Restiamo saldi nel Signore perché in Lui la fatica non è vana

«Fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili progredendo sempre più nell’opera del Signore».
L’apostolo ci invita ad essere persone salde che non si lasciano smuovere dall’impegno di progredire nell’opera del Signore, sapendo che la nostra fatica non è vana nel Signore.
La fatica più grande della nostra vita è diventare buoni. Sembra un discorso da bambini e invece è un discorso che vale per noi grandi. Correggere il nostro istinto cattivo, modificare quel cuore maligno che c’è ancora in noi e che si manifesta nelle parole cattive, migliorare il nostro atteggiamento sbagliato è una grande fatica … che però non è vana nel Signore. Se lasciamo che il Signore lavori in noi, il cuore si trasforma e diventa buono, veramente buono, capace di affrontare ogni situazione difficile rispondendo sempre al male con il bene. Non è questione solo di una impostazione moralistica; è soprattutto una questione di fede, cioè di fiducia nel Signore Gesù e nell’attesa del compimento in Lui. Non si tratta di correggere un po’ di modi di fare, quasi come un galateo del buon comportamento – imparare regole di buona educazione per fare bella figura – è una questione di fondo: è questione del tesoro che ci sta a cuore, e questo tesoro è il Signore Gesù. È Lui che desideriamo incontrare e raggiungere come il Maestro da imitare. «Ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro» e noi vogliamo essere discepoli ben preparati, che si preparano, che faticano, che resistono per essere come il nostro Maestro, per raggiungerlo nella pienezza della vita. Tutti saremo trasformati.
L’apostolo annuncia questo evento che trasformerà la nostra vita. È Gesù che ha trasformato tutto, ma noi non siamo ancora trasformati completamente, lo saremo un giorno «quando il nostro corpo corruttibile si vestirà di incorruttibilità e il nostro corpo che adesso è mortale si rivestirà dell’immortalità divina».
E quando noi saremo trasformati e il nostro corpo psichico (animale, quello di adesso) diventerà il corpo spirituale nella nuova creazione che Dio prepara, allora si compirà il progetto di Dio, la promessa che il Signore ha fatto attraverso le Scritture: «La morte è stata inghiottita per la vittoria», come ha detto un poema apocalittico inserito nel libro di Isaia. La vittoria sarà quella del bene, sarà Dio – che è Amore – a vincere l’abisso del peccato, del male, della morte. Allora la morte perderà ogni efficacia, non avrà più nessuna vittoria … anche se adesso nel nostro mondo, purtroppo, riconosciamo come il peccato e la morte continuino a regnare e a schiacciare, ma non sono i più forti. Noi crediamo in Colui che ha vinto il peccato e la morte e ha superato questa forza negativa. Anche se c’è nel mondo emerge la potenza del male, la violenza della morte, la negatività di queste strutture politiche, riconosciamo che il bene, che l’amore, che Dio è più forte. “Fratelli carissimi, rimanete saldi e irremovibili, non pensate mai di risponder al male con il male, di vincere la violenza con la violenza, progrediamo sempre più nell’opera del Signore, riconoscendo che la nostra fatica non è vana”. Abbiamo davanti l’eternità e l’eternità è di Dio e il giudice è Lui.
La prospettiva buona è quella dell’amore, dell’accoglienza, del rispetto. Ogni azione buona porta frutto e nell’eternità sarà la nostra meraviglia, la nostra ricchezza. Non spaventiamoci, non lasciamoci angosciare dalla violenza del male, riconosciamo che è male, impariamo a distinguerlo e a rifiutarlo. Lo vediamo drammaticamente nelle scelte di altri … noi non vogliamo fare così! Proprio vedendo il male che trionfa, noi aderiamo ancora di più alla scelta di bene, «rendiamo grazie a Dio che ci dà la vittoria, per mezzo di Gesù Cristo». È Lui che ha trasformato la nostra vita, è lui che trasformerà il nostro corpo.
Vogliamo essere alberi che fanno frutti buoni, non rovi spinosi. Vogliamo essere alberi che producono frutto in tutte le stagioni della loro vita, anche nella vecchiaia: fino all’ultimo, in ogni situazione possiamo fare del bene. È questo il senso della nostra vita, perché abbiamo una meta, perché sappiamo dove andare, perché crediamo nella risurrezione, perché desideriamo incontrare il Signore della vita e dell’amore.
E allora rimaniamo saldi e irremovibili, sapendo che la fatica per essere buoni non è vana nel Signore, e avremo il suo premio e la sua ricompensa. Facciamo il bene sempre, comunque, facciamolo con entusiasmo e con gioia … sarà la nostra beatitudine eterna.