Dio è una comunità che vive in armonia e concordia

Gesù ci ha rivelato Dio come armonia e concordia. Il Dio che ha fatto conoscere Gesù è una comunità di persone che si amano in armonia e concordia. Questa comunità divina è all’origine di tutto il creato, della nostra umanità, della storia di ciascuno di noi. La nostra origine è la Trinità divina, una comunità di persone che vivono in armonia e concordia, per questo sentiamo dentro di noi il desiderio e la nostalgia di questa concordia profonda. Siamo stati creati a immagine della Trinità, dove ogni cosa è in comune. Gesù lo ha detto ai suoi discepoli: «Tutto quello che il Padre possiede è mio, e tutto quello che mio lo Spirito Santo lo darà a voi». Sappiamo bene nella nostra esperienza umana come le relazioni siano anche segnate dal possesso. Proprio parafrasando queste parole di Gesù si adopera talvolta un modo di dire con cui si afferma: “Quello che mio e mio, quello che è tuo è mio”; perché c’è dentro di noi il desiderio di prendere anche quello dell’altro e di tenere ben stretto quello che è nostro. Questo è il peccato: tenere per sé e voler prendere quello dell’altro. Questo è ciò che rovina – nel piccolo e nel grande – la nostra vita. È all’origine delle liti e delle guerre, delle inimicizie e delle contese. È il peccato che rompe l’armonia e la concordia. Questo nella Trinità non c’è … ce lo abbiamo aggiunto noi. Per quello che viene da Dio il mondo è bello, armonico e concorde, per quello che abbiamo aggiunto noi le cose sono storte e rovinate.
Ciò che va male nel mondo è responsabilità nostra, perché ci siamo allontanati da quello stile divino che ha creato il mondo. Allora ricuperiamo sempre – nella fede e nella lode – quella origine armonica e concorde da cui deriviamo e a cui tendiamo. Mettere in comune la nostra vita è uno stile divino, fare di sé un dono e comunicare ad altri quello che abbiamo: non tenere come mio ciò che mi appartiene ma condividerlo. Non è una questione solo economica, è soprattutto una questione di relazione, di amicizia, di condivisione dei sentimenti, della stima, del tempo, dell’impegno, dell’affetto. Mettere in comune, collaborare, creare belle relazione è lo stile cristiano!
Purtroppo ci accorgiamo che non sempre è così, ma quando non è così è perché sbagliamo, perché roviniamo l’opera della Trinità. Quando siamo a immagine della concordia divina siamo persone capaci di belle relazioni. Non c’è bisogno di spiegare che cosa siano le belle relazioni, lo sappiamo per esperienza: ce ne sono alcune molto belle e ce ne sono altre brutte. Anche nel gruppo di amici ci sono dei momenti belli di persone che si vogliono bene, affiatati fra di loro, e ci sono anche nei nostri gruppi di amici tensioni, invidie, gelosie, ripicche, maldicenze. Quando c’è questo, ci accorgiamo che non si vive bene. Gesù ci ha rivelato un Dio che è armonia e concordia … se accogliamo Lui diventiamo così, non esseri isolati, ma persone in relazione, persone che sanno costruire belle relazioni di armonia e di concordia. Dove c’è questa bellezza delle relazioni buone c’è Dio, c’è la rivelazione della Trinità e il Signore desidera fare di tutti i nostri ambienti esperienza di questa armonia e concordia divina. Lodiamo il Signore perché è così e gli diciamo tutto il nostro desiderio di essere così anche noi, gli diciamo il desiderio che la nostra vita sia fatta a immagine della Trinità e le nostre relazioni siano segnate dall’armonia e dalla concordia.

Ss. Trinità (2)

Dio è un dono, non di cose, ma di persone; Dio dona se stesso ed è entrato nel mondo per amore e ha creato il mondo per amore. Gli scienziati hanno introdotto il concetto di big bang: una grande esplosione iniziale che ha dato inizio al cosmo intero. Noi possiamo dire che quel big bang iniziale fu l’amore di Dio. La Trinità esiste da sempre: il Padre, il Figlio e lo Spirito sono una comunità eterna, perfetta, piena, realizzata in sé: non hanno bisogno di nulla e di nessuno … ma l’amore vero è diffusivo di se stesso e l’amore divino è esploso nella creazione dell’universo. In tutto quello che noi possiamo osservare nel creato, in tutto l’ordine cosmico c’è l’amore di Dio Trinità. Tutto è stato fatto per amore, e viene retto dall’amore di Dio. Dio non ha avviato la macchina del mondo per lasciarla a sé, ma vi è entrato dentro, coinvolgendosi con l’umanità.
Ma chi glielo ha fatto fare di mettersi in una storia del genere con gente come noi? L’amore.

Ss. Trinità (1)

Con la Pentecoste si è concluso il tempo pasquale.
I discepoli sono stati scaraventati fuori dal Cenacolo dallo Spirito Santo e in questa fuoriuscita si è ripreso il tempo ordinario.
La quotidianità dei discepoli ma anche di ciascuno di noi.
Eppure in queste domeniche successive a quella di Pentecoste, faremo delle soste significative e la prima fra tutte è questa domenica in cui ricordiamo la Santissima Trinità. Dovremmo dire, anche se forse magari non siamo molto delicati, che chi ci capisce è bravo. Spiegare la Trinità è qualcosa quasi di impossibile. Esattamente come quando uno ama qualcun altro: tu puoi spiegare all’infinito che cos’è l’amore, ma se lo vivi lo si capisce, lo capisci da dentro. E la stessa cosa è valida per Dio. Possiamo sprecare fiumi di parole, fiumi di inchiostro, fiumi di libri per spiegare che cosa sia la Trinità, ma di Dio si capisce qualcosa soltanto quando lo si sperimenta dentro la propria vita. Eppure c’è una verità che rimane come una stella polare per ciascuna di noi. La verità è che Dio non è un infinita solitudine ma è un’infinita compagnia. Per noi che pensiamo che essere felici significa bastare a se stessi, dire che Dio è Trinità significa dire che Dio pur essendo l’essere più grande, più infinito, più onnipotente che riempie tutto l’universo, trova la sua pienezza nella relazione: è Padre, Figlio e Spirito Santo. Allora ogni qualvolta che noi vogliamo puntare in alto, vogliamo puntare alla perfezione, vogliamo puntare alla felicità non possiamo mai farlo senza l’altro, non possiamo mai escludere gli altri dalle categorie della nostra gioia, della nostra realizzazione.
Ogni qualvolta tagliamo i rapporti intorno a noi, pensando che bastare a se stessi ci rende felice, semplicemente ci stiamo proteggendo, perché abbiamo paura di soffrire, abbiamo paura di metterci in gioco o semplicemente perché siamo pigri.
Dio Trinità ci spinge invece a prendere sul serio i rapporti perché se qualcosa la vogliamo capire di Dio questo lo capiamo soltanto nell’amore e l’amore è sempre qualcosa che ci mette in relazione con qualcun altro. Soltanto così allora capiremo questo mistero insondabile di una Trinità che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Soltanto così, come dice il Vangelo, lo Spirito Santo man mano ci prenderà per mano e ci porterà attraverso questi sentieri relazionali perché proprio quando lasciamo la solitudine dell’io e andiamo incontro al tu, lì forse intuiamo qualcosa di Dio.

Trinità: Dio è legame, comunione e abbraccio (2)

Il Figlio non è stato mandato per giudicare.
«Io non giudico!» Che parola dirompente, da ripetere alla nostra fede paurosa settanta volte sette! Io non giudico, né per sentenze di condanna e neppure per verdetti di assoluzione. Posso pesare i monti con la stadera e il mare con il cavo della mano, ma l’uomo non lo peso e non lo misuro, non preparo né bilance, né tribunali. Io non giudico, io salvo. Salvezza, parola enorme. Salvare vuol dire nutrire di pienezza e poi conservare. Dio conserva: questo mondo e me, ogni pensiero buono, ogni generosa fatica, ogni dolorosa pazienza; neppure un capello del vostro capo andrà perduto, neanche un filo d’erba, neanche un filo di bellezza scomparirà nel nulla. Il mondo è salvo perché amato. I cristiani non sono quelli che amano Dio, sono quelli che credono che Dio li ama, che ha pronunciato il suo ‘sì’ al mondo, prima che il mondo dica ‘sì’ a lui.
Festa della Trinità: annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci ha raggiunto, e libera e fa alzare in volo una pulsione d’amore.

La Trinità è sorgente di sapienza del vivere

Memoria emozionante della Trinità, dove il racconto di Dio diventa racconto dell’uomo. Dio non è in se stesso solitudine: esistere è coesistere, per Dio prima, e poi anche per l’essere umano. Vivere è convivere, nei cieli prima, e poi sulla terra. I dogmi allora fioriscono in un concentrato d’indicazioni vitali, di sapienza del vivere. Quando Gesù ha raccontato il mistero di Dio, ha scelto nomi di casa, di famiglia: abbà, padre…
figlio, nomi che abbracciano, che si abbracciano. Spirito, è un termine che avvolge e lega insieme ogni cosa come libero respiro di Dio, e mi assicura che ogni vita prende a respirare bene, allarga le sue ali, vive quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata da altre vite. Abbà, Figlio e Spirito ci consegnano il segreto per ritornare pienamente umani: in principio a tutto c’è un legame, ed è un legame d’amore

Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non capisco, eppure liberante perché mi assicura che Dio non è in se stesso solitudine, che l’oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d’amore. C’è in Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio.
L’essenza di Dio è comunione.
Il dogma della Trinità non è una teoria dove si cerca di far coincidere il Tre e l’Uno, ma è sorgente di sapienza del vivere. E se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l’uomo.
Aveva detto in principio: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza».
Non solo a immagine di Dio: molto di più! L’uomo è fatto a somiglianza della Trinità.
Ad immagine e somiglianza della comunione, di un legame d’amore, mistero di singolare e plurale. In principio a tutto, per Dio e per me, c’è la relazione. In principio a tutto qualcosa che mi lega a qualcuno, a molti. Così è per tutte le cose, tutto è in comunione. Perfino i nomi che Gesù sceglie per raccontare il volto di Dio sono nomi che contengono legami: Padre e Figlio sono nomi che abbracciano e stringono legami. Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, quando so accogliere e sono accolto, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione di comunione. La festa della Trinità è specchio del senso ultimo dell’universo.
Davanti alla Trinità mi sento piccolo ma abbracciato, come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome comunione.

Trinità: Dio è legame, comunione abbraccio

I nomi di Dio sul monte Sinai sono uno più bello dell’altro: il misericordioso e pietoso, il lento all’ira, il ricco di grazia e di fedeltà. Mosè è salito con fatica, due tavole di pietra in mano, e Dio sconcerta lui, scrivendo su quella rigida pietra parole di tenerezza e di bontà.
Che giungono fino a Nicodemo, a quella sera di rinascite. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Siamo al versetto centrale del Vangelo di Giovanni, a uno stupore che rinasce ogni volta davanti a parole buone come il miele, tonificanti: Dio ha tanto amato il mondo… e la notte di Nicodemo, e le nostre, s’illuminano.
Gesù sta dicendo al fariseo pauroso: il nome di Dio non è amore, è “tanto amore”, lui è “il molto-amante”. Dio altro non fa che, in eterno, considerare il mondo, ogni carne, più importanti di se stesso. Per acquistare me, ha perduto se stesso. Follia della croce. Pazzia di venerdì santo.
Ma per noi rinascita: ogni essere nasce e rinasce dal cuore di chi lo ama.
Proviamo a gustare la bellezza di questi verbi al passato: Dio ha amato, il Figlio è dato.
Dicono non una speranza (Dio ti amerà, se tu…), ma un fatto sicuro e acquisito: Dio è già qui, ha intriso di sé il mondo, e il mondo ne è imbevuto. Lasciamo che i pensieri assorbano questa verità bellissima: Dio è già venuto, è nel mondo, qui, adesso, con molto amore. E ripeterci queste parole ad ogni risveglio, ad ogni difficoltà, ogni volta che siamo sfiduciati e si fa buio.

Santissima Trinità (3)

La Chiesa tuttavia, considerò l’opportunità di stabilire una festa al fine di celebrare solennemente questo mistero trinitario, superiore a tutti gli altri e da quale tutti derivano. 
“Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana.
È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina” (CCC 234). In effetti, nel mistero della Santa e Beata Trinità è compresa la creazione (Dio Padre), la redenzione (Dio Figlio), la santificazione del mondo (Dio Spirito Santo), anche se tutto ciò non può che apparire sconcertanti e incomprensibile all’intelletto umano.”
La Trinità non è solo un mistero da contemplare, ma una verità da vivere consapevolmente ogni giorno. La giornata del cristiano, infatti, inizia tracciamo su di noi il segno della croce: «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»; e si conclude sigillata dallo stesso segno e dalle stesse parole.

Santissima Trinità (2)

Né la forza della nostra ragione, né la religione dell’antico Israele con i suoi maestri e profeti ha potuto arrivare a questa conoscenza di Dio che ci è rivelata in Gesù Cristo.
Davanti a tale mistero possiamo solo piegare il capo – a volte troppo altero – e dire: credo tutto ciò che Gesù ha detto; niente è più vero della sua parola. Una antica preghiera della Chiesa, che assai opportunamente il popolo fedele dovrebbe riscoprire pregava così:  “Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distintamente, Padre e Figlio e Spirito Santo …”
Nel Vangelo, come ha scritto il papa emerito Benedetto nel suo libro Gesù di Nazareth, l’esistenza di Dio trino comprende un arco che si estende dall’inizio della vita pubblica fino alla fine; dal Battesimo, quando si è udita la voce del Padre che indica in Gesù il Figlio, accompagnata dalla presenza dello Spirito che appare in forma di colomba, fino al mandato missionario di Cristo risorto ai suoi apostoli: “fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo

Santissima Trinità (1)

La festa della Santissima Trinità che la Chiesa celebra a conclusione del tempo pasquale, ci introduce nel più grande dei misteri: Dio è uno e trino: cioè tre Persone e un solo Dio. 
E’ la sintesi dell’itinerario spirituale dopo aver ricordato il mistero della Risurrezione e l’evento prodigioso della Ascensione al Cielo del Signore Gesù e sul mistero della Pentecoste.
La festa della Santissima Trinità introduce il popolo cristiano e ogni battezzato nella vita intima di Dio, che solo possiamo accolgiere nella rivelazione e nella umiltà e nell’audacia della fede. Ricoda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati” (CCC 237). La fede non è primariamente azione umana, ma dono gratuito di Dio, che si radica nella sua fedeltà, nel suo «sì», che ci fa comprendere come vivere la nostra esistenza amando Lui e i fratelli.
Scrive ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. Soltanto Dio può darcene la conoscenza rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo”.

La Santissima Trinità

Questa solennità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste e propone uno sguardo alla realtà di Dio amore e al mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati»

In questa domenica contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù.
Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore.
Tutto proviene dall’ amore, tende all’ amore, e si muove spinto dall’ amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’ Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). Usando un’ analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».