopravvivenza, si adatta a qualsiasi tipo di lavoro che gli permetta di guadagnarsi il pane quotidiano.
Ma quando meno se l’aspetta, arriva la grande occasione della vita che gli dona la possibilità di fare ciò che ha tanto desiderato e nel quale non sperava più.
Oppure una persona delusa da una vita che le ha fatto provare l’amore e la vicinanza di qualcuno che poi si è rivelato l’opposto di ciò che era, e le altre occasioni per avere qualcuno al fianco si sono rivelate per quello che erano, appunto “occasionali”, senza alcuna prospettiva che permettesse di guardare al di là della siepe del tempo.
Ma poi arriva la conoscenza inattesa, l’incontro non sperato, la persona per nulla ideale ma tremendamente reale che ti ridà la voglia di ricominciare e con la quale senti che la vita ha una prospettiva più bella. Quanti esempi di eventi inattesi potrebbe citare ognuno di noi, e molti di essi giunti magari nel momento in cui la vita iniziava a rabbuiarsi, ad andare verso una sera che non necessariamente è quella dell’età.

Pentecoste (2)

Il Vangelo di Giovanni colloca la Pentecoste già la sera di Pasqua: «Soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo». Lo Spirito di Cristo, ciò che fa vivere, viene a farci vivere, leggero e quieto come un respiro, umile e testardo come il battito del cuore. C’è un Dio in noi.
Questa è tutta la ricchezza del mistero: «Cristo in voi!». La pienezza del mistero è di una semplicità abbagliante: Cristo in voi, Cristo in me. Quello Spirito che ha incarnato il Verbo nel grembo di santa Maria fluisce, inesauribile e illimitato, a continuare la stessa opera: fare della Parola carne e sangue, in me e in te, farci tutti gravidi di Dio e di genialità interiore.
Perché Cristo diventi mia lingua, mia passione, mia vita, e io, come i folli e gli ebbri di Dio, mi metta in cammino dietro a lui «il solo pastore che pei cieli ci fa camminare».

Pentecoste (1)

La Pentecoste non si lascia recintare dalle nostre parole. La liturgia stessa moltiplica le lingue per dirla: nella prima Lettura lo Spirito arma e disarma gli Apostoli, li presenta come “ubriachi”, inebriati da qualcosa che li ha storditi di gioia, come un fuoco, una divina follia che non possono contenere. E questo, dopo il racconto della casa di fiamma, di un vento di coraggio che spalanca le porte e le parole. E la prima Chiesa, arroccata sulla difensiva, viene lanciata fuori e in avanti. La nostra Chiesa tentata, oggi come allora, di arroccarsi e chiudersi, perché in crisi di numeri, perché aumentano coloro che si dichiarano indifferenti o risentiti, su questa mia Chiesa, amata e infedele, viene la sua passione mai arresa, la sua energia imprudente e bellissima.
«Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra». Una delle affermazioni più belle e rivoluzionarie di tutta la Bibbia: tutta la terra è gravida, ogni creatura è come incinta di Spirito, anche se non è evidente, anche se la terra ci appare gravida di ingiustizia, di sangue, di follia, di paura. Ogni piccola creatura è riempita dal vento di Dio, che semina santità nel cosmo: santità della luce e del filo d’erba, santità del bambino che nasce, del giovane che ama, dell’anziano che pensa. Una divina liturgia santifica l’universo

Covid-19: ritorno alla normalità

Come è ormai noto, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, condividendo l’indicazione dell’apposito Comitato tecnico, ha annunciato lo scorso 5 maggio che il Covid-19 non costituisce più un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.
La Conferenza Episcopale Italiana, con lettera dell’8 maggio successivo, ha segnalato che tutte le attività ecclesiali, liturgiche e pie devozioni possono tornare a essere vissute nelle modalità consuete precedenti all’emergenza sanitaria.
Tutto ciò premesso, atteso che nessuna porzione del territorio diocesano è al momento
caratterizzata da un particolare rischio epidemiologico, il nostro vescovo Maurizio, stabilisce quanto segue:
Tutti i fedeli siano richiamati al dovere della partecipazione alla Messa domenicale e festiva;
L’ingresso in un luogo sacro non sia impedito a chi non indossa la mascherina;
Non sono esclusi e quindi non è possibile escludere dalla Comunione Eucaristica i fedeli che non indossino la mascherina e/o vogliano ricevere la Comunione sulla lingua o in ginocchio;
Il ministro ordinato inviterà allo scambio della pace, attenendosi alle indicazioni del messale; i fedeli possono continuare a scambiarsi il gesto di pace senza alcun contatto fisico; tuttavia, chi lo desidera può esprimere il segno di pace con la consueta stretta di mano;
È consentito raccogliere le offerte durante la celebrazione, al momento dell’offertorio e
distribuire sussidi liturgici in formato cartaceo;
Siano riempite le acquasantiere.

Ascensione del Signore

Con l’ascensione di Gesù, con il suo corpo assente, sottratto agli sguardi e al nostro avido toccare, inizia la nostalgia del cielo. Aveva preso carne nel grembo di una donna, svelando il profondo desiderio di Dio di essere uomo fra gli uomini e ora, salendo al cielo, porta con sé il nostro desiderio di essere Dio. L’ascensione al cielo non è una vittoria sulle leggi della forza di gravità. Gesù non è andato lontano o in alto o in qualche angolo remoto del cosmo.
È “asceso”’ nel profondo degli esseri, “disceso” nell’intimo del creato e delle creature, e da dentro preme come forza ascensionale verso più luminosa vita.
A questa navigazione del cuore Gesù chiama i suoi. A spostare il cuore, non il corpo.
Il Maestro lascia la terra con un bilancio deficitario, un fallimento a giudicare dai numeri: delle folle che lo osannavano, sono rimasti soltanto undici uomini impauriti e confusi, e un piccolo nucleo di donne tenaci e coraggiose. Lo hanno seguito per tre anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno molto amato, questo sì, e sono venuti tutti all’ultimo appuntamento. Ora Gesù può tornare al Padre, rassicurato di avere acceso amore sulla terra.
Sa che nessuno di quegli uomini e di quelle donne lo dimenticherà. È la sola garanzia di cui ha bisogno. E affida il suo Vangelo, e il sogno di cieli nuovi e terra nuova, non all’intelligenza dei primi della classe, ma a quella fragilità innamorata.
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.
Nel momento dell’addio, Gesù allarga le braccia sui discepoli, li raccoglie e li stringe a sé, e poi li invia. È il suo gesto finale, ultimo, definitivo; immagine che chiude la storia: le braccia alte in una benedizione senza parole, che da Betania veglia sul mondo, sospesa per sempre tra noi e Dio! Il mondo lo ha rifiutato e ucciso e lui lo benedice.
Mentre li benediceva si staccò da loro e veniva portato su, in cielo.
Gesto prolungato, continuato, non frettoloso, verbo espresso all’imperfetto per indicare una benedizione mai terminata, in-finita; lunga benedizione che galleggia alta sul mondo e vicinissima a me: Lui che benedice gli occhi e le mani dei suoi, benedice il cuore e il sorriso, la tenerezza e la gioia improvvisa! Quella gioia che nasce quando senti che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia, vivo per sempre.
Che il nostro lottare non è inutile, ma produce cielo sulla terra.
È asceso il nostro Dio migratore: non oltre le nubi ma oltre le forme; non una navigazione celeste, ma un pellegrinaggio del cuore: se prima era con i discepoli, ora sarà dentro di loro, forza ascensionale dell’intero cosmo verso più luminosa vita.

Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori

Professare la fede a 14 anni impegna per una scelta di servizio e apre a una testimonianza che trova casa soprattutto nell’esperienza della comunità parrocchiale e in particolare dell’oratorio.

Desidero esprimere un augurio sincero ai 14enni, in sette parole.
SIATE CREDENTI: siate membra del popolo di Dio, perciò siate fedeli a Dio che parla, alla Sua Parola e alla Sua Alleanza, alla strada che vi indica; siate nuovi, vivete una vita nuova, abitata dallo Spirito che ci fa vedere il mondo, con gli occhi di Dio.
SIATE CONCORDI: abbiate “un cuor solo e un’anima sola”, siate concordi con tutti, appassionati dell’unità, cultori dell’amicizia; siate uniti alla Comunità Parrocchiale, ai compagni, a chi è vicino, a chi è lontano, a chi è anziano.
SIATE LIBERI: siate capaci di una libertà autentica, solida, che non si attacca a nulla e non teme le prove e le difficoltà; siate capaci della libertà di chi è servo solo di Dio e che non deve procurarsi più nessun altro padrone né farsi servo di altri servi; siate liberi da voi stessi e dalle vostre passioni che siete chiamati a vincere; liberi dalle idolatrie dalle molte facce, sempre pronte a incatenarci in una prigione fatta di illusioni.
SIATE CORAGGIOSI: non lasciatevi accalappiare dalla sfiducia, dallo scoraggiamento, dall’impotenza; testimoniate la vostra fede dovunque e sempre, con coraggio: “Sii forte, fatti animo, non temere e non ti spaventare; il Signore Dio tuo cammina con te e non ti abbandonerà”.
SIATE GENIALI: siate capaci di lasciare nel mondo la vostra impronta, proprio come ha fatto Cristo; diventate capaci di novità, di creatività, di stupore; siate capaci di far emergere le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti nella realtà del mondo.
SIATE PERSEVERANTI: assumete con consapevolezza e portate avanti con fedeltà gli impegni importanti; l’impegno cristiano è importante, implica una missione che non ha mai termine, è per tutta la vita e, proprio per questo, è chiamato a rinnovarsi e ad assumere compiti sempre nuovi ed inaspettati.
Siate fedeli nei piccoli impegni per imparare la perseveranza grande richiesta dalla fede.

Mese di Maggio

Anche questa settimana ci ritroveremo, da lunedì a venerdì alle ore 21.00 per la Recita del Rosario. Continuerà la nostra breve riflessione, prima della conclusione di ogni serata, sulla “Salve Regina. È il saluto dei servi alla Regina di misericordia; saluto solenne, espresso con felice disposizione letteraria: lo stesso termine apre e chiude la prima strofa («Salve Regina, Madre di misericordia […] salve»); è clamore nel senso biblico-liturgico di grido di un popolo oppresso che sale fino al cielo, clamore che si leva dai servi – oppressi dalla coscienza del peccato e gementi in terra d’esilio – alla loro Avvocata, perché intervenga in loro favore; è la supplica dei Salve regina. Una invocazione alla madre di Gesù, perché «dopo questo esilio» mostri ad essi il Figlio, «frutto benedetto» del suo grembo.
Per comprendere la Salve regina bisogna collocarla all’interno di un vasto affresco teologico in cui emerge la visione di Cristo, nostra speranza, e della chiesa, come comunità di speranza, ma anche un modo di considerare l’esistenza cristiana alla luce delle realtà ultime, rivolta verso il suo traguardo e compimento.
Cristo, nostra speranza. Gesù risorto è la nostra speranza, egli è «il primogenito di coloro che risorgono dai morti», la pienezza di tutte le cose. Della nostra speranza egli è il fondamento supremo, la garanzia assoluta, il contenuto immenso. In lui il futuro ha già
un volto personale e il regno di Dio ha un nome. Cristo risorto è punto di riferimento, di speranza, per ogni uomo e ogni donna che, su questa terra, partecipa al mistero del dolore. Nel presente del dolore, Cristo risorto è la certezza del futuro della gloria.
La chiesa, una comunità di speranza. È il popolo che compie nella speranza il suo pellegrinaggio verso la vera Terra promessa, verso la comunione piena con Dio. L’immagine della vita come cammino verso il cielo si presenta con tre componenti essenziali: il viandante, la via, la meta. Il viandante viene designato come esule, come pellegrino, come uomo che ha smarrito la strada. La via è considerata ora come deserto o terra arida, come valle di lacrime, come mare in tempesta, oppure come Cristo-via, la sola che conduce al Padre.
La meta è individuata ora in Dio, il termine di ogni «santo viaggio», ora nella «città del Dio vivente» o nella «Gerusalemme celeste», ora nel «nuovo cielo» e nella «nuova terra», ora nella definitiva «Terra promessa».

A cosa ti chiama Gesù, cosa vuole da te?

Gesù sa che siamo deboli e che è impossibile usare bene i doni che ci dà solo con le nostre forze. Noi dopo un po’ ci stanchiamo, ci scoraggiamo, ci dimentichiamo o possiamo buttare via delle cose preziose. Questo è un peccato, è il vero peccato!
Così come nessuno può darsi la cresima da solo, o battezzarsi da solo, nessuno può credere e mantenere viva la fede da solo. Per questo Gesù ci mette assieme e ci dona i nostri genitori, i sacerdoti, i catechisti, gli amici, i santi e tante persone che ci aiutano ad usare bene e non sprecare i doni che Gesù ci dà. Devi rimanere attaccato a esse!
È impossibile essere felici da soli. E allora sfruttiamo tutti gli strumenti che il Signore ci dà e ci chiede di usare per non perdere i doni che ci offre.
Ecco alcune cose che ci aiutano a non perdere e a godere di più dei doni che ti verranno fatti:
1 – La preghiera: attraverso cui noi riapriamo il nostro cuore a Dio, lo ringraziamo per i doni che ci dà, gli chiediamo quello di cui abbiamo bisogno, certi che ci
2 – I sacramenti: attraverso i quali Dio ci ridona sempre la sua vita divina. Con la Comunione Gesù viene proprio ad abitare nella nostra anima attraverso il Pane della Vita. Con la Confessione ci libera dal male, dai nostri peccati e ci fa ricominciare sempre.
3 – La vita della comunità cristiana: partecipare alla vita di una comunità in cui posso fare esperienza che stare con Gesù e con chi vuole seguirlo è meglio e sono più contento. La prima comunità è la propria famiglia. Poi c’è ad esempio il gruppo delle medie di cui fai parte e poi la nostra comunità, in particolar modo l’oratorio.

A cosa ti chiama Gesù, cosa vuole da te?

È come se la Chiesa fosse una grande squadra di calcio. Ognuno riceve dall’allenatore il suo ruolo secondo le sue qualità, i suoi doni e i suoi talenti. Nella squadra c’è il portiere, ci sono i difensori, i centrocampisti e gli attaccanti. La squadra però è una sola! Così quando l’attaccante segna un goal tutti festeggiano, quando il portiere para un tiro insidioso tutti gioiscono! Nessuno vince da solo. Vince la squadra! Ognuno serve e collabora alla vittoria secondo il suo ruolo. Ci sarà chi ha più fiato, chi ha più tecnica, chi è più forte nei colpi di testa e chi invece non sbaglia un tiro, ma tutti insieme collaborano nel costruire la squadra e nel perseguire la vittoria

Cosa occorre per ricevere la Cresima?

Per ricevere bene il dono della Cresima occorre innanzitutto volerlo, occorre domandarlo, occorre attenderlo, occorre desiderarlo, occorre prepararsi a riceverlo. Il sacramento della Cresima è un dono, e i doni si possono accettare o rifiutare. La Cresima non agisce meccanicamente. Come tutti i doni, se noi non li vogliamo o non li “usiamo bene”, è come se non ci fossero. Occorre la nostra libertà. La Cresima, non sopprime o sostituisce lo spirto umano, la nostra anima. Dio non ci costringe mai, è un Signore, e viene a noi nella misura in cui lo accogliamo, in cui siamo disponibili ad invocarlo e accoglierlo..