Epifania del Signore (1)

“Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo”.
Abbiamo visto e siamo venuti: qui sta la grande lezione di questi anonimi “predicatori” biblici. Hanno agito di conseguenza, non hanno frapposto indugio.
Se si fossero messi a calcolare a uno a uno i pericoli, le incognite del viaggio,
avrebbero perso la determinazione inziale e si sarebbero persi in vane
e sterili considerazioni. Hanno agito subito ed è questo il segreto
quando si riceve una ispirazione di Dio.

Vanno per “Adorarlo”. Questo termine riveste un profondo significato teologico, nel contesto del Natale, che doveva essere ben chiaro nella mente dell’evangelista Matteo.
Egli lo usa di nuovo, quando dice che “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”. I Magi conoscevano bene cosa significa “adorare”, perché la pratica era nata proprio tra loro, nelle corti d’oriente. Significava tributare il massimo onore possibile, riconoscere a uno la sovranità assoluta. Il gesto era riservato perciò solo ed esclusivamente al sovrano. È la prima volta che questo verbo viene impiegato in relazione a Cristo nel Nuovo Testamento; è il primo, implicito ma chiarissimo, riconoscimento della sua divinità.
I Magi non sono mossi dunque da curiosità, ma da autentica pietà. Non cercano di aumentare la loro conoscenza, ma di esprimere la loro devozione e sottomissione a Dio.
Anche oggi l’adorazione è l’omaggio che riserviamo solo a Dio.
Noi onoriamo, veneriamo, lodiamo, benediciamo la Madonna, ma non la adoriamo.
Questo è un onore che si può tributare solo alle tre persone divine.
L’adorazione è un sentimento religioso da riscoprire in tutta la sua forza e bellezza.
È la migliore espressione del “sentimento creaturale” ritenuto da alcuni il sentimento che è alla base di tutta la vita religiosa. Molti usano questa parola con troppa leggerezza: “Io adora andare a pesca, adoro il mio cane”. Dicono di creature umane “il mio adorato bene”. Non dico che si fa ogni volta peccato, ma certamente non indica una grande sensibilità religiosa.