Il mese di ottobre ci sta offrendo l’occasione di rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario. Il mese missionario ci incoraggia a vivere intensamente i vari percorsi pastorali mediante i quali Gesù Cristo ci convoca alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia, per gustare il dono della sua Presenza, formarci alla sua scuola e vivere sempre più consapevolmente uniti a Lui, Maestro e Signore. Egli stesso ci dice: “Chi ama me, sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Solo a partire da questo incontro con l’Amore di Dio, che cambia l’esistenza, possiamo vivere in comunione con Lui e tra noi, e offrire ai fratelli una testimonianza credibile, rendendo ragione della speranza che è in noi.
Una fede adulta, capace di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale, nutrita dalla preghiera, dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio della verità della fede, è condizione per poter promuovere un umanesimo nuovo, fondato sul Vangelo di Gesù.
La comunione ecclesiale nasce dall’incontro con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, nell’annuncio della Chiesa, raggiunge gli uomini e crea comunione con Lui stesso e quindi con il Padre e lo Spirito Santo. Il Cristo stabilisce la nuova relazione tra l’uomo e Dio.
Egli ci rivela che Dio è carità e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore.
Coloro, pertanto, che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani.
La Chiesa diventa comunione a partire dall’Eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino, con il suo sacrificio di amore edifica la Chiesa come suo corpo.
Come il “sì” di Maria, ogni generosa risposta della comunità all’invito divino all’amore dei fratelli susciterà una nuova maternità apostolica ed ecclesiale, che lasciandosi sorprendere dal mistero di Dio amore, il quale donerà fiducia e audacia a nuovi apostoli. Tale risposta renderà tutti i credenti capaci di essere lieti nella speranza nel realizzare il progetto di Dio, che vuole la costituzione di tutto il genere umano nell’unico Popolo di Dio, la sua riunione nell’unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell’unico Tempio dello Spirito Santo.
La vita cristiana e la missione apostolica hanno bisogno che l’attesa, maturata nella preghiera e nella fedeltà quotidiana, ci liberi dal mito dell’efficienza, dalla pretesa di rinchiudere Dio nelle nostre categorie, perché egli viene sempre in modo imprevedibile, in tempi che non sono nostri e in modi che non sono quelli che ci aspettiamo. Noi siamo la sposa che attende nella notte l’arrivo dello sposo, e la parte della futura sposa è l’attesa. Desiderare Dio e rinunciare a tutto il resto: in ciò soltanto consiste la salvezza. Come Simeone, prendiamo in braccio anche noi il Bambino, il Dio della novità e delle sorprese. Accogliendo il Signore, il passato si apre al futuro, il vecchio che è in noi si apre al nuovo che lui suscita. Come cristiani-missionari proclamiamo al mondo la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo e lo facciamo con gioia senza forzatura; sempre con compassione e tenerezza, il modo di essere e di agire di Dio.