Con cuore di padre

Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe

Il nome Giuseppe significa “Dio aggiunge”. Mai nome fu più azzeccato per un uomo come Giuseppe di Nazareth. La sua stessa persona è da considerarsi una benedizione. Giuseppe è un più che, messo accanto a ogni cosa, ne accresce il valore. Questa è la caratteristica di coloro che vivono la propria vita non preoccupati di dover affermare sé stessi, perché invece provano gioia nel far emergere chi hanno accanto. Non è l’atteggiamento remissivo o perdente, bensì il contrario. Solo una personalità forte può permettersi di indietreggiare per far emergere gli altri. Chi invece ha una personalità fragile ha bisogno costantemente di conferme e, per questo, si arrampica sugli altri per occupare la scena. Tutto l’insegnamento del Vangelo è l’elogio dell’umiltà. E l’umiltà è la caratteristica dei liberi. Giuseppe è un uomo libero e, per questo, può permettersi l’umiltà della seconda fila. Ognuno di noi ha bisogno di imparare quest’arte di saper godere del bene degli altri. Troppe volte capita che il nostro normale atteggiamento sia l’invidia, la gelosia, la messa in paragone.
Giuseppe non prova nessuna invidia se la scena della storia è tutta concentrata su Gesù, e se la luce di questo centro si riverbera con potenza su Maria. Lui è un paralume, un abbraccio che protegge la luce e la indirizza verso ciò che è più buio. Giuseppe è un più, ed è il più che Dio ha voluto accanto a Maria e a Gesù. In fondo, questo è ciò che egli continua a fare anche ora, nella vita di tutti coloro che a lui si affidano.