Con cuore di Padre

Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe

Non basta essere capaci di ascolto della realtà che c’è intorno a noi, c’è bisogno anche di saper ascoltare la realtà che è in ognuno di noi. E tutto questo è quanto di più complicato possa esserci, perché nella nostra interiorità abitano molte cose. Abitano pensieri, emozioni, traumi, ricordi di luce, insicurezze, tentazioni, ispirazioni, voci dello Spirito e voci del male. Come si fa a capire di chi è la voce che ci portiamo dentro? Anche in questo Giuseppe è un maestro. Ce lo suggeriscono i Vangeli quando ci parlano di lui come di un uomo capace di sognare e di ascoltare i sogni. Ora, tutti noi sogniamo, e sappiamo per certo che molte cose dei nostri sogni sono frutto del nostro inconscio. Come può Dio farsi spazio in una sfera così intima come quella dell’inconscio? E come faccio a sapere se è veramente Lui o una mia fantasia? La stessa cosa potremmo domandarcela rispetto ad alcune emozioni che proviamo: come facciamo a sapere che è Dio a ispirarci attraverso quel particolare sentire, oppure invece magari è il maligno o semplicemente la nostra
psiche? È proprio davanti a simili domande che ci rendiamo conto di avere bisogno di discernimento. Gesù nel Vangelo ci dà come indicazione un criterio che non dobbiamo mai perdere di vista: l’albero lo si riconosce dal frutto. Se ciò che ci accade interiormente aumenta la gioia, la luce, la libertà allora viene da Dio, diversamente o è frutto della nostra storia o è una tentazione del maligno, specie quando suscita paura, giudizio e chiusura. Giuseppe è l’uomo del discernimento.