La morte non è mai un soluzione, la vita è esperienza di libertà (3)

Per scandire la nostra vita il Signore ci ha dato la notte e il giorno.
«Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia».
E ogni nuovo giorno ci ricorda che dobbiamo proseguire i lavori interrotti e rinnovare i progetti e le speranze. Ogni giorno comincia, in un certo modo, con una nascita e finisce con una morte; ogni giornata è come una vita in miniatura. Alla fine il nostro passaggio nel mondo sarà stato santo e gradito a Dio se avremo fatto in modo che ogni giornata piacesse a Dio, dall’alba al tramonto.
«Il giorno al giorno ne affida il messaggio»; il giorno di ieri sussurra all’oggi, e suggerisce da parte del Signore: «Comincia bene. Comportati bene “adesso”, senza ricordarti di “ieri” che è già passato, e senza preoccuparti di “domani”, che non sai se per te arriverà».
Viviamo ogni giornata come se fosse l’unica che abbiamo da offrire a Dio, cercando di fare bene le cose, e riportando a Dio, con la contrizione, quelle che abbiamo fatto male.
Un giorno sarà l’ultimo, e anch’esso l’avremo dedicato a nostro Padre. Allora, se avremo vissuto offrendo a Dio la nostra vita e rinnovando l’offerta di giorno in giorno, udiremo Gesù dirci, come ha detto al buon ladrone: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso»

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La morte non è mai un soluzione, la vita è esperienza di libertà (2)

I Vescovi ci invitano a chiederci se questa scelta di “dare la morte funziona davvero?” o piuttosto non generi ferite nuove, più profonde, che ci lasciano più soli.
Come rilanciare allora una cultura della vita? Con parole buone che nel tentativo di annunciare un vangelo non tradiscano il desiderio di immettere speranza lì dove il dolore, lo sconforto, la solitudine sembrano solo invocare la fine. È un invito per tutta la comunità parrocchiale a vivere questa giornata come momento di preghiera, di riflessione per diffondere semi di speranza e di nuova operosità, per favorire nelle nostre case, nelle nostre famiglie la libertà vera.
Osiamo sperare che la Giornata Nazionale per la Vita divenga sempre più occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale, seme di vita.

La morte non è mai un soluzione, la vita è esperienza di libertà (1)

“La morte non è mai una soluzione” è il titolo del Messaggio che il Consiglio Permanente della CEI ci affida per la 45° Giornata Nazionale per la vita del prossimo 5 febbraio 2023.
Il brano biblico che ha ispirato i Vescovi nella loro riflessione per questa giornata è tratto dal Libro della Sapienza: “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte”.
La Parola di Dio ci apre ad uno sguardo contemplativo sulla realtà. Ci invita a cogliere le tracce del creatore, a cogliere in essa quella cifra d’infinito, che è l’impronta digitale di Dio. Questo senza scadere nel naturalismo o nel panteismo, ma semplicemente lasciandoci toccare dalla vita che ci circonda e che è un continuo appello.
L’invito a coltivare questo sguardo sembra essere l’antidoto alla cultura di morte da cui ci mettono in guardia i nostri pastori: “In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una soluzione drammatica: dare la morte”.

Custodire ogni vita (2)

Custodire la Vita è custodire la bellezza dell’uomo, la bellezza del creato, rispettare tuo ciò che ci circonda: nella famiglia e fuori della famiglia.

Il titolo del messaggio che i Vescovi ci propongono per la 44° Giornata della vita, che si celebra Domenica 6 febbraio, è “CUSTODIRE OGNI VITA”.
Ogni persona ha bisogno di altri.
Se siamo ammalati abbiamo bisogno del medico, del farmacista, dei familiari…
Se pensiamo ai ragazzi: quando sono a scuola hanno bisogno degli insegnanti, degli operatori scolastici e quando si è dovuto interrompere quelle relazioni gioiose con i compagni per intraprendere la didattica a distanza ci si è sentiti tristi; chi non aveva gli strumenti per la didattica a distanza è rimasto a volte isolato e la solitudine ha creato problemi anche psicologici.
Siamo fatti per incontrarci. Oggi più che mai quanto siamo consapevoli di questa dimensione.

Abbiamo capito che siamo tutti sulla stessa barca?

Siamo una comunità mondiale dentro la quale ciascuno ha bisogno di qualcun altro che si prenda cura di lui. Abbiamo visto medici e infermieri vestiti come marziani ad assistere con cura malati gravi, a sostituire con piccoli gesti affettuosi i famigliari che non potevano essere presenti.

Quanti volontari hanno distribuito cibo o altri generi di prima necessità a persone anziane o intere famiglie che non potevano uscire. Ma nella barca ci sono anche bimbi e ragazzi che vivono in paesi lontani, dove c’è guerra e povertà: Non possiamo vivere nell’indifferenza ma, se non possiamo fare altro, portiamoli nel cuore, preghiamo per loro e per chi lascia la propria terra per vivere al loro fianco affinché possano avere una vita più dignitosa.                                             

Custodire la vita è anche non sprecare il cibo e non sciupare le cose che possediamo.

Custodire ogni vita (1)

Custodire la Vita è custodire la bellezza dell’uomo, la bellezza del creato, rispettare tuo ciò che ci circonda: nella famiglia e fuori della famiglia.

Il titolo del messaggio che i Vescovi ci propongono per la 44° Giornata della vita, che si celebra Domenica 6 febbraio, è “CUSTODIRE OGNI VITA”.
La vita, ogni forma di vita, è dono e va custodita.
Custodire la vita è custodire il creato, stupirci di fronte alla bellezza del creato, rispettare tutto ciò che ci circonda, rispettare chi ci è vicino nella famiglia e fuori dalla famiglia.
Una mamma che custodisce nel suo grembo la sua creatura e l’accoglie con gioia insieme al papà
è segno di quell’Amore grande di Dio, Autore della Vita. In questo brutto periodo della pandemia che ancora stiamo attraversando ci siamo resi conto di quanto è importante avere qualcuno di “vivo” e simile a noi con cui interagire, con cui dialogare, pensare, discutere, progettare, sognare. Non ci basta partecipare “da remoto” a incontri di studio, di gruppo o di lavoro, abbiamo bisogno di vedere qualcuno accanto a noi. Il bisogno di relazione è troppo costitutivo della nostra persona per non cercare di viverlo il meglio possibile; la solitudine è la situazione più dolorosa in cui ci si possa trovare.

Libertà e vita

Abbandoniamo dunque il comune adagio secondo il quale la mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro. È infatti un pensiero figlio del ripiegamento su sé stessi, dove ciò che fa l’altro non mi interessa proprio perché non mi interpella come fratello. È l’indifferenza dell’esistenza altrui che rende inutile per la mia vita, la sua fragilità e anche la sua bellezza.
Sentiamoci invece pensati per una libertà condivisa con i fratelli, dove la mia libertà inizia esattamente dove comincia la tua. Dobbiamo essere insieme liberi di rispondere al sogno del Creatore che ha pensato ogni singola vita umana per cantare la bellezza del Vangelo. È la fraternità a dare sapore alla libertà altrimenti accade che quest’ultima si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere. Questo non esaurisce affatto la ricchezza della libertà, che è orientata soprattutto all’amore.
Osiamo sperare che la Giornata per la Vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale.

Libertà e vita

La vita è esperienza di libertà.
“Libertà e vita” è il titolo del Messaggio che il Consiglio Permanente della CEI ci affida per la 43° Giornata per la vita, del prossimo 7 febbraio 2021.
Vuol essere questa un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.
“Oggi è facile confondere la genuina libertà con l’idea che ognuno giudica come gli pare, come se al di là degli individui non ci fossero verità, valori, principi che ci orientino, come se tutto fosse uguale e si dovesse permettere qualsiasi cosa”.
La libertà è invece dono che va prima di tutto accolto e di cui va compresa la portata per poterlo affrancare da ogni forma di egocentrismo ed egoismo, orientandolo al dono di sé. Siamo liberi dunque non semplicemente quando non abbiamo condizionamenti o quando possiamo dire o fare quello che vogliamo, piuttosto sperimentiamo la vera libertà quando facciamo spazio all’altro che ci viene incontro, e quando nel rispetto che genera l’amore comprendiamo che “entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore”.
È libertà vera anche e soprattutto quando l’accoglienza dell’altro sconvolge i piani della mia vita, perché è nelle domande che questo incontro suscita in me che scopro lo stupore del condividere un cammino inatteso e l’esistenza come dimensione sinfonica dove in molti suoniamo un’unica armonia meravigliosa. In questo senso la famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon uso della libertà. È infatti nel suo alveo che è possibile allenarsi e sperimentare l’incontro con l’altro da me e imparare a custodirlo nei legami intergenerazionali e nell’accoglienza della vita, sempre e
comunque.