Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe
La famiglia è l’unico equipaggiamento che Gesù ha voluto per venire al mondo. Il Verbo che si fa carne non si è fato bisognoso di null’altro se non di una famiglia, di due persone che si amassero veramente. Non è la difesa di un valore di parte, troppe volte tacciato come valore cristiano. La famiglia non è un valore cristiano, ma è il minimo sindacale di ogni essere umano. Ognuno di noi ha bisogno di alcune relazioni significative che rendano possibile la sua vita. La presenza o l’assenza di una famiglia fanno la differenza nella vita di una persona. E quando la famiglia non funziona, molto spesso si sedimentano nel cuore di chi ne fa parte degli autentici impedimenti e vuoti che bloccano la vita stessa e la rendono impraticabile e faticosa. Essere famiglia non significa semplicemente vivere insieme, ma poter portare l’esperienza che si è ognuno per l’altro. La forza della famiglia di Nazareth è esattamente in questo: Gesù, Maria e Giuseppe sono tutti l’uno per l’altro. Basta leggere il Vangelo per intuire la complicità affettiva, e la capacità di affrontare ogni male attraverso il grande esorcismo di essere una famiglia, di essere insieme. Non a caso la parola diavolo significa “divisione”. Se vuoi distruggere una persona devi dividerla da chi ama. Ecco perché il luogo più colpito dal male è la famiglia.
E Giuseppe questo lo sa bene, e tra i suoi patronati ha anche quello di difendere le famiglie.
Ma egli non agisce mai da solo, specie in questo caso.
La sua è una intercessione di comunione a Gesù per Maria.