Felice chi ha la strada nel cuore

(Salmo 84)

Beato chi trova in Te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio

Vorrei iniziare con una citazione latina che dice: «Vivere non è necessario, ma se vuoi vivere è necessario viaggiare, navigare». (Plutarco) Il viaggio, parola evocativa e di apertura, di slancio e di futuro, si declina perfettamente in questo periodo storico come esperienza e speranza.
Diventa, per la nostra comunità parrocchiale, il filo conduttore per il nostro anno pastorale:
desideriamo partire per costruire dalle macerie provocate dalla Pandemia.
Sono due i viaggi che caratterizzano i racconti all’origine della nostra cultura: il viaggio di Ulisse nella cultura ellenistica e quello di Abramo nella cultura ebraica. Per Ulisse il viaggio vero non è l’andata, ma il ritorno a casa; Abramo, invece, parte per non ritornare. Il simbolo del viaggio di Ulisse potrebbe essere il cerchio che è finito, completo, perfetto, logico; dalla parte di Abramo invece non il cerchio, ma il percorso di una freccia e dalla parte della freccia, che è quasi un simbolo della cultura ebraica, si incontrano molte partenze: quella di Abramo, quella del popolo nell’esodo, fino alla croce con le sue braccia che partono, si allungano e non sai dove arrivano.
Il cerchio e la croce, la logica contro il paradosso. Ulisse e Abramo: sono i due modi di viaggiare. Un viaggio è verso la memoria, all’indietro, un altro è verso il futuro, verso il nuovo che entusiasma ma anche un po’ spaventa per la sua incertezza. Comunque passato e futuro, memoria e speranza da tenere insieme per percorrere bene il viaggio di questo anno pastorale.
Noi tutti siamo discendenti di questi nomadi antichi, una genealogia di pellegrini e viandanti perché il viaggio, ieri come oggi, risponde ad una cosa sostanziale: alla speranza di un mondo migliore. Anche se oggi il viaggio è diventato soprattutto ludico, un vasto fenomeno di persone che si muovono per turismo, resta una delle esperienze chiave della vita individuale e collettiva perché è un’esperienza di speranza. L’esistenza stessa è una realtà in mutazione e quindi un viaggio, la chiesa è una realtà in mutazione e la vita è fedele a se stessa non quando difende ciò che ha raggiunto, ma quando muta. Così la chiesa è fedele quando muta.
Aristotele diceva: “La vita è nel movimento”. Il flusso della vita come le grandi acque, erode le sue stesse sponde, cambia corso, crea isole, si acquieta in qualche ansa e poi riprende il corso: immobile è il cadavere, senza movimento è il non-vivo.
Partiremo sapendo di dover percorre strade mai finora esplorate, vivere di tutte le attese e i sentimenti, di incognite e sorprese; a volte ci smarriremo, altre volte ci ritroveremo, ma non saremo una comunità statica, ferma e accartocciata nelle proprie sicurezze. «Errare», verbo biblico per eccellenza, custodisce dentro di sé al contempo l’errore e il viaggiare: porteremo sempre nel nostro zaino un errore che ci farà errare, ci rimetterà in cammino.