Saper resistere all’ira non è solo questione di carattere: è una precisa scelta, che può esporre a situazioni di debolezza. Giotto rappresenta questa virtù come una donna composta, quasi austera, che regge in mano una spada saldamente fasciata dentro il fodero, segno dell’intenzione di non usarla mai. In bocca ha un morso da cavallo, indice di un autocontrollo che inizia già dal modo di parlare. Al contrario, l’ira è una donna in preda alla frenesia, imbruttita dall’odio, che si straccia le vesti nel tentativo di trovare uno sfogo: una posa molto simile a quella del sacerdote Caifa, rappresentato da Giotto nel riquadro che racconta il processo di Gesù davanti al sinedrio. L’ira è fonte di scelte impulsive e sbagliate e, in ultima analisi, lascia molto più vulnerabili della temperanza.