E Gesù ebbe anche una vita beata, felice, anche se certo non di una felicità mondana. Perché la vita di Gesù è stata una vita ricolma di “senso”: infatti, solo chi conosce una ragione per cui vale la pena dare la vita conosce anche una ragione per cui vale la pena vivere. Gesù questa ragione l’aveva. Più volte ha affermato di voler dare la vita per i fratelli, gli amici, gli altri: questo dava senso alla sua vita, rendendola una missione in piena obbedienza amorosa al Padre.
Così, nella pienezza di senso che viene dall’amore, anche la croce poteva essere accolta con serenità.
Non Pilato è stato un uomo felice, pur con tutto il suo potere; non Erode è stato un uomo felice, con tutta
la sua voracità… Gesù invece, pur salendo in croce, pur patendo una morte ignominiosa, lo ha fatto nella libertà e per amore. Sì, davvero esistenza beata, quella di Gesù: vita impregnata della felicità di chi conosce il senso della vita e degli eventi, di chi trasale di gioia per l’esperienza quotidiana della presenza amorosa di Dio e dell’amore che è possibile vivere con gli altri uomini…
Vita buona, bella e beata, dunque vita esemplare per noi cristiani perché vita umanissima, liberamente e amorosamente assunta da colui che, essendo Dio, si è fatto uomo in un’esistenza reale e quotidiana come la nostra. Ancora oggi molti cristiani si negano la comprensione di questa verità leggendo la vita di Gesù a partire dalla croce: ma non è la croce che ha reso grande Gesù, è Gesù che ha dato significato alla croce!
La vita buona, bella e beata di Gesù, la vita vissuta da Gesù, è il modello cui deve tendere la vita cristiana, la vita di ogni discepolo del Signore. Il tempo estivo potrebbe essere occasione preziosa per meditare su questo dato insopprimibile e liberante della rivelazione cristiana.