Apertura anno Catechistico

Carissimi cristiani di san Fiorano, come comunità cristiana, all’inizio del nuovo anno catechistico, rivolgiamo al Signore questa preghiera: «Fa’ che amiamo ciò che comandi».
È una preghiera tanto bella, perché ci aiuta a ricordare che quello che il Signore comanda, ovvero la parola con la quale ci raggiunge, la volontà che Egli ci manifesta, non è un peso.
Al contrario quella parola e quella volontà ci donano le ali perché possiamo correre e volare nella bellezza della vita di Dio. Non è mai un peso ciò che Dio comanda! È un dono che alleggerisce l’esistenza, che le dona slancio, entusiasmo, passione. Ecco perché chiediamo di amare ciò che il Signore ci comanda. C’è una grande tentazione nella nostra vita: è quella di accontentarci di una fede mediocre, di una speranza mediocre, di una carità mediocre.
E un’altra grande tentazione è quella di immaginare che la vita in Cristo sia un peso, una fatica, quasi un fardello posto sulle nostre spalle. È per questo che la nostra preghiera, da poveri, sale al Signore chiedendo una fede più grande, una speranza più grande, una carità più grande e un’esperienza della vita in Cristo che non sia un peso ma una leggerezza, che non sia un fardello ma una gioia, che non appesantisca il nostro cammino ma lo renda veloce come uno splendido volo attraverso l’esistenza. Questo chiediamo al Signore. Lo chiediamo per noi, certamente, perché capiamo che ne abbiamo bisogno e lo chiediamo con insistenza, con fiducia. Ma, in realtà, chiedendolo per noi, lo chiediamo anche per gli altri e soprattutto per coloro che, a motivo del nostro servizio, avremo modo di avvicinare durante l’anno catechistico. Perché? Perché avvertiamo un bisogno decisivo. Il bisogno che chi ci incontra possa sperimentare, attraverso di noi la bellezza della vita in Cristo, la gioia della vita in Cristo; la bellezza e la gioia di vivere la Parola del Signore e di accogliere la sua volontà nella nostra vita. Chiediamo questa grazia per essere realmente testimoni del Signore. La grazia che la bellezza e la gioia di appartenerGli si possa toccare con mano e la possano toccare con mano quei bambini, quei ragazzi, quei giovani, quegli adulti che accosteremo e ai quali trasmettiamo la fede, la vita in Cristo. Auguriamoci di poter convincere più con la vita che a parole, quanto sia importante e bello il cammino catechistico, sia ai bambini, che ai ragazzi, come agli adolescenti, senza dimenticare i giovani, i genitori e gli adulti.
In questi giorni ho letto una bellissima espressione: essere testimoni significa suscitare invidia. Suscitare invidia, perché chi ci guarda, chi ci vede, arrivi a dire: «Come è bello poter vivere così. Come vorrei anche io vivere così. Qual è il segreto di una vita così?». Non dimentichiamolo: questa è la prima testimonianza attraverso la quale la fede viene trasmessa. Questa è la prima catechesi. La radice di ogni autentica catechesi è suscitare invidia!
Un’invidia dovuta alla nostra vita in Cristo, così bella, così gioiosa, così piena, così attraente e affascinante. Chiediamo, nella preghiera, di essere una comunità cristiana che sappia suscitare in tutti i suoi figli, dai più piccoli ai più grandi, invidia.
Chiediamolo con cuore povero, perché il nostro servizio nell’anno catechistico che va a iniziare possa essere proprio così: una vita che suscita l’invidia ovvero il desiderio di seguire e abbracciare Colui che ha reso così bella, così gioiosa, così piena la vita di ciascuno di noi.

Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

Quanto raccoglieremo durante le sante messe festive di sabato 23 e domenica 24 settembre verrà consegnato per questa finalità.