L’avidità del denaro è radice di ogni male

«Tu uomo di Dio evita queste cose». Così le parole che l’apostolo Paolo indirizza al discepolo Timoteo. Ma fa riferimento a ciò che ha detto poco prima: che cosa deve evitare un uomo di Dio? Poco prima l’apostolo ha detto: «L’avidità del denaro è la radice di tutti i mali. Presi da questo desiderio alcuni hanno deviato nella via della fede e si sono procurati molti tormenti. Tu, uomo di Dio, fuggi queste cose». Queste cose da fuggire sono l’avidità del denaro, la voglia di possedere, l’attaccamento ai beni terreni ed è questo – dice l’apostolo – che costituisce la radice di tutti i mali. Non è questione l’essere ricchi, il problema è voler avere di più, è la bramosia, la voglia di possedere, di dominare e di tenere. Quando c’è questa voglia di fondo tutto il resto diventa meno importante. È possibile che anche persone di fede, uomini di Dio, siano presi dall’avidità del denaro… è possibile che anche noi abbiamo questa radice; perciò, l’apostolo ci invita a combattere «la buona battaglia della fede». Non adopera proprio il termine battaglia intesa come linguaggio militare, adopera piuttosto il linguaggio sportivo, sarebbe come dire: “Impegnati in questa bella gara”.
La nostra vita spirituale è una gara, un agone sportivo, un impegno che chiede allenamento, esige lavoro, esercizio, costanza per combattere quella radice di peccato che può rovinare la nostra vita. La parabola che Gesù presenta mostra come quel ricco, che vestiva di porpora e di lino finissimo e mangiava in modo abbondante senza occuparsi di altro, alla fine si trova nel tormento di una fiamma che lo consuma e desidera una goccia d’acqua … lui che aveva negato le briciole al povero Lazzaro. C’è una contrapposizione dolorosa fra il prima e il dopo, c’è un cambiamento drastico! Infatti, colui che prima desiderava le briciole alla fine si trova seduto alla destra del capofamiglia e viene consolato; invece, quello che mangiava a crepapelle alla fine manca di una goccia di acqua e non la ottiene e non la può ottenere … ha perso tutto, si è rovinato con la sua avidità, per sempre.
È un esempio che il Signore ci propone ed è la strada che l’apostolo ci insegna a percorrere: “Combatti la buona battaglia della fede, impegnati in questa bella gara della tua vita a combattere quei desideri cattivi che sono presenti nel tuo cuore”.
E come si combatte l’avidità? Con la generosità. Chi ha voglia di tenere, combatte contro di sé impegnandosi a dare. È questo il combattimento buono: andare contro quell’istinto cattivo che ci può portare in tante direzioni – ma in questo momento riflettiamo solo su un aspetto – e l’avidità fa parte un po’ di tutti i cuori, perché è uno dei vizi capitali, è una radice di peccato.
La voglia di prendere e la brama di tenere impedisce di vedere il resto, impedisce di amare i fratelli, perché attira tutto a sé e trattiene; è pertanto una fonte di rovina, perché ci si illude che le cose, i possedimenti, le ricchezze diano pienezza di vita e invece la svuotano, rovinano la vita e nell’eternità portano alla catastrofe completa.
Il Signore Gesù ci mette davanti una scena di inferno, con uno che non pensava mai più di andarci e, quando ci si trova, resta sgomento! Glielo avevano detto Mosè e i profeti che c’è il rischio di rovinarsi, ma non li aveva presi sul serio. Noi che siamo saggi, uomini e donne di Dio, evitiamo queste cose! L’apostolo conclude ancora invitando il discepolo Timoteo, che è stato lasciato come pastore della Chiesa: “Raccomanda ai ricchi di non insuperbirsi, di non illudersi, di non porre, cioè, le loro speranze nei beni della terra che sono transitori e non danno sicurezza. Raccomanda a tutti di arricchire in opere buone”. Ecco, questo è il desiderio che dobbiamo coltivare: arricchiamo in generosità; diventiamo ricchi di gesti buoni, di attenzioni, di generosità. Questa è la vera ricchezza che ci fa attenti agli altri, soddisfa la vita adesso e la rende bella nell’eternità. Siamo saggi, evitiamo quella radice di ogni male che è l’avidità del denaro, arricchiamo in opere buone.