Tempo di Quaresima: costretti alla libertà

Nella Scrittura, il rapporto tra Dio e il suo popolo è talmente esclusivo che non di rado assume il linguaggio della gelosia. Una gelosia però a senso unico: il popolo non può avere altri dèi all’infuori del Signore, ma non ha l’esclusiva su di Lui. Infatti, Israele è solo un’anticipazione, il primo nucleo di un popolo di Dio che è destinato a raccogliere tutte le genti della terra. Un atteggiamento da parte di Dio che sfuma i confini culturali e nazionali, che costringe a non accontentarsi di sentirsi dalla parte della ragione. È strano come i comandamenti, ma anche cose più moderne e laiche come la Carta dei diritti dell’uomo, corrispondano a un ideale di vita armoniosa, pacifica, priva di tutte le meschinità che escono dal cuore e che rovinano la vita: un ideale di vita estremamente desiderabile e al contempo difficile da realizzare completamente. Al desiderio dovrebbe seguire la scelta, altrimenti si tradisce la propria coscienza: c’è un cammino tracciato da una serie di pietre miliari, e la libertà di scegliere se seguirlo oppure no è una di queste pietre. È questo il paradosso che rende la fede cristiana così affascinante e adulta nella sua capacità di responsabilizzare ognuno di noi.