Nel momento della festa il popolo e i discepoli acclamano Gesù con entusiasmo; nel momento della difficoltà invece lo abbandonano. E Pietro, il primo dei discepoli, è l’esempio negativo che ci rappresenta. È lui che tenta di seguire il Signore durante il suo processo, ma poi ha paura e si tira indietro e cerca di salvarsi la pelle … così diverso da Gesù che invece dona generosamente la vita. E dopo che per tre volte proprio il discepolo che si era così impegnato con Gesù ha detto di non conoscerlo nemmeno, «il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro» e Pietro si ricordò e si pentì: capì la propria debolezza e il proprio sbaglio. «Uscito fuori pianse amaramente». È importante quello sguardo di Gesù su Pietro, è uno sguardo di amico che vuole bene, e tuttavia è uno sguardo che rimprovera. Sappiamo la potenza dello sguardo … una persona cara che ci guarda in un certo modo ci fa capire che abbiamo sbagliato, ci fa comprendere quanto abbiamo sbagliato.
Ed è proprio la sguardo del Signore su ciascuno di noi che dovrebbe farci piangere.
Sentiamo rivolto a noi quello sguardo buono e nello stesso tempo severo, con cui il Signore ci rimprovera i nostri tradimenti, le nostre debolezze, i nostri abbandoni. Glielo aveva detto durante la cena, ripetendo due volte il suo nome proprio in tono di dolce rimprovero: “Simone Simone … satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, il nemico vi fa ballare nel vaglio come fa il contadino con il grano per separarlo dalla pula e voi rischiate di essere pula, scarto che viene portato via dal vento, leggeri e inconsistenti”. Anche noi, di fronte alla prova voliamo via senza resistere.
Ma il Signore promette: «Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli». Il Signore continua a pregare per noi, è sempre vivo a intercedere in nostro favore. Allora ci affidano alla sua intercessione misericordiosa perché continui ad offrire la sua vita per la nostra salvezza, per noi discepoli che lo rinneghiamo, perché il suo sguardo riaccenda in noi il desiderio di seguirlo.
Lo accompagniamo con rami di palma e di olivo: sono segni di vittoria, sono simboli di pace.
Chiediamo al Signore che faccia pace nei nostri cuori, come gli chiediamo che faccia pace sulla terra, liberando le popolazioni oppresse dal dramma della guerra. Ma gli chiediamo anche che liberi i nostri cuori da ogni astio, rancore, inimicizia, desiderio di vendetta.
Sentiamo lo sguardo di Gesù su di noi, sentiamoci guardati con amore e con rimprovero.
Sentiamo che quello sguardo mette a nudo le nostre cattiverie più profonde, e allora lasciamoci convertire da quello sguardo buono che dà la vita per noi.
Riusciamo a piangere amaramente sui nostri peccati … se ci riusciamo siamo liberati, siamo veramente trasformati da quella storia d’amore che celebriamo con la nostra fede. Non venga meno la nostra fede e, una volta ravveduti, possiamo essere di conforto per i nostri fratelli. Chiediamo al Signore che ci renda davvero discepoli che ascoltano e mettano in pratica il suo esempio di amore.