Giovedì 28 Agosto celebriamo la festa di Sant’Agostino. Era un giovane molto superbo, aveva una grande ambizione, voleva essere il primo. Era un uomo molto intelligente, il primo della classe. Aveva studiato retorica ed era diventato un eccellente oratore; aveva lasciato il suo paesino in Nord Africa – oggi si trova in Tunisia – ed era andato a Cartagine, che era una grande città, ma non gli bastava. Si era trasferito da Cartagine a Roma per diventare – noi oggi diremmo – un professore universitario di retorica; e grazie ad alcune raccomandazioni era arrivato addirittura alla corte imperiale che allora risiedeva a Milano.
Il giovane Agostino, anche se aveva una mamma cristiana, non era stato battezzato e non condivideva assolutamente il messaggio evangelico. Aveva letto la Bibbia – da giovane superbo, letterato arrogante – l’aveva trovata bruttissima e l’aveva lasciata perdere. A Milano fu invitato come retore di corte, cioè colui che doveva fare i grandi discorsi davanti all’imperatore. Cercava il primo posto, voleva essere il più importante, si sentiva il più grande, cercava l’onore per sé. Aveva la mala pianta dell’orgoglio radicata nel cuore e si stava rovinando la vita. Ascoltando i discorsi del vescovo Ambrogio si sentì toccare il cuore. C’era andato con malizia, perché voleva smontare i discorsi di Ambrogio, convinto di essere più bravo, più intelligente … invece Dio colse quella occasione per parlare al suo cuore; e Agostino – trentenne, all’apice della carriera, uomo importante – entrò in crisi, visse una crisi esistenziale, sentì l’amarezza della sua vita, ebbe l’impressione che tutto gli crollasse intorno. Noi oggi parleremmo di depressione … un uomo così riuscito, in realtà era un fallito e se ne rendeva conto. Entrò in se stesso, riprese in mano le Scritture, cominciò a leggere la Bibbia, illuminato dalle parole di Sant’Ambrogio la lesse con altri occhi, la trovò interessante e attraverso quelle parole il Signore gli cambiò il cuore. Quell’uomo superbo, che cercava il primo posto, divenne umile, si abbassò, andò a scuola da Ambrogio, si fece catecumeno, andò a catechismo per imparare a vivere da cristiano, ricevette il battesimo. Aveva 33 anni. Il battesimo per lui segnò l’inizio di una vita nuova: mise punto, andò a capo, girò pagina. Si mise all’ultimo posto, lasciò perdere tutto, abbandonò il posto di prestigio, decise di ritornare in Africa. Si imbarcò a Ostia e tornò nel suo villaggio d’origine a vivere nascostamente per studiare la Parola di Dio, per pregare. Essendosi messo all’ultimo posto, fuori da tutto, senza contare più niente, allora il Signore lo andò a cercare e gli disse: “Amico, sali più in alto”.
Gli chiesero di fare il prete, perché ne avevano bisogno e accettò senza essere andato a cercare l’incarico; poi gli chiesero di fare il vescovo della piccola cittadina di Ippona. Non era un onore o un prestigio, non era carriera, era un servizio. La diocesi era piccola, il paese poco popoloso, la gente semplice. Agostino per più di trent’anni fu il vescovo di quella comunità e servì la Parola di Dio. L’aveva studiata lui, la comunicò agli altri, umilmente. Era salito in alto! Era salito davvero, perché non faceva più le cose per sé, me le aveva fatte per gli altri, per la gente. Aveva utilizzato tutta quella retorica studiata da giovane per formare la gente semplice. Fece una grande carriera, da uomo semplice, vescovo di un paesino sperduto della Tunisia. Eppure oggi noi continuiamo a parlare di lui ed è molto famoso, proprio perché si è fatto umile. Se fosse rimasto al suo posto di retore della corte a Milano, sarebbe scomparso, nessuno più ricorderebbe nemmeno il suo nome, come non conosciamo nessun altro dei suoi colleghi. Eppure in quel tempo c’erano tante persone importanti che emergevano: il nome dell’imperatore Valentiniano III vi dice qualcosa? Assolutamente niente. La sua orgogliosa madre che comandava con tanta prepotenza, la conoscete? No. Tutte persone che han cercato il primo posto, ce l’avevano, e sono rimasti insignificanti, spariti dalla storia, non hanno lasciato traccia, anche se erano grandi e potenti. Agostino, invece, essendosi fatto piccolo, avendo preso l’ultimo posto è diventato grande, è stato esaltato, ha saputo trasmettere, ha comunicato davvero qualche cosa di grande; e noi continuiamo a leggere le sue opere e ammiriamo la sua vita e lo ricordiamo come un esempio. Anche noi vogliamo fare così: accettiamo umilmente di stare al nostro posto e di fare bene quello che dobbiamo fare, facendo del nostro meglio lì dove siamo con umiltà … e saremo beati se anche nessuno ci ricambia, perché la beatitudine è essere con il Signore; e troviamo il Signore all’ultimo posto con gli umili, con i poveri, coi semplici, perché il Signore ama la semplicità e noi vogliamo stare dalla sua parte.