A volte, tutto quel che ci serve è abitare la vita in un altro modo. È semplicemente camminare con un altro passo sulle strade che già ogni giorno percorriamo. È aprire la finestra quotidiana, ma lentamente, nella consapevolezza che la stiamo aprendo. È reimparare un’altra qualità per una quotidianità forse troppo abbandonata alla routine e ai suoi automatismi.
È, in fondo, assaporare il gusto delle cose più semplici. Possiamo fare un viaggio indimenticabile, rapiti dal sapore dell’istante presente, dalla contemplazione del paesaggio che ci è più vicino, dalla saggezza di una conversazione, dal silenzio di un libro che già abbiamo tra le mani.
Pensiamo a quanto scrisse Marcel Proust: «Non ci sono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo tanto pienamente vissuti come quelli che abbiamo passato con un libro prediletto».
Che sfida, questa nozione di “giorni pienamente vissuti”, e come ci è necessario avvicinarci a essa! «Passiamo all’altra riva». I viaggi non sono solo esteriori. Non è semplicemente nella cartografia del mondo che l’uomo viaggia. Fare uno spostamento comporta un cambio di posizione, una maturazione dello sguardo, apertura al nuovo, un adattamento a realtà e linguaggi, un confronto, un dialogo, inquietante o incantato, che necessariamente lascia impressioni molto profonde. L’esperienza del viaggio è esperienza della frontiera e di nuovi spazi, di cui l’uomo ha bisogno per essere sé stesso. «Passiamo all’altra riva».