Nell’ultimo giorno dell’Anno, ci ritroveremo come comunità cristiana, per cantare insieme, al termine della Solenne Celebrazione delle ore 18.00, il Te Deum. Un atto comunitario di fede e ringraziamento al Signore per l’anno che si sta concludendo e per affidare a Lui, alla sua Grazia e Benevolenza il nuovo anno. Insieme al Gloria in excelsis Deo, è l’inno più antico ed è l’espressione che maggiormente simboleggia il sacro. È completamente proteso verso l’alto per rendere lode al Signore e chiedere protezione e salvezza, come se le parole volessero salire per giungere fino al Padre e poi allargarsi e discendere nuovamente verso gli angeli, gli apostoli, i profeti, fino agli uomini, per poi risalire ancora e di nuovo, con tutto l’afflato e la potenza della preghiera e della fede. È un inno che parla di una liturgia celeste che celebrano gli angeli e alla quale partecipano anche gli uomini.
Tuttavia, si tratta di un ringraziamento non rutilante, piuttosto è espressione di un’accettazione paziente della durezza che riserva la vita sulla terra. La vita umana non è nulla se non viene sostenuta dalla misericordia del Signore. Perché tutto è nulla se non c’è la sua pietà, affinché non siamo confusi in eterno.
E proprio con queste parole, infatti, si chiude l’inno.