Cirillo e Metodio: i giganti dell’evangelizzazione nell’Europa dell’Est

Originari di Salonicco (Grecia), i due fratelli furono zelanti evangelizzatori popoli slavi nel corso del IX secolo e dichiarati nel 1980 compatroni d’Europa da Giovanni Paolo II, per quella loro straordinaria capacità di inculturare la fede in ambienti pagani di cultura diversa da quella greco-romana. A loro si deve l’invenzione di quella peculiare scrittura che va sotto il nome di “cirillico”, alfabeto che servì per tradurre in lingua slava la Bibbia.
A chi non si ferma a ciò di cui parlano tutti, dietro il profilo di san Valentino, si scorge il giganteggiare dei due fratelli greci Cirillo e Metodio che evangelizzarono ampie regioni dei Balcani, e che la Chiesa ricorda lo stesso giorno, attribuendo anzi alla loro memoria liturgica il rilievo di “festa”.
Una giornata nella quale la gioia della Chiesa si intreccia con la storia e la costruzione dell’Europa.
L’identità europea certamente non sarebbe la stessa senza il contributo di questi due protagonisti di un’avventura missionaria con pochi eguali nell’espansione del cristianesimo.  I due fratelli contribuirono in modo decisivo a estendere a Est l’idea cristiana di uomo e di società creando le condizioni per il consolidarsi di una civiltà che – pur assai differente per lingua e tradizioni – nel nome della comune fede si sente come profondamente unita a quella diffusa nell’Europa occidentale. «La loro opera – scrive Wojtyla – costituisce un contributo eminente per il formarsi delle comuni radici cristiane dell’Europa, quelle radici che per la loro solidità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento, da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo nuovo e attuale l’unità del continente».