Il Signore è il tuo custode (4)

1 Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? 2 Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. 3 Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. 4 Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele. 5 Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. 6 Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. 7 Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. 8 Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

Salmo 121

Dal v. 3 però un evidentissimo salto grammaticale. Nella prima parte è il pellegrino che parla in prima persona singolare; nella seconda parte interviene un’altra voce, in terza persona: «Non lascerà vacillare il tuo piede…». Nella prima sezione il pellegrino riflette tra sé e sé, si autoincoraggia. Nella seconda una voce si rivolge a lui, una voce esterna che gli promette la presenza di Dio e la fedeltà del suo aiuto.

La custodia di Dio abbraccia tutta la vita dell’uomo Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita: questa custodia di Dio abbraccia tutta la vita dell’uomo. Innanzitutto tutta la sua corporeità. A questo riguardo è interessante osservare che ognuna delle quattro strofe del salmo inizia nominando un membro del corpo umano, anche se, ancora una volta, la traduzione italiana ci inganna un poco. Infatti, nella prima strofa abbiamo gli occhi;  nella seconda il piede; nella terza c’è la mano (traduciamo sta alla “tua destra” ma in ebraico si dice più precisamente sta dalla parte della tua mano destra); infine nella quarta strofa, laddove leggiamo “il Signore proteggerà la tua vita” il testo ebraico dice: proteggerà la tua gola, o il tuo collo, che nella mentalità biblica è la sede del respiro e dunque della vita. Davvero la custodia di Dio abbraccia tutto l’essere dell’uomo.

E ritorniamo ancora agli ultimi versetti segnati da espressioni complementari: «il sole… la luna», «la notte… il giorno», l’ “entrare e l’uscire”, il «da ora… per sempre», “il salire e il scendere”. La presenza di questi binomi conferisce al Salmo un ritmo ondulatorio, oscillatorio come quando si culla un bambino. Dio culla il suo fedele. Nell’altalenarsi della vita mai uguale in se stessa, in perenne movimento, il pellegrino ha la certezza d’ essere sempre cullato dalle braccia di Dio. E ancora: Dio custodisce tutto ciò che l’uomo fa: Il Signore ti custodisce quando esci e quando entri. Due poli opposti – entrare/uscire – che significano qualsiasi cosa l’uomo faccia. L’uomo può affidarsi al va e vieni della vita, perché il Signore custodisce questo andirivieni che non gira a caso. L’immagine stessa dell’entrare e dell’uscire allude di per sé a tutta la parabola della vita dell’uomo, ricordando che Dio veglia su di noi dal nostro uscire nella vita, al momento della nascita, al nostro entrare nella morte e nel riposo eterno. E ancora il Signore custodisce tutto il tempo dell’uomo: «da ora e per sempre», di giorno e di notte, come suggerisce il v. 6. Tutto il passato, tutto il presente, tutto il futuro sono nelle mani di Dio. Non c’è istante dell’esistenza che non sia abbracciato da questa sollecitudine di Dio.  

Proprio per tutti questi motivi il salmo afferma che JHWH ci proteggerà da ogni male (v. 7).