S. Agata, compatrona della Parrocchia

Cresciuta in una famiglia illustre, sentì presto il desiderio di donarsi a Cristo e a 15 anni ricevette dal vescovo il velo rosso portato dalle vergini consacrate, dedicandosi poi a varie attività nella comunità cristiana. Tra il 250 e il 251 giunge a Catania il proconsole Quinziano per far rispettare l’editto imperiale che chiedeva ai cristiani l’abiura pubblica della loro fede.
Costui, affascinato da Agata, le ordinò di adorare gli dei e al suo secco rifiuto la affidò per un mese alla cortigiana Afrodisia che provò a corromperla senza successo. Agata fu quindi processata.
In carcere fu torturata, le fu strappato il seno, ma nella notte san Pietro la visitò risanandole le ferite. Allora Quinziano la fece porre nuda su cocci di vasi e carboni ardenti, ma un terremoto fece crollare l’edificio seppellendovi i carnefici. Sottoposta al supplizio dei carboni ardenti, secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, il velo che lei portava rimase intatto.
Nel primo anniversario delle morte, una violenta eruzione dell’Etna minacciava di seppellire Catania ma gli abitanti, compresi molti pagani, presero il velo deposto sul suo sepolcro usandolo come scudo contro la lava, che immediatamente si arrestò.

Cosa può dire, oggi, alla nostra Comunità Parrocchiale sant’Agata, compatrona.
La vita di questa santa, vergine e martire, ci ricorda che all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione definitiva.
Cos’è un incontro se non il trovare qualcuno che corrisponde pienamente alle attese del proprio cuore, le soddisfa in modo impensabile e insperato, e perciò ci attrae verso di sé perché vogliamo stare con lui per tutta la vita? La fede più che una dottrina o una decisione morale è un grande amore. Agata incontra Gesù e diventa la scelta della sua vita e lascia tutto per stare con lui.
La fede è adesione a un «Tu» che mi dona speranza e fiducia.
Sant’Agata ha incontrato Gesù se ne è innamorata. In questo amore trovava il suo vanto e la sua grandezza, il senso, lo scopo e il valore della sua vita.
Dov’è, dunque, il segreto della bellezza di sant’Agata?
Nella sua fede: nella fede che Dio l’avrebbe aiutata a superare la prova della morte.
In Lui trovò la forza di resistere al tiranno del suo tempo fino a schernirlo e umiliarlo, perché si sentiva fatta libera solo al pensiero che il suo Signore era morto perché Lei vivesse per sempre. Così con la sua morte ha reso testimonianza al potere che Cristo ha di rendere forti i deboli, per questo è divenuta Martire. Il martirio, infatti, è un atto di fiducia e di amore a Cristo fino al sacrificio della vita, che rende vittoriosi persino sulla morte. Si è fidata di Cristo e ha avuto ragione.
Oggi chi la ricorderebbe più, se non avesse resistito con tutta la sua libertà?
Per questa libertà sostenuta dalla grazia della fede essa è rimasta donna, vera donna: non si è venduta al potere o al piacere ed è divenuta un segno di speranza per tutti coloro che amano il bene e la vera libertà degli uomini e delle donne.