Il Vangelo della Trasfigurazione è l’estremo tentativo di raccontare un’esperienza ineffabile che in realtà non ha parole abbastanza capienti per poter dire davvero cosa sia successo in quel giorno sul monte Tabor. Se dovessimo anche noi usare un’immagine, dovremmo dire che i discepoli sperimentano un bagno di luce indelebile che li segna in maniera decisiva nel cuore. Sono quei rari, anzi rarissimi momenti in cui Gesù fa un passo in avanti e si mostra per ciò che è davvero senza nessun’altra mediazione. Lo fa di rado perché vuole sempre lasciare spazio alla nostra libertà. La nostra vita non è mai solo luce, perché davanti alla luce non avremmo molta scelta. Diceva un buon teologo che Gesù ci dà abbastanza luce da capire cosa fare e abbastanza buio da poter scegliere anche il contrario.
La festa della Trasfigurazione del Signore è solo fortissima luce che Gesù dona ai suoi discepoli prima che essi entrino nel buio del Getsemani. Ma la cosa interessante è la loro reazione: “All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore”. La loro reazione non è di beatitudine, ma di spaesamento. Sono davanti a un mistero più grande dei loro ragionamenti. “Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”.
È bello pensare che Gesù è l’unico modo che noi abbiamo per poter entrare nel mistero senza rimanerne schiacciati. Il Padre manda suo Figlio Gesù per darci un’esperienza (“toccatili”) e indicarci la strada da percorrere (“alzatevi”).
In questo senso per un cristiano non c’è altro di essenziale se non Gesù solo: “Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo”. E se ci sono altre cose che ci aiutano, ci sono d’aiuto solo perché ci avvicinano di più a Gesù e non sono in sostituzione a lui.
“Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”.
Gesù mostra chi è veramente in un contesto speciale che è quello dell’amicizia. La vera amicizia è poter essere sé stessi davanti all’altro, senza bisogno di maschere, senza bisogno di sminuire la luce per paura dell’invidia, e senza aver paura di mostrare la propria debolezza. Gesù infatti ancora una volta davanti a questi amici si mostrerà in tutta la sua fragilità nell’orto degli ulivi. Gli amici sono il luogo perfetto per essere autentici. Gesù lo fa per primo e indica a ognuno di noi la medesima strada. Il vero miracolo non è semplicemente brillare, ma avere degli amici che possono accoglierci con le nostre luci e le nostre ombre. Gesù aveva amici così, e anche se non saranno sempre all’altezza di quell’amicizia (a volte si addormentano, altre volte tradiscono), Gesù non smette di scommettere su di loro. E proprio loro potranno raccogliere il grande segreto di Dio: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.
Ascoltatelo». Siamo molto spesso discepoli dei nostri soli ragionamenti, mentre basterebbe imparare ad ascoltare Gesù per trovarci fuori dalle nostre strettoie e labirinti mentali. Diamo molto credito alla paura ma Gesù ha il potere di dissipare tutti i fantasmi e riportarci a ciò che davvero conta.