Eccomi; ecco. È semplicemente una disponibilità.
Dobbiamo ricordare che la grazia di Dio è sempre e solo offerta, mai imposta. Nella fede c’è un’ampia libertà da parte dell’uomo: noi possiamo dire di sì o no; possiamo accogliere o rifiutare la grazia.
E come si dice sì a Dio? Contempliamo l’atteggiamento di Maria. “Eccomi”, ecco qua. Sarebbe bastata questa parola. L’espressione ebraica e greca esige che si aggiunge altro. Maria prosegue: “Sono la serva del Signore”. Maria dice esplicitamente come si considera. C’è la ricerca del nostro proprio nome, si cerca di farsi un nome, invadendo la dimora di Dio. Maria ha di sé una conoscenza chiara. Questa parola “serva” non ci piace, ci dà fastidio. Eppure, pensiamoci bene: qual è l’angoscia del disoccupato, di un anziano? Quella di non servire più a nessuno e a nulla: “non servo a niente”. Non serve più perché non gli è chiesto più nessun servizio. Al contrario, siamo felici quando ci sentiamo utili, a volte pretendendo di imporre la nostra utilità. “Se non servo a che servo?”
Io sono un servo, quando faccio qualcosa per qualcuno, quando so dare gioia, essere utile.
La mia vita ha lasciato un segno?
