All’approssimarsi dell’estate anche i quotidiani e i settimanali tradizionalmente seri cedono alla tentazione dell’effimero e consacrano testi e immagini a quello che sembra essere il dilemma di ogni futuro vacanziero: come affrontare con un fisico presentabile il prossimo appuntamento con la spiaggia? La risposta a un tale quesito va dai consigli sugli esercizi ginnici più appropriati, alle diete più efficaci e all’abbigliamento maggiormente in grado di nascondere certe imperfezioni. La chiesa ha un suo modo abbastanza curioso di affrontare domande del genere. Nel bel mezzo del mese di agosto ci propone l’icona di Maria Vergine, assunta in cielo. È una scelta che decisamente spiazza tutti i cultori dell’effimero, ma non rinuncia ad andare al nocciolo della questione. Spiazza perché il problema non viene affrontato ponendosi come termine di riferimento quest’estate o la prossima, ma la vita eterna, quello che avviene a ciascuno di noi dopo la morte. Spiazza perché senza dare alcuna ricetta magica, propone ciò che rende veramente “presentabile” per sempre il nostro corpo.
In tal modo si va dritti ad affrontare il problema vero, non solo qualche aspetto superficiale.
L’obiettivo, del tutto pretenzioso, viene raggiunto attraverso una narrazione che ci mette davanti due donne molto dissimili fra loro. Una anziana, Elisabetta, e una molto giovane, Maria.
Una viene dalla Galilea, l’altra risiede vicino a Gerusalemme. Una è moglie di un sacerdote del tempio, l’altra è sposa di un carpentiere. Che cosa ci può essere in comune tra queste due donne? Nel loro corpo sta accadendo qualcosa di straordinario, che ha a che fare con Dio. Sì, il bambino che ognuna si porta in grembo è un dono suo. Queste due donne, incontrandosi, lasciano spazio alla loro gioia ed esprimono, ognuna a modo suo, la loro gioia. È una gioia che trova nella fede la sorgente, perché in fondo si volgono verso Dio e gli esprimono il loro entusiasmo e la loro riconoscenza.
Con il dogma dell’Assunzione la chiesa ci ricorda che colei che è la Madre di Dio, la madre di Gesù, ha conosciuto subito, corpo e anima, la trasfigurazione della gloria. Ecco dunque la ricetta per rendere “presentabile” il proprio corpo: questa fiducia in Dio che consiste nell’abbandonarsi a lui e nel fare del proprio corpo uno strumento di vita, di amore, di dolcezza, di generosità e di bontà.
