Un nuovo anno, un altro che si aggiunge a quelli che abbiamo attraversato. Che cosa ci riserverà? Solo Dio lo sa.
In ogni caso non rimarremo inerti, passivi: ad ognuno Dio ha affidato un compito per costruire una terra ospitale e fraterna. Che cosa vogliamo dire, in effetti, quando ci auguriamo: «Buon anno»? Conosciamo il vero valore del tempo. Ci viene donato per preparare l’eternità. È ritmato da avvenimenti che ci fanno progredire sul nostro cammino.
Il nostro augurio diventa così un impegno: a cogliere nel profondo di questo mondo, nonostante le sue ferite e le sue zone d’ombra, i segni tangibili della pace e della luce di Dio; a essere attenti a tutte le meraviglie di Dio che sono attorno a noi. Non rilevarle, non parlarne significa fornire uno spazio maggiore al male. Il nuovo anno, dunque, sarà un buon anno solo a queste condizioni, se ci preparerà all’eternità.
▶ Dio, fonte di ogni benedizione. Nelle diverse vicende della storia Dio non abbandona gli uomini al loro destino, ma garantisce la sua presenza. Li accompagna, cammina con loro, cioè “fa grazia” perché rivela la sua misericordia smisurata e dona loro la pace, cioè un’armonia sconosciuta: con lui, con gli altri uomini e con se stessi. Non possiamo prevedere ciò che ci accadrà nei giorni che ci stanno davanti e tuttavia non siamo smarriti e angosciati. A rassicurarci è la benedizione del Signore, cioè il suo amore. Più forte del nostro peccato, della nostra ingratitudine, della nostra fragilità. Sì, perché Dio ci ama incondizionatamente. Egli ha mandato il suo Figlio per fare di tutti gli uomini i suoi figli. E attraverso lo Spirito rende intima e profonda la nostra relazione con lui.
▶ All’insegna della gratuità. La gratuità è la verità dell’amore di Dio, ed è al tempo stesso la verità del nostro amore. Soltanto chi comprende questa gratuità nativa, originaria, dell’amore, è in condizione di comprendere Dio e se stesso. Ora, l’uomo è fatto per donarsi gratuitamente, totalmente e, quindi, nel farsi gratuità trova la verità di se stesso, tocca il suo essere “immagine” di Dio: Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. Come vivremo questa realtà nell’anno che ci sta davanti? Ci volgeremo totalmente e gratuitamente agli altri. E non solo perché si tratta di un comandamento, l’unico che Gesù ci ha lasciato, ma perché questa in fondo è la nostra vocazione, è l’unico modo di realizzare veramente la vita.
Vivremo la gioia di essere gratuitamente amati da Dio e, nello stesso tempo, la gioia (e la fatica) di donarci e di servire. Annunceremo il Vangelo di Gesù attraverso la gratuità del nostro amore, perché questo è il risvolto umano, tangibile, visibile di come Dio ci guarda e di come troviamo, in questo sguardo, la nostra consistenza. L’intera realtà poggia sulla gratuità: non sull’interesse e sul guadagno, sul rigidamente pattuito, ma sul dono. L’uomo e il mondo hanno bisogno di gratuità, e ce n’è poca. Certo, hanno bisogno anche di giustizia. Ma ci sono situazioni e atteggiamenti che non si possono racchiudere in leggi e contratti. L’aiuto fornito ai più bisognosi e trascurati, la pazienza e la generosità con cui vengono trattati i malati, la semplice cordialità di un saluto e di una risposta sorridente, profumano di gratuità e rendono bella la vita.
L’anno nuovo sarà, nonostante tutto, un anno di grazia, se saremo disposti ad accogliere la Buona Novella e a lasciarci trasformare dal suo amore!