Santi Pietro e Paolo

Le chiavi di San Pietro, per legarci a Dio e liberarci dalla schiavitù

Nella festa dei Santi Pietro e Paolo, facciamo nostra la fede che riconosce in Gesù non un profeta, non un bravo educatore ma “Il Cristo il Figlio del Dio vivente”. Avere fede significa avere la fede di Pietro che non è frutto di educazione, intelligenza, ragionamenti, “carne e sangue” ma solo dono di Dio. E questo dono ci fa dire una cosa rivoluzionaria: Gesù non è un semplice profeta, un personal trainer dello spirito, un bravo educatore, un esperto incantatore di folle, ma è “Il Cristo il Figlio del Dio vivente”. Ecco perché questa solennità è la festa di un uomo che ha le “chiavi”, nel senso che la sua fede è davvero la chiave di lettura con cui si può realmente vivere e agire: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Legare e sciogliere non sono due modi opposti di agire, ma due modi differenti di fare la medesima cosa: a volte abbiamo bisogno di “legami” che ci salvino (questa è la Chiesa), e altre volte abbiamo bisogno di qualcosa che ci “sciolga” da ciò che ci tiene in schiavitù e impedisce la vita (questa è la Misericordia). Pietro non ha il potere di fare del bene o del male, ha il potere di fare solo il bene in tutte le sue forme: legando e sciogliendo.

Come Pietro e Paolo anche noi siamo la bellezza multiforme dello Spirito

La Chiesa fin dalle sue origini ha risposto alla tentazione dell’uniformità, quella cercata e rovinosamente crollata sotto la Torre di Babele, con la ricchezza della diversità, ricomposta nell’amore. E i santi apostoli Pietro e Paolo ne sono emblema e fondamento. È bello che lungo la storia la Chiesa abbia associato in unica festa i Santi Pietro e Paolo. Essi non solo rappresentano le colonne su cui si poggia la maggior parte dell’esperienza cristiana che conosciamo, ma sono anche il trionfo di quella diversità che la Chiesa fin da subito ha riconosciuto come ricchezza. Infatti in quanto a preparazione, a esperienza, a vissuto personale, a carattere, temperamento e scelte, Pietro e Paolo sono fondamentalmente diversi.
E quando ci si trova di fronte alla diversità la tentazione è sempre quella di voler uniformare a un unico modello, a un’unica idea, ad un’unica modalità. È la tentazione di Babele che pensa che il mondo sarà migliore solo se avrà un’unica lingua, un’unica cultura, un’unica torre. E questo a scapito della diversità e dell’unicità di ognuno. Il contrario di Babele è la Pentecoste. Infatti nell’esperienza del dono dello Spirito, tutti i popoli diversi comprendono il linguaggio degli apostoli senza rinunciare alla propria lingua natia. Ecco perché questa solennità è una festa importante per ognuno di noi, perché ci interroga su quella fraternità e comunione a cui siamo chiamati e che ci domanda di edificare la Chiesa ognuno con il proprio carisma, la propria storia, la propria diversità.
Il Vangelo ci narra le parole che Gesù pronuncia su Pietro, rendendolo la roccia su cui si fonda la Chiesa: “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Ma se a Pietro sono riservate le chiavi, a Paolo potremmo dire che Cristo ha consegnato la soglia.
Chi è più missionario di Paolo? In questo modo la Chiesa appare stabile e missionaria.
Capace di raccogliere e capace di spargere. Paolo e Pietro sono le due facce della stessa medaglia, per questo non possono essere pensati mai da soli.