Cristo Risorto è il fondamento della nostra Fede

«Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti». Questo è l’annuncio fondamentale che la comunità apostolica ha portato nel mondo ed è il fondamento della nostra fede. Cristo risorto è la nostra felicità, è il fondamento della nostra speranza. Credere nella sua risurrezione non vuol dire accettare una idea, ma vivere in relazione con una persona. È molto diverso. Non dobbiamo ridurre la nostra fede cristiana ad una ideologia, accettando l’idea della risurrezione e discutendo, in teoria, su questa realtà che va al di là delle nostre capacità di comprensione. La fede nella risurrezione significa invece fiducia nella persona di Gesù Cristo, veramente morto per noi, veramente risorto per la nostra salvezza. Egli vive e regna, è vivo adesso ed è Lui che comanda. Noi siamo suoi amici, siamo dalla sua parte e siamo contenti che Egli sia dalla nostra parte. Questa è la nostra beatitudine: accettare il Cristo risorto come garante della nostra vita ci mette nella posizione giusta, ci offre una condizione di serenità, sapendo che è Lui che ci porta ed è Lui che ci aspetta, ci precede e ci accoglie oltre la dimensione di questa vita terrena. Non abbiamo speranza in Cristo soltanto in questa vita; se fosse così – dice l’apostolo – saremmo da commiserare più di tutti gli altri. Allora è molto importante che noi cristiani riconosciamo che la speranza in Cristo va oltre questa vita. Non cerchiamo Gesù per avere qualche beneficio temporale, non cerchiamo da Lui favori, aiuti per poter fare la nostra vita, ma ci fidiamo di Lui, desiderando l’incontro definitivo ed eterno con Lui, sapendo che tutto il nostro agire – le nostre opere, le nostre sofferenze – hanno un senso perché sono orientate a Lui, perché in Lui troveranno pienezza e compimento. Questa è la predicazione degli apostoli. Paolo ha cominciato più di tutti gli altri a portare fuori di Israele questa predicazione e ha fondato tante Chiese sulla base del Cristo risorto. Una delle prime comunità che ha costituito era nella città di Corinto, una comunità vivace, molto attiva e intraprendente. A questa comunità rivolge la prima lettera che contiene molti argomenti, perché quei cristiani, non ancora ben formati, avevano tante incertezze: avevano infatti scritto all’apostolo chiedendogli precisazioni su diversi punti. L’ultimo punto che Paolo affronta è proprio quello della risurrezione. Nella comunità di Corinto c’era qualcuno che metteva in dubbio la risurrezione o, addirittura, la contestava. Secondo la mentalità greca la materia infatti non ha valore, non è importante il corpo.
Noi abbiamo ereditato questa idea dell’anima come una realtà staccata dal corpo tanto che parliamo spesso della immortalità dell’anima come se fosse una realtà a se stante. Nella Scrittura non si parla invece di immortalità dell’anima e neanche nel Credo cristiano. Diciamo di credere “la risurrezione della carne”.
È diverso; crediamo cioè nella nuova creazione di tutta la nostra persona. Non si tratta di salvarsi l’anima e di conservarla libera perché tanto è immortale, ma si tratta di orientare tutta la vita, quella fatta con la nostra carne, con tutti i nostri sentimenti, con tutte le azioni, con tutte le esperienze, le realtà di relazioni personali che abbiamo vissuto. Tutto questo è destinato alla risurrezione, perché Dio valorizza la nostra storia, la nostra corporeità, la nostra vicenda con tutto ciò che abbiamo fatto nel corpo.
Molti nella comunità di Corinto avevano accettato questo messaggio, anche se nuovo e strano, qualcuno però lo contestava. A questo punto l’apostolo si rivolge proprio a loro dicendo: “Come possono dire alcuni tra voi che non c’è risurrezione dei morti? Se escludiamo questo discorso, allora dobbiamo dire che
neanche Cristo è risorto! – è un ragionamento logico quello dell’apostolo – ma se Cristo non è risorto, è tutto vano!”. Vuol dire che questo è un elemento fondamentale: senza questo, tutto il resto crolla!
Non ci sono buone abitudini e devozioni varie che tengano, niente ci salva: se Cristo non è risorto, siamo tutti perduti, è tutto sprecato, la vita non ha senso. Per fortuna, invece, Cristo è risorto.
Questo è ciò che garantisce la nostra vita, ci dà forza nelle nostre sofferenze, è la luce che filtra anche solo per un filo nell’oscurità di certi momenti della nostra esistenza. Sappiamo che non è tutto qui, sappiamo che la nostra fede è valida, è solida, perché aderisce a Cristo. Ma fede non significa capire tutto, anzi! Il contrario di fede non è dubbio; il contrario di fede è la presunzione della scienza di chi si illude di capire. La fede è fiducia, l’atteggiamento di fede è quello del bambino in braccio alla mamma che si lascia portare e non capisce niente, ma si fida, sa di essere in buone mani, ed è contento perché è con una persona che lo ama. Questa è la nostra fede: come bambini in braccio alla persona che ci ama di più. Non capiamo, non spieghiamo, ma ci fidiamo! Abbiamo fiducia in Lui, non nelle nostre idee, perché – attenzione – diciamo di non capire finché ci fa comodo, dopodiché abbiamo la presunzione di capire tutto il resto e di spiegare una infinità di cose. Abbiamo molte volte la presunzione di sapere e di dare anche consigli al Padreterno.
È bene invece riconoscere che non sappiamo, che non capiamo, che non riusciamo a spiegare fino in fondo, perciò ci fidiamo e ci fidiamo di una persona: Gesù Cristo che è veramente risorto dai morti.
Siamo nelle sue mani, adesso e nell’eternità, e possiamo affrontare il futuro, possiamo affrontare anche la morte, sapendo che siamo in buone mani.