Pentecoste

Cinquanta giorni dopo la Pasqua, solennità della Pentecoste, celebriamo una festa fondamentale e decisiva della nostra fede cristiana. La Pentecoste è il culmine della Pasqua. 
È una festa che, per noi cristiani è tanto importante come la Pasqua stessa e il Natale. Certo, ognuna di queste solennità è inscindibilmente legata all’altra, ma ciascuna ha una sua specificità, che la rende affascinante e preziosa. Ecco, la Pentecoste è la festa dello Spirito, il dono di Dio, che ci costituisce nella Chiesa testimoni della Pasqua di Gesù.

«Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo», dice uno dei passaggi della ‘Sequenza’. Lo Spirito viene descritto da Gesù con questa espressione: «il Paraclito», una parola greca che significa sia ‘consolatore’ sia (avvocato) difensore. Questo significa che lo Spirito ci è ‘dato’ in un tempo difficile, un tempo di prova, un tempo arduo, un tempo che ci mette alla prova. È il nostro tempo.

È il tempo difficile della Chiesa. È il tempo difficile della testimonianza. Che cosa significa ‘Paraclito’ lo dice molto bene la Sequenza: «nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto». Fatica, calura opprimente, pianto … sono pane quotidiano della nostra vita. Lo Spirito non ci toglie queste ‘prove’, ma ci dà il vigore di resistere e di affrontarle, attraversandole: è riposo quando siamo affaticati, quando non vediamo il frutto delle nostre opere, dei nostri sforzi; quando ci pare di essere inconcludenti e inefficaci. Lo Spirito è riparo nella calura: ci offre un’ombra di ristoro, per recuperare le forze; ci offre un po’ di sollievo quando viene meno il vigore del cammino. Lo Spirito, ancora, ci offre conforto quando siamo toccati e ‘commossi’ da un dolore che ci fa piangere, ci sovrasta, ci stende a terra, e sembra non esserci nessuna altra consolazione se non il pianto.

Lo Spirito può essere ‘Paraclito’, però, solo perché è lo «Spirito della Verità». Gesù dice che, senza lo Spirito, noi non abbiamo la forza di portare il peso delle sue parole. Le ascoltiamo, ma non diventano nostre, perché ci sembrano pesanti, difficili, se non impossibili. Lo «Spirito di Verità» non dice cose diverse e nuove, rispetto a Gesù. Egli, dice Gesù: «prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Le parole di Gesù, che sono la Parola del Padre, sono le parole dello Spirito. Egli ci permette di accoglierle, di farle nostre, di comprenderle sempre di più, di gustarne i colori e le sfumature, di comprenderne la bellezza. Perché lo Spirito è Luce: «manda a noi … un raggio della tua luce», dice la Sequenza. E ancora: «O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli».  Lo Spirito è luce che ci invade, nel profondo, perché possiamo amare e gustare la Verità di Gesù.