In ascolto della Speranza

Il Messia, germoglio di speranza

Geremia è il profeta sofferente che andrà in Egitto, inascoltato dai suoi stessi concittadini . Le sue parole denunceranno le ingiustizie e inviteranno il popolo alla conversione. Egli invita gli esiliati alla Speranza.

Sperare è…GERMOGLIARE

ASCOLTO SAPIENZIALE: In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra (Ger 33,15).

È straordinario che sia proprio un uomo come Geremia ad aprire il cammino d’Avvento il cammino della speranza. Proprio quest’uomo trova nella sua fede, sebben attraverso un cammino tortuoso e faticoso, il
coraggio e la ragione per sperare e non lasciarsi intrappolare nella rete insidiosa del risentimento violento. Il percorso di speranza tracciato da Geremia fiorisce e si conserva non in una serra, ma nel campo aperto delle lotte e delle sofferenze quotidiane. È precisamente la “profonda tenerezza” di Dio a sostenere la nostra. Il Messia viene presentato dal profeta Geremia con un’immagine ricca di poesia: Geremia lo definisce “germoglio”, un termine che viene adoperato nella narrazione profetica anche da Isaia e Zaccaria. Quella del germoglio è un’immagine che richiama un terreno arido e disseccato, da cui Dio fa fiorire un nuovo virgulto di vita, una speranza di sopravvivenza. Dio solo fa suscitare il Messia e lo fa apparire proprio quando la terra sembra ormai impotente a produrre un solo filo d’erba, quale segno di speranza e di vita. I “messianismi” che ci inventiamo volta per volta, sulla base delle nostre attese speranze, durano lo spazio di un giorno, perché la nostra “terra”, la nostra “umanità sola non può produrre speranza! L’unico Messia che può dare compimento alla nostra speranza è Cristo in quanto espressione massima dell’amore, della donazione al servizio verso tutti. Gesù è venuto storicamente duemila anni fa, ma la sua missione di giustizia e di pace, di unificazione degli uomini, di speranza per la nostra umanità è ancora quasi tutta da compiere. Recepiamo l’invito che ci fa Geremia e apriamo il cuore al nostro rinnovamento spirituale e materiale. Spalanchiamo le porte a Cristo, nostra Speranza!

ASCOLTO PROFETICO: Qual è il senso della vita e dove stiamo andando? Sono queste le domande più inquietanti che agitano il cuore dell’uomo di ogni tempo e a qualsiasi latitudine vive.
La cultura contemporanea, segnata da profonde trasformazioni, potrebbe scoraggiarci e impaurirci.
Ma i discepoli di Gesù Cristo interpretano il presente e il futuro confrontandosi con la Parola del Signore che si mostra affidabile non perché accontenta le aspettative e le pretese degli uomini ma perché anche
attraverso il deserto guida i credenti a riconoscere la propria esistenza come un dono da far fruttificare.
Il donarsi di Dio alla nostra vita ci indica una maniera nuova di abitare la nostra casa comune, di riconoscere la nostra fame di felicità e l’aspettativa d comunione piena con Lui e con i fratelli. L’addensarsi di pensieri cupi, delusioni sentimenti di frustrazione ci conduce verso il capolinea della speranza e la sfiducia prevale rispetto ai nostri sogni che finiamo per nascondere e dimenticare. Un nuovo inizio è possibile; bisogna accettare di dover ripartire dalle nostre ferite e dai buchi neri delle nostre attese deluse. La speranza germoglia li dove sembra che tutto sia finito nella tristezza e nell’amarezza. La logica è quella del seme che gettato nella terra deve morire per poter fiorire, così, dove sembra che non ci più nessuna possibilità, il regno di Dio come il seme germoglia e cresce. La speranza è una potenza nascosta che sfugge al nostro controllo e genera stupore e coraggio. Nel tempo d’Avvento siamo invitati ad imparare nuovamente l’arte dell’attesa e de pazienza; non possiamo autoprodurre la nostra felicità, essa è dono di Dio che si sottrae alla logica dell’efficienza e della fretta. Al credente è richiesto solamente d fidarsi e affidarsi alla fedeltà di Dio che realizza sempre i suoi progetti di salvezza. Quali scelte compiere per germogliare?

Concerto 1 dicembre

Domenica primo dicembre, alle 18, nella Chiesa Parrocchiale di San Fiorano, si terrà un concerto del coro e dell’orchestra del Collegium Vocale di Crema. Gli straordinari professionisti del gruppo, che già hanno tenuto a San Fiorano un concerto di successo lo scorso anno, saranno impegnati nelle composizioni di Felix Mendelssohn, vissuto nella prima metà del diciannovesimo secolo. In particolare potremo ascoltare “Lauda Sion Op.73” e “Psalm 42”. Si tratta di due capolavori della musica religiosa.

Visualizza la locandina del concerto

Andiamo a Gesù su strade di speranza

Il nostro cammino pastorale ci orienta a desiderare fortemente che Gesù venga nella società, nella Chiesa, nelle famiglie e in ognuno di noi, per portare la sua pace, la giustizia e la possibilità di una vita degna e serena per ogni persona, così da rompere ogni giogo di schiavitù e di violenza.
Gesù, Figlio di Dio, grande dono di Dio Padre per noi, può sciogliere tutti i nodi e i grovigli della storia, e regalarci, se lo accogliamo con amore, umiltà, disponibilità, un presente e un futuro di fiducia reciproca, solidarietà e fraternità.
Con questa certezza ci prepariamo con fede e speranza a vivere il Tempo di Avvento, tempo di attesa e di grazia, che ci introduce nel nuovo Anno liturgico e anche nel Giubileo del 2025, e ci mette in cammino per incontrare Gesù che viene con amore e desidera il nostro abbraccio.
Papa Francesco afferma nella «Bolla di indizione del Giubileo» Spes non confundit: «Tutti sperano.
Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene… Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni.
Lasciamoci condurre da quanto l’apostolo Paolo ci comunica: La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato».
La luce della speranza scandisce il nostro cammino con l’accensione di una candela a ogni tappa: la luce aumenta progressivamente, avvicinandoci al Natale, assieme al nostro impegno-amore.

Il tempo d’Avvento, con cui inizia l’anno liturgico, è il tempo dell’attesa. Attendere il momento in cui faremo memoria della nascita di Gesù. Ma in Avvento rinnoviamo anche il nostro spirito di attesa dell’incontro definitivo con il Signore ricordandoci che la nostra vita avrà la sua pienezza quando potremmo contemplare il volto di Gesù in tutto il suo splendore.
L’Avvento di quest’anno 2024 si colora però di un clima diverso aiutandoci vivere l’attesa anche di un altro momento particolarmente ricco da un punto di vista spirituale. Infatti in questo periodo inizieremo un percorso di preparazione immediata all’apertura del Giubileo del 2025, a cui il Santo Padre ha dato come tema Pellegrini di Speranza. È importante prepararsi a vivere l’Anno Santo che il Papa aprirà la notte di Natale, perché si tratta di un tempo di grazia, cioè un periodo in cui il Signore manifesta in un modo particolare la sua misericordia verso di noi, offrendo alla nostra vita l’opportunità di cambiare, di rigenerarsi, d ripartire con un entusiasmo diverso che nasce dalla speranza che il suo Vangelo suscita nel nostro cuore.
Questo tempo liturgico sia vissuto con cura, con attenzione, in modo che ci conduca non solo a contemplare il mistero di un Dio che si è fatto bambino, “Dio con noi”, ma ad aprire il nostro cuore perché possiamo vivere con stupore l’opportunità che ci viene offerta di immergerci nella ricchezza di un anno santo, di un anno di grazia. Entriamo dunque nel tempo d’Avvento guidati dall’abbondanza dei testi liturgici e della Parola di Dio che la Chiesa mette a nostra disposizione e che cercheremo di farne tesoro anche come comunità parrocchiale. Gustiamo al meglio questo tempo d’attesa per essere pronti per iniziare un anno che, se glielo permetteremo con umiltà e astuzia evangelica, ci sorprenderà con la novità che scaturisce sempre dalla presenza operante del Signore che viene.

Spes: spalanchiamo la porta

PRIMA DOMENICA D’AVVENTO: ABITARE CON SPERANZA

Con la prima domenica di Avvento iniziamo il nostro percorso di vigile attesa del Natale, che quest’anno avrà come tema la Speranza. La speranza, come dice papa Francesco, è spesso difficile da definire, strettamente legata alla fede e alla carità, ma sappiamo anche che senza di essa non potremmo vivere. Ogni settimana la Parola di Dio parlerà alla nostra vita, suggerendoci un verbo ed un’emozione perché la speranza riecheggi nei nostri pensieri e nei nostri gesti.
Abitare è il verbo col quale vogliamo iniziare, e trepidazione è l’emozione con cui ci incamminiamo in questo percorso. Cristo viene ad abitare la nostra storia e noi lo accogliamo con trepidazione! Luca nel vangelo ci parla di segni, ci invita a stare attenti…allora cosa vuol dire abitare questo periodo con trepidazione? Significa vivere le nostre relazioni e impegni quotidiani abitati da un’attesa gioiosa, perché la venuta di Gesù riempie il nostro cuore di speranza nel futuro.

Cristo Re dell’Universo

La sovranità dell’umile amore

Potremmo chiederci: perché questa festa a conclusione dell’anno liturgico? Quale ne è il significato? Il fine di tutta l’opera redentrice per cui il Figlio di Dio è venuto nel mondo è quello di pacificare e riunire tutto il genere umano e di consegnarlo al Padre costituendo così il regno della vita e dell’amore. Questa festa vuole quindi manifestare il modo in cui si concluderà la storia della salvezza.
La sovranità di Cristo su tutto e su tutti è ben lontana da quella assunta dai re e dai potenti di questo mondo che spesso sono ingiusti, crudeli, oppressori e cercano una propria gloria anziché il vero bene degli uomini. Ci troviamo qui su un altro piano, in una dimensione spirituale: Cristo non governa opprimendo con superiorità ma è il Re pastore, cioè Colui che guida, sostiene e porta su di sé.
Egli infatti si manifestò veramente re dell’universo sulla croce, quando offrì se stesso in un abbraccio di amore che comprendeva tutto l’universo e liberò ogni creatura dalla schiavitù del male e della morte. Questo sacrificio di amore è sempre in atto, vale per ogni istante della storia e continua nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Il Signore continua a liberare e a redimere con la sua regalità di amore, perché il suo Regno non si afferma sulle realtà terrene mediante il dominio e il possesso, ma viene nei cuori, si manifesta nell’atteggiamento dell’amore e dell’umile servizio.

La vera gloria

Gesù è intronizzato sull’altura fuori di Gerusalemme con al fianco due ministri, che ricordano i collaboratori sempre presenti accanto ai troni dei re. Gesù però ha al suo fianco due malfattori, ed egli stesso è crocifisso come ribelle. Questa è la sua gloria! Tuttavia, proprio da questo trono regale Gesù esercita davvero il suo potere, che è il potere di salvare e di perdonare, il potere di togliere il peccato e aprire la porta del suo Regno eterno a chi, pentito, si affida a Lui. Regnare non significa dominare ma servire, beneficare, come Cristo ci ha insegnato, significa cioè vivere per la gloria di Dio e per gli altri, cercando senza posa tutto quello che manifesta la bontà del Signore, tutto quello che può rinnovare l’umanità e ridarle il suo vero volto e la sua somiglianza con Dio. Spesso, purtroppo, si considerano come conquiste e successi quanto invece ci allontana dal Signore, perché ci lasciamo attirare da ciò che soddisfa il nostro orgoglio, e finiamo così nel regno del superbo, mentre il Regno del Signore è per gli umili, è per quelli che non confidano in se stessi, ma si affidano a Lui sapendo di poter essere salvati solo per grazia e per misericordia. Bisogna aprire la porta del cuore, perché nella nostra vita regni il Signore e noi diventiamo come Lui capaci di amare, di soffrire e di offrire tutto quello che comporta la nostra esistenza, perché si compia il Regno di Dio e tutti gli uomini vi possano entrare.

Giornata Mondiale della Gioventù

Papa Francesco ai Giovani per la Gmg 2024: «La Speranza vince ogni ansia e stanchezza». «L’anno scorso abbiamo cominciato a percorrere la via della speranza verso il Grande Giubileo riflettendo sull’ espressione paolina “Lieti nella speranza”.  Proprio per prepararci al pellegrinaggio giubilare del 2025, quest’anno ci lasciamo ispirare dal profeta Isaia, che afferma: ”Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”».
È tutto orientato al Giubileo e al tema della “Speranza che non delude” il Messaggio di Papa Francesco ai giovani per la XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata nelle Chiese del mondo il prossimo 24 novembre 2024.

«Anche noi, oggi, viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato. – ha continuato il Papa nel suo Messaggio – Spesso a pagare il prezzo più alto siete proprio voi giovani, che avvertite l’incertezza del futuro e non intravedete sbocchi certi per i vostri sogni, rischiando così di vivere senza speranza, prigionieri della noia e della malinconia, talvolta trascinati nell’illusione della trasgressione e di realtà distruttive. Per questo, carissimi, vorrei che anche a voi giungesse l’annuncio di speranza: ancora oggi il Signore apre davanti a voi una strada e vi invita a percorrerla con gioia e speranza».

È la vita stessa di ciascuno ad essere un «pellegrinaggio», sottolinea il Santo Padre, «un viaggio che ci spinge oltre noi stessi, alla ricerca della felicità; e la vita cristiana, in particolare, è un pellegrinaggio verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene». Ma del cammino fanno parte anche la stanchezza, la fatica, a volte la noia della ripetitività. «In alcuni casi, a provocare ansia e fatica interiore sono le pressioni sociali, che spingono a raggiungere certi standard di successo negli studi, nel lavoro, nella vita personale. Questo produce tristezza, mentre viviamo nell’affanno di un vuoto attivismo che ci porta a riempire le giornate di mille cose e, nonostante ciò, ad avere l’impressione di non riuscire a fare mai abbastanza e di non essere mai all’altezza. A questa stanchezza si unisce spesso la noia.
Si tratta di quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai “sporcarsi le mani” con i problemi, con gli altri, con la vita. Questo tipo di stanchezza è come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti. Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!».

Davanti al rischio dell’apatia, data dalla stanchezza dal “deserto spirituale”, il Papa suggerisce ai giovani un antidoto. «La soluzione alla stanchezza, paradossalmente, non è restare fermi per riposare. È piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza. Questo è il mio invito per voi: camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono che riceviamo da Dio stesso: Egli riempie di senso il nostro tempo, ci illumina nel cammino, ci indica la direzione e la meta della vita».

Allora l’invito è, dunque, a mettersi in cammino verso il Giubileo «non da meri turisti, ma da pellegrini».
Il pellegrino, dice il Papa, «si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità. Il pellegrinaggio giubilare, allora, vuole diventare il segno del viaggio interiore che tutti noi siamo chiamati a compiere, per giungere alla mèta finale». «Vi esorto a vivere il pellegrinaggio con tre atteggiamenti fondamentali: il ringraziamento, perché il vostro cuore si apra alla lode per i doni ricevuti, primo fra tutti il dono della vita; la ricerca, perché il cammino esprima il desiderio costante di cercare il Signore e di non spegnere la sete del cuore; e, infine, il pentimento, che ci aiuta a guardare dentro di noi, a riconoscere le strade e le scelte sbagliate che a volte intraprendiamo».

In questo prossimo Anno Santo della Speranza, invito tutti voi a sperimentare l’abbraccio di Dio misericordioso, a sperimentare il suo perdono. E così, accolti da Dio e rinati in Lui, diventate anche voi braccia aperte per tanti vostri amici e coetanei che hanno bisogno di sentire, attraverso la vostra accoglienza, l’amore di Dio Padre.
Ognuno di voi doni «anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza», e così diventiate instancabili missionari della gioia».

Giornata Diocesana del Seminario

Tutte le parrocchie della nostra diocesi si uniscono sabato 23 e domenica 24 novembre nel vivere la Giornata del Seminario.
Una tradizione per noi molto lunga e ricca di coinvolgimento, che ricorda a tutte le Parrocchie che la vocazione nasce solitamente all’interno di un contesto comunitario, nel quale il seminarista ha vissuto una significativa esperienza di fede, e trova importante contributo nelle comunità cristiane, che la sostengono e alimentano in modo significativo.
Quale sono le finalità di questa giornata? La prima è pregare per le vocazioni e in particolare perché quanti il Signore chiama alla vita presbiterale possano rispondere con un sì generoso e radicale.
A questa si lega un’altra finalità importante ovvero pregare per il nostro Seminario, per gli educatori e i seminaristi in cammino.
Inoltre, questa Giornata diventa occasione per portare una sensibilità che possa essere una opportunità per tenere alta nelle nostre parrocchie l’attenzione vocazionale e nello specifico quella presbiterale. 
Infine, come altra finalità vi è quella di contribuire da parte di tutti con un sostegno economico al Seminario.
Il tutto nel desiderio grande che sia una bella opportunità per collaborare assieme per la vigna del Signore e contribuire a quella missione grande della Chiesa che san Giovanni Paolo II ricordava essere l’accompagnamento delle vocazioni, in particolare quelle al sacerdozio.

Giornata mondiale dei poveri

Papa Francesco ha scelto per la VIII Giornata Mondiale dei Poveri un motto particolarmente significativo per quest’anno dedicato alla preghiera, in prossimità dell’inizio del Giubileo Ordinario 2025: «La preghiera del povero sale fino a Dio» (Sir 21,5). Questa espressione, che proviene dall’antico autore sacro Ben Sira, diventa immediata e facilmente comprensibile. Il Papa ribadisce che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, che è attento e vicino a ognuno di loro. Dio ascolta la preghiera dei poveri e, davanti alla sofferenza, diventa “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia. Infatti, attesta ancora il libro del Siracide, «il giudizio di Dio sarà a favore del povero».
Nel suo Messaggio, Papa Francesco invita ciascuno a imparare a pregare per i poveri e a pregare insieme a loro, con umiltà e fiducia. La Giornata Mondiale dei Poveri è un’opportunità per prendere coscienza della presenza dei poveri nel nostro paese e nella nostra comunità, e per comprendere le loro necessità. Come sempre, il Papa fa cenno anche ai «nuovi poveri», che sorgono dalla violenza delle guerre, dalla «cattiva politica fatta con le armi», che provoca tante vittime innocenti.
Il Papa ribadisce che la preghiera deve trovare nella carità concreta la verifica della propria autenticità. Infatti, la preghiera e le opere si richiamano a vicenda: «se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce». È questa l’eredità che ci hanno lasciato tanti santi nella storia, come Santa Teresa di Calcutta, che ripeteva sempre come proprio la preghiera fosse il luogo da cui attingeva fede e forza per servire i poveri. Nel Messaggio troviamo anche l’esempio di San Benedetto Giuseppe Labre, “vagabondo di Dio”, povero tra i poveri, la cui urna si trova a Roma, nella chiesa di Santa Maria ai Monti.
Non dimentichiamo le persone che nel nostro paese e nella nostra comunità continuano a dedicare grande parte del proprio tempo all’ascolto e al sostegno dei più poveri. Sono volti concreti che, con il loro esempio, «danno voce alla risposta di Dio alla preghiera di quanti si rivolgono a Lui».
La Giornata Mondiale dei Poveri è anche un’occasione per ricordare ognuno di loro e ringraziare il Signore. Il Messaggio di Papa Francesco per questa VIII Giornata Mondiale dei Poveri, pertanto, invita tutti a una più seria attenzione spirituale verso i poveri, che hanno bisogno di Dio e di qualcuno che sia segno concreto del Suo ascolto e vicinanza. In questo anno dedicato alla preghiera, abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. Spesso parliamo di poveri e talvolta ci occupiamo dei loro bisogni materiali, è più sfidante pregare insieme a loro, renderli protagonisti delle nostre assemblee, delle nostre liturgie. È una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata. I poveri hanno molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro.