Il canto…

Gli Atti degli Apostoli così scrivono: “Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il tempio, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo”. Il canto da sempre è stato espressione di comunità. Insieme si canta lo stesso canto. Si può parlare in modi diversi e con parole diverse. Il canto rinsalda l’unione del gruppo. Quindi non cantare per cantare, non un fatto tecnico freddo, ma il canto racchiude tutte le diverse espressioni dell’uomo e del suo essere. Un cuore che canta, loda, è in festa e vive nell’amore.
Il canto è scuola di socialità che educa all’unione delle voci e dei cuori, alla comunione fraterna.
Il canto e la musica esprimono la comunità, favoriscono la fusione, danno fervore alla preghiera; essa, nella celebrazione, “acquista una espressione più gioiosa, il mistero della sacra liturgia e la sua natura gerarchica e comunitaria vengono manifestati più chiaramente, l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci, gli animi si innalzano più facilmente alle cose celesti e la celebrazione prefigura più chiaramente la liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste”.

S. Cecilia, patrona della musica, dei musicisti e dei cantanti

Cecilia nacque da ricchissima famiglia alle falde del Gianicolo, e quivi fra agi e comodità fu educata dai più rinomati maestri di Roma. Fattasi segretamente cristiana, andava ogni giorno più distaccando il suo cuore dalle cose terrene. Costretta a sposarsi, durante le feste del matrimonio, mentre tutti l’attorniavano per festeggiarla e cantavano inni pagani, essa in cuor suo cantava un cantico di amore al suo mistico e vero sposo, Gesù Cristo. Quando fu sola con Valeriano gli disse: «Sappi che io sono cristiana e già da molto tempo ho consacrato a Gesù tutto il mio cuore… Egli solo è il mio sposo, e tu devi rispettare il mio corpo, perché io ho sempre vicino a me un Angelo del Signore che mi custodisce e mi difende».
Valeriano non solo promise di custodire intatta la purezza della sua castissima sposa, ma si fece ferventissimo cristiano ed istruì e fece battezzare anche suo fratello Tiburzio. Continuava intanto la persecuzione: Valeriano ed il fratello Tiburzio furono decapitati, mentre Cecilia fu condannata a morire asfissiata nella sua stessa camera da bagno. I soldati eseguirono l’ordine, ma aperta la camera dopo un giorno e una notte trovarono la Santa sana e salva come se avesse respirata aria purissima. Comandò allora Almachio che un littore le troncasse il capo. Andò il littore, vibrò ben tre colpi, ma non riuscì a staccare completamente la testa dal busto, per cui terrorizzato si allontanò lasciando la Santa in una pozza di sangue.
I fedeli accorsi, raccolsero con pannolini il sangue della Martire, come preziosa reliquia e soccorsero Cecilia che visse ancora tre giorni, pregando ed incoraggiando gli astanti ad essere forti nella fede.
Finalmente, consolata dal Papa Urbano a cui donò la propria casa affinché fosse trasformata in chiesa, placidamente spirò, e andò a cantare eternamente le lodi al suo amato sposo Gesù.

Santa Cecilia è nota per essere la patrona della musica un’affiliazione che le è stata attribuita grazie ad un brano della Passio nel quale, descrivendo il suo matrimonio si dice: «Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa». Fu così che da questo canto le venne attribuito l’appellativo di patrona della musica.

Santa Cecilia: patrona della musica e del canto

La vitalità di una comunità si riconosce anche dal canto. Cantare richiede l’impegno totale della persona. In particolare nelle festività e nelle solennità, i canti spronano a esprimere la propria gioia per la festa in tonalità alte. Ci sono persone che credono di non saper cantare. Ma se sto in silenzio in una comunità che canta, interiormente mi autoescludo. E questo non fa bene alla mia anima.

Nelle celebrazioni si dovrebbe dare peso a una buona cultura del canto e a una buona musica sacra. In questo compito deve esserci senz’altro varietà… E bisogna prestare la massima attenzione affinché i canti siano convincenti sul piano del testo e commuovano i cuori su quello della melodia.

I canti della messa non devono essere solo qualcosa di puramente cerebrale, ma non toccavano i cuori delle persone.  È importante che i canti esprimano la fede e l’anelito. Cantando è bello anche entrare in contatto con la fede di coloro che ci hanno preceduto, con una generazione di padri e madri.

Ciò rafforza la fede e da la sensazione di partecipare, nel canto, della forza della fede degli antenati. Con il nostro canto, ci uniamo anche al canto di lode degli angeli e dei santi. Mentre noi cantiamo qui sulla terra da credenti, coloro che ci hanno preceduto nella morte cantano da contemplanti.

Per una decorosa messa c’è bisogno di tutto: di riti celebrati in maniera credibile, della sensibilità per la situazione concreta delle persone e di buona musica. La bellezza è un aspetto essenziale del sacro. La bellezza vuole essere contemplata, ma anche ascoltata. La liturgia è un’opera d’arte totale, in cui tutti i sensi vogliono essere toccati, in particolare anche l’udito, affinché, nell’ascoltare, diamo sempre più ascolto a Dio.