Scuola: ripartire in tempo di virus

Nelle celebrazioni eucaristiche di domenica 13 settembre avremo un ricordo per tutti gli insegnanti, studenti e personale di servizio.

A settembre si torna in classe. Quest’anno lo si farà in un clima di incertezza e comprensibile preoccupazione. Non sarà semplice per nessuno: sia per gli studenti, ma anche per i professori e tutti i collaboratori. Tanti pensieri accompagnano questi giorni di attesa. Con le giuste e doverose precauzioni si parte. Saranno necessari anche i primi tempi per capire i giusti atteggiamenti e comportamenti. Ci sarà evidentemente tanta pazienza, comprensione e calma da parte di tutti.

In questo contesto vorrei prendere in considerazione un tipo di senso, di cui tutti siamo dotati: il senso critico. Senso critico. In apparenza un parolone come tanti: suona come qualcosa di grosso, forse ci è anche un po’ difficile capire di che si tratta. Proviamo a scomporre il “parolone” e vediamo se la cosa ci sarà d’aiuto.

Senso: che cosa mi dice questo termine? Da vocabolario si tratta della capacità di avvertire l’azione prodotta da uno stimolo esterno. Una reazione, dunque, a qualcosa che la nostra esperienza quotidiana ci trasmette.

Critico: che ha a che fare con la critica, dunque in qualche modo con il giudizio, con una lettura ‘ragionata’ della realtà.

Se vogliamo tentare una definizione “a spanne”, senso critico è l’esercizio di una critica, nel senso positivo del termine, verso quanto viviamo nel nostro quotidiano. Vivere il quotidiano con attenzione, con gli occhi aperti, sapendo discernere ciò che è buono e quello che non va o potrebbe migliorare. Credo che, oltre alle lezioni, la scuola sarà un ulteriore opportunità per aiutare i ragazzi a sviluppare questo senso critico e a capire cosa potrebbe insegnare di positivo e costruttivo questo tempo che stiamo attraversando. Nelle difficoltà, nelle ristrettezze, forse la vita giovane, come quella adulta, potrebbe trarne beneficio se saprà raccogliere i valori presenti.

“Perché studiare?”.

Una possibile risposta – apparentemente banale –  a questa domanda di senso è: dobbiamo studiare perché siamo studenti. È’ il nostro dovere. È il posto dove stiamo qui e adesso. È quello a cui siamo chiamati. In questo tempo. Ma perché? Se è questo il nostro compito, dobbiamo studiare e studiare bene, nel modo più coscienzioso ed intelligente possibile, cioè esercitandoci a “leggere nelle cose” (intelligenza, in latino, vuol dire proprio questo!). Perché studio è anche ricerca della verità: studiamo per dare una risposta a quella sete di verità che ogni uomo porta dentro di sè. Lo studio a scuola ci aiuta in questo senso, anche se a volte non capiamo perché dobbiamo studiare certe materie.

Questa ricerca della verità assume un valore tutto speciale per gli studenti cristiani. Noi cerchiamo la verità, come in fondo tutti gli uomini. Ma Gesù stesso ha detto: “Io sono la Verità”. Per noi, allora, cercare la verità è, in un certo senso, cercare Gesù stesso! Chi ama Gesù, ama anche lo studio come mezzo per arrivare a Lui.

Lo studio, allora, serve per imparare a riconoscere il Signore all’opera tra le pieghe della Storia, per contemplarlo nella bellezza dell’arte e nella perfezione del Creato e dell’opera dell’intelligenza umana. Per servirlo nei fratelli in maniera competente, dove Lui vorrà.