Giovedì Santo

Il giovedì, al mattino, viene celebrata una sola Eucaristia in Cattedrale a Lodi, per la consacrazione degli Oli Santi e la memoria del Sacerdozio. 

Vengono benedetti: il crisma, olio d’oliva o di altre piante misto ad essenze profumate, olio che consacra nel battesimo, nella cresima, nell’ordine e nei segni dell’altare e dell’edificio chiesa; l’olio per i Catecumeni, che conferisce la forza dello Spirito per la lotta contro il male; l’olio degli infermi che dona lo Spirito Santo per offrire in sacrificio il proprio dolore, strappargli la sua negatività e farlo divenire redenzione e salvezza unendolo a quello di Gesù, guarendo lo spirito e spesso anche il corpo dei fedeli.
All’inizio della Messa nella Cena del Signore, sono recati in processione gli Oli nuovi che tutta la comunità saluta ed accoglie.
Il Giovedì è il giorno della costituzione dell’Eucaristia (prese il pane, lo spezzò, lo diede loro e disse: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”), quando Gesù, radunati i suoi discepoli, prende un oggetto di uso comune – come il pane – e lo offre in sacrificio come suo corpo. E poi il comando a farne memoriale: “Fate questo in memoria di me”. Da quel semplice pane offerto al Padre da Cristo, nasce l’Eucaristia! Ma il Giovedì incontriamo anche un altro simbolo: l’acqua con cui il Signore – chinatosi – lava i piedi ai suoi discepoli, lasciandoci l’insegnamento citato in Gv 13, 14: “Se vi ho lavato i piedi, io Signore e Maestro, quanto più voi avete il dovere di lavarvi i piedi l’un l’altro”.
Il Signore Gesù ci insegna che servire è regnare!

Appuntamenti del Giovedì Santo

Ore 8.00: Canto dell’Ufficio e delle Lodi mattutine in Chiesina

Ore 21.00: MESSA IN COENA DOMINI

Accoglienza degli Oli benedetti dal vescovo la mattina in Cattedrale a Lodi. Lavanda dei piedi ai bambini/e di 4 elementare. La celebrazione si concluderà con la Processione del Santissima Sacramento che terminerà in Chiesina. Breve momento di adorazione Comunitaria. Il Santissimo resterà esposto in Chiesina fino alle ore 23.30 per l’adorazione personale e silenziosa.

Capite quello che ho fatto per voi?

Il triduo della Settimana Santa è il momento più importante di tutto l’anno liturgico, è il momento in cui si realizza pienamente quel mistero di morte e risurrezione di un Dio fatto uomo che si dona per la nostra salvezza. Cristo ha sempre manifestato il suo grande amore per l’umanità, anche durante la vita pubblica, ma in modo particolare lo ha fatto nella donazione piena di se stesso, attraverso la passione e la morte. La Celebrazione Eucaristica di questa sera, chiamata in Coena Domini, la Cena del Signore, ci ricorda l’ultima Cena di Gesù, l’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli, giunto al momento culminante della sua missione, afferma: ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi. Sapeva benissimo che quella cena sarebbe stata l’ultima Pasqua, l’ultimo pasto con i suoi discepoli, ma
voleva che essi comprendessero il significato della passione, della morte e della risurrezione che da li a poco avrebbe vissuto. Gesù in questa ultima cena compie dei gesti, pone dei segni, perché i dodici possano comprendere quanto veramente amava loro e l’umanità intera. L’evangelista introduce il racconto della cena facendo una considerazione: Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Potremmo intendere questa frase in senso strettamente cronologico: Gesù ha amato i discepoli fino alla fine della sua vita. Ma potrebbe anche essere intesa in senso qualitativo: li ha amati in modo smisurato, li ha amati in modo infinito, li ha amati con tutto se stesso, donando questo amore attraverso l’Eucaristia, attraverso la lavanda dei piedi. Soffermiamo la nostra attenzione su questi due segni.

“Preso il pane”, dice il Vangelo, “lo benedisse, lo spezzò, lo diede loro: prendete e mangiate questo è il mio corpo”. Gesù si rende presente in quel pane donandosi come cibo ai suoi apostoli e poi a tutta l’umanità. “Questo è il mio corpo”. Gesù non si è voluto risparmiare per noi, si è fatto crocifiggere, ed ha addirittura “inventato” un sistema -che solo Dio poteva conoscere e attuare- per rimanere con noi, per essere nostro nutrimento, per darci sempre la forza di comprendere il suo amore e per stimolarci ad amare come lui ci ha amati. Allo stesso modo prese il calice, lo benedisse lo diede loro dicendo “prendete e bevetene questo è il mio sangue della nuova alleanza”. Il sangue per gli ebrei è segno di vita: Gesù dona se stesso non per la morte ma per dare vita nuova ai suoi discepoli, per stipulare così un’alleanza nuova, un’alleanza che non necessitava dell’immolazione di tori, agnelli o di altri animali, ma che veniva suggellata dal corpo e dal sangue di Cristo offerti per amore nostro. L’Eucaristia è dunque il primo segno, un segno che ci mostra quanto Cristo ci ha amati, quanto continua ad amarci rimanendo con noi nel segno sacramentale del pane e del vino che ripresentano il suo mistero di morte e di risurrezione.

Ma c’è un altro segno che Gesù pone. Giovanni racconta che, durante la Cena, il maestro si alza, cinge un grembiule attorno ai fianchi ed inizia a lavare i piedi ai discepoli. Non è un segno di secondaria importanza, o semplicemente un atto puramente rituale. Assume invece una certa rilevanza: ai tempi di Gesù i piedi venivano lavati quando si rientrava in casa dopo esser stati fuori, non durante il pasto. Quindi l’azione del maestro non ha niente a che vedere con il lavaggio rituale che veniva fatto per gli ospiti quando arrivavano a casa per partecipare al banchetto, al pranzo o alla cena. È qualcosa di particolare: Gesù vuole porre un segno che rimanga impresso nella memoria e nel cuore dei suoi discepoli. Si china e lava i piedi a tutti e dodici. Questo è il comandamento che Gesù ci lascia, estremamente difficile da attuare. La nostra superbia, molto spesso, impedisce di sottometterci, di chinarci, di farci piccoli dinanzi ai nostri fratelli…eppure lui, che è il Maestro e il Signore, non ha avuto vergogna di umiliarsi a lavare i piedi ai suoi discepoli. È importante notare che dopo aver istituito l’Eucaristia, Gesù ordina “fate questo in memoria di me”, ed anche dopo aver lavato i piedi ai dodici raccomanda “fate come ho fatto io”. Potremmo dire che, per certi aspetti, Gesù accomuna l’Eucaristia alla lavanda dei piedi. L’Eucaristia deve essere ripetuta e riproposta in eterno, per tutta la vita della Chiesa fino alla fine dei tempi, ma è importante collegarla al segno della lavanda dei piedi, cioè collegarla alla necessità di vivere in umiltà.