Un tale ha posto a Gesù una domanda curiosa: «Sono pochi quelli che si salvano?». Potrebbe essere formulata in tanti altri modi, ed è una domanda che spesso anche noi facciamo, se non esplicitamene, in modo implicito: “Quanti sono quelli che si salvano? oppure, chi si salva?”. Rispondiamo tante volte che tutti si salvano. Non è questa la risposta di Gesù. Questa risposta è rassicurante: “Dio è buono e salva tutti – quindi siamo tutti sicuri di salvarci – di conseguenza (si pensa come sottinteso) ognuno faccia quello che vuole, perché tanto è la stessa cosa”. Non c’è nessuna differenza, qualunque comportamento va bene; ognuno ha le proprie idee, i propri gusti e comunque ci si comporti tutti si salvano. Ma non è ciò che ha insegnato Gesù il quale, nel brano sopra citato, è molto severo, dicendo che molti cercheranno di entrare ma non ci riusciranno, molti si illuderanno di entrare nel regno di Dio a qualunque condizione ma non ci riusciranno perché il padrone di casa chiuderà la porta. Addirittura Gesù si rivolge ai suoi ascoltatori con un discorso diretto, li chiama in causa di persona e li provoca: «Voi rimasti fuori busserete: “Signore aprici!”, ma da dentro il Signore vi dirà: “Non so di dove siete”». Questa è una frase che merita attenzione.
Gesù mette in bocca al Signore, dietro la porta chiusa, questa affermazione: «Non so di dove siete».
Corrisponde a “non vi conosco, non siete dei miei”. Ma usa l’avverbio di dove per indicare l’origine.
Se io chiedo a una persona: “Di dove sei?”. La risposta più semplice che mi può dare è quella di indicarmi il paese di provenienza. Ma non è questa la risposta che vuole il Signore.
“Di dove siete?” non vuol dire “da quale paese venite?”, ma: “da dove traete origine? Qual è il principio del vostro pensiero, del vostro atteggiamento? Da chi avete preso?”. È una domanda importante che riguarda l’origine genetica del nostro stile di vita, è una domanda che talvolta si può rivolgere ai bambini, quando i genitori si accorgono che i ragazzi hanno degli atteggiamenti strani; allora ci si domanda: “Ma da chi ha preso?”. In genere si trova qualche ascendente a cui assomigliano: “Questo aspetto negativo del carattere deve averlo preso da questo e da quello”. È ciò che Gesù intende chiederci: “Da chi avete preso? Col vostro atteggiamento, col vostro modo di pensare, con lo stile della vostra vita, da chi avete preso?”. Se siamo figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo, dovremmo aver preso da Lui; se Dio è la nostra origine, noi veniamo da Lui e abbiamo preso da Lui; se Cristo è il nostro fratello, allora noi gli assomigliamo. Ma se non gli assomigliamo, se non abbiamo preso da Lui, veniamo da qualche altra parte! È un problema; è questo che ci tiene fuori dal Regno, se non prendiamo da Dio, se non impariamo a vivere con lo stile di Gesù. Pertanto ci viene chiesto un allenamento importante per cambiare i nostri atteggiamenti, per non seguire semplicemente ciò che ci viene istintivo e naturale, ma imparare ad essere come dobbiamo.
Questo allenamento potrebbe cominciare dai pensieri, dalle reazioni che abbiamo ai vari eventi.
Quando capita qualche cosa che ci turba, che ci dispiace, magari che ci offende, ci vengono dei pensieri. Impariamo ad analizzare i nostri pensieri, impariamo a valutare le nostre reazioni … se sono arrabbiato, perché mi sono arrabbiato? Mi è venuto in testa un pensiero violento, perché mi è venuto? Ancora meglio, da dove viene questo pensiero? Questo atteggiamento viene da Dio o viene dal nemico? Questo mio modo di pensare – mi è venuta voglia di fargliela pagare, di restituire quello che mi ha fatto con un altro sgarbo – questo mio pensiero viene da Dio? È il Signore che me lo ha ispirato? Appena mi faccio questa domanda, subito sono capace di rispondermi: “No. Questa idea non viene da Dio”. E allora? Allora, la lascio perdere. Se impariamo a valutare i nostri sentimenti e a considerare da dove vengono, diventiamo capaci di distinguere il bene dal male, di respingere ciò che viene dal nemico e valorizzare ciò che viene da Dio.
Di fronte ad un sentimento che nasce in me, devo domandarmi: “Da dove viene? Perché ho reagito così?
È una reazione conforme allo stile di Gesù Cristo o contraria al suo modo di pensare? Io voglio essere come Gesù e allora se i pensieri che mi vengono non sono conformi a Lui, li respingo, li scaccio, li combatto, non li seguo.
Questo diventa l’atteggiamento corretto con cui posso seguire il Signore.
E quando un giorno busserò alla sua porta non mi sentirò dire: “Non so di dove sei, hai sempre fatto di testa tua, hai sempre seguito le tue idee, adesso arrangiati” … sarebbe tremendo trovare la porta chiusa quando ormai è tardi. Pensiamoci finché siamo in tempo. Impariamo a pensare, a sentire, a parlare, ad agire come il Signore Gesù, per essere veramente figli di Dio e fratelli suoi.