Riguardo a questa luce increata e immateriale che risplende dal Salvatore trasfigurato, si possono affermare almeno quattro cose: Essa ci rivela la gloria della Trinità; Essa ci rivela la gloria di Cristo come Dio incarnato; Essa ci rivela la gloria della persona umana; Essa ci rivela la gloria dell’intero cosmo creato. Innanzi tutto, la luce del Tabor è una luce della santa Trinità, come la chiesa canta ai vespri della festa: Cristo, la luce che risplendette davanti al sole, in questo giorno ha misticamente fatto conoscere sul monte Tabor l’immagine della Trinità. Vista come celebrazione trinitaria, la festa della trasfigurazione è molto simile alla festa che ricorre esattamente otto mesi prima, la teofania o epifania (6 gennaio), la celebrazione del battesimo di Cristo. Entrambe sono feste della luce: infatti la teofania è comunemente chiamata “Le luci”. Ma il parallelo si estende più in là di questo: entrambe sono occasioni in cui è chiaramente manifestata l’azione congiunta delle tre persone della divinità. Al battesimo di Gesù la voce del Padre parla dal cielo, rendendo testimonianza al Figlio, mentre lo Spirito in forma di colomba discende dal Padre e riposa sul Cristo. Esattamente la stessa configurazione triadica è evidente sul monte Tabor: il Padre parla dal cielo, testimoniando del Figlio, mentre lo Spirito è presente in quest’occasione non in forma di colomba bensì come nube luminosa. Leggendo la trasfigurazione in questa prospettiva trinitaria, dunque, noi proclamiamo: Oggi sul Tabor alla manifestazione della tua luce, o Logos, abbiamo visto il Padre come luce e lo Spirito come luce, che guida con la luce l’intera creazione.