L’adorazione eucaristica al di fuori della Messa prolunga il memoriale invitandomi a stare presso il Signore presente nel santo Sacramento: «Il Maestro è qui e ti chiama».
Con l’adorazione eucaristica, riconoscono la presenza reale del Signore e mi uniscono al suo atto di offerta al Padre. La mia adorazione partecipa alla sua, in qualche modo, poiché è per lui, con lui ed in lui che domando: Signore da chi andremo? Il Cristo che annuncia alla Samaritana che il Padre cerca adoratori in spirito e verità, non è lui stesso il primo adoratore e il capofila di tutti gli adoratori e le adoratrici? Trattenendomi presso Cristo Signore, godo della sua intima familiarità e dinanzi a lui apro il mio cuore per me stesso e per tutti i miei cari e prego per la pace e la salvezza del mondo. Offrendo tutta la mia vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingo da questo mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità. È bello intrattenermi con Lui e, chinato sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccato dall’amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l’“arte della preghiera”, come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Questa «arte della preghiera» che Giovanni Paolo II associa all’adorazione eucaristica conosce un ritorno di fervore nel nostro tempo e un po’ dappertutto nella Chiesa; essa rende più visibile la sua testimonianza dell’amore di Dio e la sua intercessione per i bisogni del mondo.
La pratica dell’adorazione rafforza in effetti, presso i fedeli, il senso sacro della celebrazione eucaristica che, in certi ambienti, ha conosciuto purtroppo un affievolimento. Perché riconoscere esplicitamente la presenza divina nelle sacre specie, al di fuori della Messa, contribuisce a coltivare la partecipazione attiva ed interiore alla celebrazione e ci aiuta a vedervi qualcosa di più che un rito sociale.
Contemplare il Cristo in stato di offerta e di immolazione nel santo sacramento, insegna a donarmi senza limiti, attivamente e passivamente; ad offrirmi fino a donarmi come il pane eucaristico che passa di mano in mano per la santa comunione.
Colui che è adorato e visitato nel tabernacolo non insegna a perseverare nell’amore, nel ritmo della vita quotidiana, accettando ogni avvenimento e circostanza senza nulla escludere, salvo il peccato, e cercando di produrre il maggior frutto possibile? La vera adorazione è il dono di sè nell’amore, è l’«estasi dell’amore» nel tempo presente, per la gloria di Dio e il servizio del prossimo. È così che si prolunga nel cuore della comunità e dei fedeli l’adorazione del Cristo e della Chiesa, attualizzata sacramentalmente nella celebrazione dell’Eucaristia.