Il viaggio, sintesi della vita cristiana (3)

A volte, tutto quel che ci serve è abitare la vita in un altro modo. È semplicemente camminare con un altro passo sulle strade che già ogni giorno percorriamo. È aprire la finestra quotidiana, ma lentamente, nella consapevolezza che la stiamo aprendo. È reimparare un’altra qualità per una quotidianità forse troppo abbandonata alla routine e ai suoi automatismi.
È, in fondo, assaporare il gusto delle cose più semplici. Possiamo fare un viaggio indimenticabile, rapiti dal sapore dell’istante presente, dalla contemplazione del paesaggio che ci è più vicino, dalla saggezza di una conversazione, dal silenzio di un libro che già abbiamo tra le mani.
Pensiamo a quanto scrisse Marcel Proust: «Non ci sono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo tanto pienamente vissuti come quelli che abbiamo passato con un libro prediletto».
Che sfida, questa nozione di “giorni pienamente vissuti”, e come ci è necessario avvicinarci a essa! «Passiamo all’altra riva». I viaggi non sono solo esteriori. Non è semplicemente nella cartografia del mondo che l’uomo viaggia. Fare uno spostamento comporta un cambio di posizione, una maturazione dello sguardo, apertura al nuovo, un adattamento a realtà e linguaggi, un confronto, un dialogo, inquietante o incantato, che necessariamente lascia impressioni molto profonde. L’esperienza del viaggio è esperienza della frontiera e di nuovi spazi, di cui l’uomo ha bisogno per essere sé stesso. «Passiamo all’altra riva».

Per vivere un’estate cristiana

Per vivere un’estate cristiana

1.    Un cristiano in estate non nasconde la propria fede come si lascia nell’armadio i capi invernali. Il battezzato è sempre cristiano e, quindi, la nostra comunione con Cristo deve essere consapevole e costante.
2.    La vita cristiana non consiste solo nell’ “essere buoni”, ma nel porre al centro della propria esistenza, al cento per cento, solo Dio. Per questo motivo, il tempo dell’estate è il momento giusto per ricordare Dio ed esse il volto vivo della sua presenza. La fretta è nemica della carità silenziosa.
3.    Senza la preghiera, un cristiano, è un mulino paralizzato. Molti dei nostri fallimenti e abbandoni sono causati dalla interruzione della “linea telefonica” con il Signore. La preghiera ci rende forti, ci chiarisce, ci fa riflettere e aiuta a compiere la volontà del Padre.
4.    L’Eucaristia (oltre al precetto festivo) è una necessità fisica e spirituale. Se con l’eucarestia riusciamo a condurre una vita relativamente cristiana senza di essa siamo burattini del mondo. Siamo in balia del solo alimento materiale che il mondo ci offre.
5.    In estate cerchiamo il sole. Il culto del corpo non può essere superiore alla adorazione di Dio. Lui è davvero l’unico Sole di giustizia.
6.    “Dimmi quello che leggi e ti dirò come pensi.” Un cristiano deve nutrirsi con le parole della speranza! Un buon libro, scelto con criteri cristiani, sarà garanzia di giusto modo di pensare e di una coscienza chiara.
7.    Dio ha posto la Creazione a disposizione del nostro godimento e della nostra gioia. La nostra terra è soggetta a costanti alterazioni degrado frutto del desiderio sfrenato di sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo. Dobbiamo assolutamente rispettare l’ambiente che ci consente di godere del riposo e di tante cose buone che il Signore ci offre. Occorrono secoli per ripopolare la terra, e ore per incendiarla.
8.    La bellezza, l’arte, la musica … ci possono elevare all’incontro e al godimento personale di Dio. Un santuario è una porta aperta alla fede. Maria Vergine è una mano che ci sospinge verso il Signore. La grandezza di un tempio è un anticipo della gloria che ci attende in paradiso. Godiamo davvero di ogni traccia che ha lasciato l’uomo attraverso l’arte quale risultato della propria fede!
9.    Silenzio e contemplazione in riva al mare. L’alpinismo come segno del nostro impegno per arrivare al cielo. Il nostro riposo come preludio a ciò che un giorno Dio riserverà a ciascuno di noi … possono essere pensieri per aiutarci a vivere questo tempo estivo con un senso e significato cristiani.
10.          In valle o in mezzo al mare, sulle montagne o in un villaggio in mezzo al bosco o sperduto in un deserto. Di fronte a una cattedrale o nelle strade di una grande città: non dimentichiamo mai che siamo cristiani. Non dimentichiamo che Dio è con noi.

Parte il campo-scuola dell’unità pastorale

L’estate è il tempo in cui la comunità cristiana esprime il suo impegno educativo nel realizzare con i ragazzi esperienze indimenticabili: i campiscuola ne sono un esempio. Un camposcuola è senza dubbio una stupenda occasione di crescita per i ragazzi delle elementari, medie e superiori. Ma cosa è un campo-scuola? Il camposcuola è una esperienza di vita. Cioè, un insieme di giorni «di vita vera» durante i quali i ragazzi vivono fatti normali: giocano, stanno insieme, scherzano, lavorano, pregano, fanno passeggiate, ma con un qualcosa che rende queste attenzioni nuove, emblematiche, maestre. Sono esperienze, cioè un vissuto che lascia tracce profonde e significative nella vita dei ragazzi. Il camposcuola «esperienza di vita» è quello che non confeziona per i ragazzi una meravigliosa, artefatta, esperienza, ma rende meravigliosa la vita quotidiana degli stessi. Questo tipo di camposcuola è quello per cui vale la pena di sprecare tempo, denaro ed energie. Un grazie tutto speciale e affettuoso agli organizzatori e animatori di questa esperienza estiva. Grazie per la loro dedizione, grazie per la loro presenza e disponibilità, grazie per la loro testimonianza. A loro le famiglie e le comunità cristiane danno grande fiducia, stima e riconoscenza.
Stiamo vicino e seguiamo tutti i partecipanti a questa settimana con la
nostra preghiera.

Il viaggio, sintesi della vita cristiana (2)

Prendiamo quel verso coniato da Rainer Maria Rilke che dice: «Attendo l’estate come chi attende un’altra vita». Questo verso non ci proietta al di fuori di noi, piuttosto ci inizia all’arte dell’immersione interiore. Davvero durante i lunghi inverni del tempo non è una vita strana e fantasiosa quella che dobbiamo attendere (e per la quale lavorare!), ma una vita che realmente ci appartenga. È di un’estate così che Rilke parla, e che può coincidere con qualsiasi stagione: una necessaria opportunità per immergerci più a fondo, più dentro, più in alto, accettando il rischio di cogliere la vita integralmente e di stupircene. Nella scarsità e nella pienezza, nella dolorosa imprevedibilità come nella saggezza fiduciosa. Pensiamo alla proposta che, più di una volta, Gesù fa ai discepoli: «Passiamo all’altra riva». Passare all’altra riva non significa necessariamente il trasferimento a un altro luogo, diverso da quello in cui ci troviamo.

Il viaggio, sintesi della vita cristiana (1)

Il tempo costituisce fondamentalmente una sorta di coreografia interiore.
Si direbbe che la vita stessa ci sollecita ad ascoltarla in un altro modo. È con questo imperativo che ognuno di noi è chiamato a confrontarsi: l’irresistibile necessità di ritrovare la vita nella sua forma pura. Per esempio: se la linea azzurra del mare ci seduce tanto, è anche perché questa immensità ci ricorda il nostro vero orizzonte; se saliamo sulle alte montagne, è perché nella visione chiara che di lassù si raggiunge del reale, in quella visione fulgida e senza cesure riconosciamo una parte importante di un appello più intimo; se andiamo in cerca di altre città (e, in queste città, di un’immagine, di un frammento di bellezza, di un non so che…), è anche perché stiamo inseguendo una geografia interiore; se semplicemente ci concediamo un’esperienza del tempo dilatata (pasti assunti senza fretta, conversazioni che si prolungano, visite e incontri), è perché la gratuità, e solo essa, ci dà il sapore protratto dell’esistenza stessa.

L’essenziale della vita cristiana (2)

La vita e l’amore qui si sovrappongono fino a identificarsi.
Il segreto della vita è dunque l’amore. Amare ed essere amati consente di sentirsi vivi. Senza questo la vita diviene semplice routine, uno stare al mondo spaesati e inquieti, spesso impauriti. L’amore è la prova sperimentata del senso del vivere, dimostra che l’esistenza non è assurda.
Lo fa non attraverso disquisizioni raffinate e alla fine fredde, ma riempiendo il cuore di consolazione e di gratitudine. Lo fa, inoltre, conferendo alla vita una forma ben precisa, quella che anche gli altri potranno constatare e di cui si rallegreranno. San Paolo la lascia intravedere in queste parole che scrive ai cristiani di Corinto: «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità».

L’essenziale della vita cristiana (1)

L’essenziale della vita cristiana va ricercato nell’approfondimento del senso stesso della parola “vita”. Vivere non coincide semplicemente con l’essere al mondo, non è neppure un sopravvivere o un vivacchiare. C’è un’intensità nel termine “vita” che lascia intravedere una dimensione misteriosa. I Vangeli ci rivelano che la vita è propria di Dio stesso e che l’uomo ne partecipa per grazia, in forza dell’opera compiuta da colui che è disceso dai cieli come redentore: «In lui- dice l’evangelista Giovanni riferendosi al Verbo eterno- era la vita e la vita era la luce degli uomini». E nella sua prima lettera, pensando all’esperienza vissuta con Gesù, sempre Giovanni dichiara: «La vita si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza».
Gesù stesso dirà in un passaggio del suo insegnamento: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Il segreto della vita vera, intensa, luminosa e travolgente, è l’amore, la cui sorgente è in Dio stesso. Questo è il grande annuncio che il Cristo ha portato al mondo con la sua testimonianza. L’amore come piena espressione della vita è la lieta notizia che l’umanità ha ricevuto dalla Parola eterna venuta in mezzo a noi dalla gloria del mistero trinitario. Alcuni passi, sempre della prima lettera di San Giovanni apostolo, lo dicono in modo chiarissimo e toccante.
Ascoltiamoli: «Questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri»; «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli»; «In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito perché noi avessimo la vita per mezzo di lui»; «Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna voi che credete nel nome del Figlio di Dio».

Ringraziare

È terminato il Grest 2023. Nel corso di queste tre settimane, immagino che ogni ragazzo, adolescente abbia ricevuto tanti doni, scoperto tante cose, conosciuto nuovi amici e tante persone. Una parola diventa la sintesi delle giornate trascorse insieme: Grazie
Grazie ad ogni volto, ad ogni persona che ha donato il suo tempo, le sue energie, le sue passioni. Grazie per ogni persona e per quella cura che ha saputo donare secondo le proprie capacità e inclinazioni.
Grazie per dire che porteremo nella nostra vita quel poco o tanto di bene che abbiamo elargito e ricevuto.
Grazie per dire che le fragilità, le nostre piccolezze, i nostri egoismi e i nostri errori fanno parte di un passato e non vogliono essere il ricordo di questa esperienza.
Grazie per dire che tutto il positivo sarà bagaglio prezioso per la nostra continua crescita verso la pienezza della vita.
Grazie o Signore per questo opportunità che ci hai dato.

Estate: tempo dell’ascolto

Siamo nel cuore dell’estate. È questo il tempo in cui sono chiuse le scuole e si concentra la maggior parte delle ferie. Anche le attività pastorali della parrocchia sono ridotte. È un momento favorevole per dare il primo posto a ciò che effettivamente è più importante nella vita, vale a dire l’ascolto della Parola del Signore. Ce lo ricorda il Vangelo che narra l’episodio della visita di Gesù a casa di Marta e Maria. Sono due sorelle; hanno anche un fratello, Lazzaro, che però in questo caso non compare. Gesù passa per il loro villaggio e – dice il testo – Marta lo ospitò.
Questo particolare lascia intendere che, delle due, Marta è la più anziana, quella che governa la casa. Infatti, dopo che Gesù si è accomodato, Maria si mette a sedere ai suoi piedi e lo ascolta, mentre Marta è tutta presa dai molti servizi, dovuti certamente all’Ospite eccezionale. Ci sembra di vedere la scena: una sorella che si muove indaffarata, e l’altra come rapita dalla presenza del Maestro e dalle sue parole. Dopo un po’ Marta, evidentemente risentita, non resiste più e protesta, sentendosi anche in diritto di criticare Gesù: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Marta vorrebbe addirittura insegnare al Maestro! Invece Gesù, con grande calma, risponde: “Marta, Marta – e questo nome ripetuto esprime l’affetto –, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano. Questa pagina di Vangelo è quanto mai intonata al tempo delle ferie, perché richiama il fatto che la persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno prima di tutto di Dio, è luce interiore di Amore e di Verità. Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia.
Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato.
E chi ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo? Impariamo ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande.

La Via dell’Accoglienza

Oggi si parla molto di non‐ luogo e di luogo. In effetti sta mutando un po’ tutto. Muta il concetto di “uomo”. Muta la definizione del “territorio” come “luogo” geografico. Mutano gli spazi di incontro. Ci si disperde ogni giorno in quelli che vengono definiti “non‐luoghi”: spazi che vorrebbero rispondere ai diversi bisogni e si risolvono invece ad essere luoghi privi di identità, di relazioni, di storia; luoghi dove si transita, ma non ci si vive, luoghi di massificazione e regno dell’anonimato e dell’indifferenza dove le individualità, se si incrociano, non entrano mai in relazione. E sono i mega centri commerciali, i sistemi viari (rete autostradale, aeroporti, stazioni di servizio, metropolitane), il sistema dominante il tempo libero (villaggi turistici, parchi di divertimento, mega sale gioco, le spiagge a dieci file di utenti), e non ultimi gli agglomerati urbani periferici.   Sono “spazi in cui colui che l’attraversa non può leggere nulla né della sua identità, né dei suoi rapporti con gli altri. Il luogo, invece, sviluppa due nuovi concetti – il territorio come dimora, casa comune, spazio sociale – la ricettività come ospitalità: es. borghi ospitali, comunità ospitali. Ecco allora l’importanza dell’accogliere. Il ministero dell’accoglienza ha un suo tratto distintivo. E sono tanti gli elementi che definiscono il territorio come dimora, casa, abitazione per il viandante, il turista, il pellegrino di questi nostri giorni: elementi strutturali (strutture recettive, sportive, ricreative, culturali, trasporti); elementi ambientali (pulizia, cura del verde, manutenzione degli spazi  pubblici, contenimento dei rumori, controllo dell’inquinamento…); elementi di servizio (informazione, servizi complementari per sorprendere gli ospiti); elementi culturali (favorire l’incontro, l’integrazione, le relazioni); elementi emozionali (simpatia, cordialità, attenzione). Un circuito virtuoso delle relazioni ospitali.