La speranza è un volto che sorride tra le lacrime

Ci sono momenti nella storia nei quali parlare di allegria sembra una frivolezza, una forzatura.
Oggi ci vuole un bel coraggio a parlare di gioia: il mondo è assillato da tanti problemi; il futuro talmente gravato da tante incognite da ridurre il presente a incubazione della paura.
Ci sono tante persone che soffrono. Parlare di gioia sembrerebbe proprio un nonsenso. 
Tuttavia la gioia è il segno della pace e della serenità degli animi e dei cuori.
La gioia è il frutto più evidente dell’amore. Sembriamo persone oneste ma infelici.
Un seme di allegria, di ironia, di freschezza rende più intensa ed autentica la nostra testimonianza di credenti e rende anche più piacevole la vita stessa!
La terza domenica d’Avvento – che celebreremo domenica 17 dicembre è chiamata “gaudete”, caratterizzata proprio dal segno della gioia. La gioia cristiana non è sinonimo di soddisfazione, non è questione di ottimismo: è l’avvicinarsi del Natale il motivo della nostra gioia.
Non siamo più soli, il Signore viene accanto a noi.
L’attesa si tramuta ormai in speranza e la speranza in gioia: il Signore viene.
La speranza poggia sulla fede e da essa si dirama dandoci la certezza della vicinanza di Dio.
E la gioia del cristiano si chiama Gesù Cristo.
In Cristo Dio ci ha dato tutto e ci condurrà a pienezza per mezzo dell’azione del Santo Spirito.
Il Natale che si avvicina porrà dinanzi al nostro sguardo il dono supremo di Dio che ci ha dato il suo Unigenito, per renderci figli nel Figlio.
Ma la gioia ha, tuttavia, un prezzo. Sì: occorre pagare un prezzo alla gioia.
Come tutte le cose preziose, la gioia autentica è al tempo stesso, paradossalmente, conquista e dono. Non viene da sé, senza il nostro impegno.
Gioire per questa lieta notizia che ci è stata consegnata, comporta per noi infatti un impegno, una fatica, che, bisogna ammetterlo, spesso ci infastidisce, ci mette a disagio, poiché vorremmo che tutto fosse più semplice e più facile. E invece no: la vita cristiana sembra essere un poco più complessa, se proprio Giovanni Battista, il Testimone, ci dice che in mezzo a noi Gesù il Messia, Colui che viene, è uno Sconosciuto: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete».
Come possiamo allora essere nella gioia? Con la capacità di ringraziare, più che lamentandoci; con la capacità di sentire i tanti profumi dell’esistenza e di inebriarci di essi; con la disponibilità a vedere la bellezza non soltanto con gli occhi, ma a vederla anche con il cuore.
Chiediamo al Signore che nell’attesa della sua venuta impariamo a gioire della gioia evangelica. Vieni Dio della gioia! Vieni Signore Gesù!