Si narra che, alla fine della vita, san Girolamo – il Padre della Chiesa che tradusse per primo la Bibbia in latino – pregò con queste parole: “O Dio, io ti ho offerto la traduzione della Bibbia e non ti basta; ti ho dato la mia vita missionaria e non ti basta; ti ho offerto la mia vita di prete e non ti basta; ti ho dato la mia preghiera e non ti basta; cos’altro vuoi da me?”
E Dio rispose: “Dammi il tuo peccato, perché io ti possa perdonare”.
La poetessa francese Marie Noel (1883-1967), nel suo diario segreto, ha scritto questo dialogo con Dio recuperando l’antico passo citato sopra: “Sono qui, mio Dio. Mi cercavi? Cosa volevi da me? Non ho niente da darti. Dal nostro ultimo incontro, non ho messo niente da parte per te. Niente … nemmeno una buona azione. Ero troppo stanca. Niente, nemmeno una buona parola. Ero troppo triste. Niente, se non il disgusto di vivere, la noia, la sterilità”.
“Dammeli”.
“La fretta, ogni giorno, di vede finire la giornata, senza servire a niente, il desiderio di riposo
lontano dal dovere e dalle opere, il distacco da bene da fare, il disgusto di Te, o mio Dio!”.
“Dammeli”.
“Il torpore dell’anima, i rimorso della mia fiacchezza e la fiacchezza più forte dei rimorsi …”.
“Dammeli”.
“Turbamenti, spaventi, dubbi …”.
“Dammeli”.
“Signore, ma allora Tu, come uno straccivendolo, raccogli i rifiuti, le immondizie. Che ne vuoi fare, Signore?”.
“Il regno dei cieli”.
Questa visione ci preserva dal continui tentativo – dovuto alla terribile idea di perfezione che ci portiamo dentro – di fuggire dalle situazioni in cui siamo pensando sempre a “mondi altri”.
La Bibbia, all’opposto, narrandoci storie “sacre” c’insegna a stare nel negativo, a perseverare anche quando la strada sembra interrotta, perché proprio lì si rivelerà l’impossibile.
Questa è fede.
La Scrittura ci suggerisce di vivere fino in fondo la nostra situazione, quello che siamo, anche se pensiamo che non vada bene, perché è solo così che potremo sperimentare il compimento apportato da Dio.
Quante volte ci diciamo: “Io così non vado bene, non sono adatto, sono sbagliato”.
Ma noi siamo così e in questo momento non potremmo essere altro.
Finché pensiamo che domani andrà meglio perché ci impegneremo un po’ di più, la grazia non ci potrà raggiungere, perché fuggiamo dal momento presente rifugiandoci nei buoni propositi, nell’impegno.
Abbiamo bisogno di chiedere la grazia della conversione. E convertirsi non vuol dire smettere di peccare, ma sperimentare l’amore di Dio nel nostro peccato.