Beata Vergine Maria Addolorata

Spesso una madre, addolorata per la sofferenza del figlio, soffre più del figlio stesso. È questo l’effetto dell’amore: di assumere in sé il dolore altrui e far sì che, con l’aumento del dolore, più dell’altro soffra colui che lo compatisce, al punto che spesso desidera soffrire lui solo, affinché l’altro non soffra. Nella sofferenza della compassione, l’anima di chi partecipa è divisa in qualche modo da se stessa e in se stessa.  Poiché quando soffre una persona amata, per associarsi al suo dolore, l’anima le si dona ed esce da sé spinta dalla compassione, per unirsi a lei e soffrire al suo posto. E, in certo modo, mostra di appartenere a  colui con il quale si è compenetrata per il sentimento di compassione, come se vivesse in quello di cui sente il tormento.  Perciò il vecchio Simeone, profetizzando di Cristo, disse: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione»; e subito, rivolgendosi alla Beata Vergine, aggiunse: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34.35); cioè: la tua anima, quasi fosse la sua, sarà trafitta da una spada. Si può anche intendere così: la tua stessa anima, cioè la tua propria anima sarà trafitta da una spada. Infatti la Madre di Dio, che sapeva amare più di tutti, come anche più di tutti era amata, soffriva con il  Figlio morente come fosse lei stessa a soffrire. Il suo dolore era proporzionato al suo amore. Amando il Figlio più di se stessa, portò nel cuore con un intimo dolore tutte le ferite che erano inferte al corpo del Figlio. Il suo martirio fu la passione di Cristo. La carne di Cristo era in certo senso la carne sua, cioè carne della sua carne, e dopo che il Cristo l’ebbe assunta da lei, essa la amò in Cristo, più della propria in sé. Quanto più amò, tanto più soffrì. Patì nel cuore più di quanto un martire soffra nel corpo, perciò risplende per il singolare privilegio del glorioso martirio. Gli altri martiri sono giunti alla perfezione col martirio della propria morte; lei offrì alla passione la carne della sua carne per la salvezza del mondo, e nella passione e per la passione di Cristo la sua anima fu così invasa dalla violenza del dolore che, come consumata nello stesso martirio col Cristo, si può credere che abbia meritato la più alta gloria dei martiri, dopo Cristo.