Giornata per la vita (1)

Domenica 4 febbraio 2024 è in calendario la 46° Giornata Nazionale per la Vita, un appuntamento che nella prima domenica di febbraio si rinnova dal 1978, anno in cui venne istituita per decisione di San Paolo VI.
Il messaggio dell’edizione 2024: «La forza della vita ci sorprende. “Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?” (Mc 8,36)».
“La Giornata assume per noi credenti, che guardiamo il mistero della vita come dono del Creatore che va difeso e promosso, una valenza ecumenica e interreligiosa, che richiama i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate.
Questo è il nostro impegno di fede e di amore, testimoniando che ogni vita è una grande ricchezza di umanità e spiritualità ad un mondo che ne ha sempre più bisogno” (n. 5)

La CEI: nessuna vita va mai discriminata o eliminata

Sono tante le vite che le società negano, alle quali viene impedita l’esistenza o viene strappata la dignità ad altri concessa. La Conferenza Episcopale italiana apre il suo messaggio con l’elenco di tutte le vite il cui valore non è riconosciuto. La vita dei migranti, sfruttati o perduti nei deserti e nei mari; quella dei lavoratori, merce da comprare a pochi soldi, in nero e a rischio per la mancanza di sicurezza; la vita delle donne, “umiliata con la violenza o soffocata nel delitto”; la vita dei malati e disabili gravi, “giudicata indegna di essere vissuta”, arrivando a presentare “come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”; la vita dei bambini, nati e non, vita ritenuta funzionale “ai desideri degli adulti”, sottoposta alla tratta, alla pedopornografia, alla pratica dell’utero in affitto e dell’espianto di organi.


La forza sorprendente della vita

Nonostante tutto questo “la forza della vita ci sorprende”. Ogni vita ha valore ed è capace di donare al
prossimo, un aspetto evidente se si superano “visioni ideologiche”. Ci sono storie di persone giudicate
inferiori divenute poi “punti di riferimento” o che hanno raggiunto il successo, a dimostrazione di come “nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione”.
Malati che diventano consolazione per chi sta bene, nel corpo ma non interiormente, immigrati che
“sanno mettere il poco che hanno a servizio di chi ha più problemi di loro”, disabili che portano gioia,
o il “nemico mortale che compie gesti di fratellanza e perdono”. Oppure quel bimbo non voluto che poi
diviene una benedizione. La vita, vista con occhi limpidi e sinceri, “si rivela un dono prezioso e possiede
una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi”.