L’espressione biblica con la quale quest’anno si intende celebrare la Domenica della Parola di Dio è tratta dal vangelo secondo Giovanni: «Rimanete nella mia parola» (Gv 8,31).
Uno dei fatti più esaltanti nella storia del popolo di Israele è certamente quello di verificare come il veicolo privilegiato con il quale Dio si rivolge al popolo e ai singoli rimane quello della “parola”.
Dire che Dio usa la “Parola” equivale pure ad affermare che Dio parla, cioè, Dio esce dal silenzio e nel suo amore si rivolge all’umanità. Il fatto che Dio parli implica che intende comunicare qualcosa di intimo, e di assolutamente necessario per l’uomo, senza il quale non potrebbe mai giungere a una piena conoscenza
di se stesso né del mistero di Dio. Il colloquio permanente tra Dio e gli uomini, che caratterizza la storia biblica, possiede i tratti dell’amicizia. È un colloquio personale, che tocca l’uomo nel suo intimo e lo coinvolge in un rapporto di amore, raggiungendo ognuno nella sua storia per essergli vicino.
Il fatto fondamentale che sconvolge la storia dandole un orientamento differente è questo: in Gesù Cristo Dio parla in maniera piena e definitiva all’umanità. Lui è la Parola fatta carne, la Parola che da sempre viene pronunciata e che ora diventa anche visibile. Ciò che viene fatto conoscere agli uomini è la Parola,
il Logos, il Verbo, la vita eterna…tutti termini che rimandano all’idea centrale e fondativa: la persona di Gesù Cristo.
Diventano allora molto significative queste parole che Gesù rivolge a tutti noi, credenti in Lui, nel Vangelo di Giovanni: «Rimanete nella mia parola». È l’invito a non disperdersi, ma a “rimanere in lui” in un’unità profonda e radicale come quella dei tralci alla vite. Nel Quarto Vangelo, il verbo “rimanere” ha un valore paradigmatico. Rimanere nella Parola di Dio è molto più di un incontro frettoloso o addirittura fortuito.
La Dei Verbum lo spiega in modo ammirabile: «Nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro» (Dei Verbum, 2). Dio non solo parla con gli uomini, ma si ferma a lungo con loro, come fossero dei veri “amici” conosciuti da tanto tempo; Dio “si intrattiene” con noi, rimane per condividere gioie e dolori e dare alla vita un senso di pienezza che non può essere ritrovato altrove.