S. Floriano: la ricchezza di essere comunità

Se si ascoltano alcuni dialoghi, se si partecipa a incontri, convegni, giornate di studio su temi legati all’uomo o alla società emergono di frequente alcune parole: individualismo, solitudine, assenza di relazioni. Questi concetti vengono ripetuti sia che si parli di giovani che di anziani, di persone sane o di malati. Sono convinto che molta verità sia presente in queste valutazioni: la nostra società oggi rischia di promuovere un certo individualismo che genera solitudine, malessere, egoismo. Alcune persone manifestano una sorta di nostalgia di vita comunitaria, semplice, una voglia di famiglia e di rapporti familiari affettuosi, attenti, capaci di prendersi cura gli uni degli altri. Non vi è dubbio che la persona umana sia fatta per la dimensione comunitaria; ogni persona ha bisogno di donare amore e di essere amata, di essere capita, accolta, di curare e di essere curata. La regola della comunità è l’amore, il bene dell’altro. Il bene degli altri non è mai un male per me; il bene è bene, sempre, per tutti.
La dimensione comunitaria è una ricchezza, in ogni circostanza. Le cose fatte insieme sono più belle, più ricche, più varie, più divertenti, più efficaci e coinvolgenti di qualunque altra cosa, anche di quella progettata dal più geniale degli artisti sociali. La comunità ha bisogno di tutti, tutti sono importanti e in questa importanza riscopriamo la nostra bellezza.
La religione cristiana dice che l’uomo è stato creato a immagine di Dio; il Dio dei cristiani è una comunità, una famiglia composta da tre persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità. Tutti parlano della bellezza e dell’importanza della comunità, della vita insieme, della comunione, tuttavia nei dibattiti, nelle riflessioni sociologiche, nelle analisi, nella realtà emergono come vincenti e presenti altre parole: individualismo, solitudine, egoismo. Negli anni abbiamo capito, dalla fatica a costruire comunità, una cosa: la vita comunitaria ha un prezzo, non è un fatto del tutto spontaneo.
Se vogliamo godere dei benefici della vita in comune dobbiamo essere disposti a far morire una parte di noi, a rinunciare ad alcuni nostri desideri, ad una parte dei nostri progetti; la comunità ha bisogno di pazienza, di silenzi, di passi indietro, di capacità di chiedere scusa, di tanta umiltà. Solo morendo si può risorgere.
La comunità è un luogo, forse l’unico dove si può sperimentare insieme la morte e la resurrezione, la fatica della croce ma anche la gioia, la luminosità, la freschezza, il profumo della rinascita, di una vita nuova. Una comunità vera è una ricchezza anche per le altre persone, per chi è esterno alla comunità; è una fonte capace di dissetare anche altri che ad essa si avvicinano, assetati e incuriositi; l’amore e la luce che nascono da una comunità scaldano ed illuminano il freddo di molte tenebre.
Tutti possiamo essere costruttori di comunità: sarebbe la più grande opera che possiamo fare.
È questo il senso vero per il nostro paese che in questa settimana sta vivendo la festa patronale.

San Floriano, patrono

È ormai prossima la Festa del nostro Patrono san Floriano: 4 Maggio.
Innanzitutto Festa, perché è un momento importante, di gioia e anche un po’ di spensieratezza.
Nonostante la situazione ancora incerta, quest’anno si ritorna a poter vivere questo appuntamento con maggior apertura. La partecipazione ai festeggiamenti speriamo ritorni ad essere occasione di incontro e di momento popolare.
Nostro Patrono perché il Santo raccoglie tutta il paese di san Fiorano, tutta la comunità civile e religiosa. Occasione propizia perché si superi ogni avversità e ci si stringa la mano per camminare insieme. Infatti, specificità della “Festa Patronale” è di condividere un’esperienza di comunione e fraternità a partire dallo “stile di vita” del nostro Patrono.
Per questo dovrà essere un appuntamento che ci vede crescere nell’amicizia, nella stima reciproca e nella volontà di cercare il bene negli altri. È vero che la parrocchia è una grande famiglia, ma grazie al patrono san Floriano diciamo: l’intero paese di san Fiorano è una grande famiglia.
Come in una famiglia si festeggiano gli appuntamenti più significativi, così in questa grande famiglia si festeggiano gli appuntamenti più belli: la Festa Patronale appunto!
Quindi è auspicabile la partecipazione di tutti alle varie iniziative e proposte.
Ma la vita del nostro Patrono ci ricorda soprattutto, considerato la scelta fondamentale della sua esistenza, la Fede. Qui è in gioco la nostra testimonianza cristiana semplice ma schietta.
Essa non è un additivo alla fede, non è un optional; la testimonianza è l’espressione della nostra fede. La nostra fede va resa visibile e vivibile nella vita quotidiana, nelle scelte personali e civili, sociali e politiche, che coinvolgono tutti. I rischi del secolarismo sono presenti anche da noi.
Ma la tradizione solo quando è buona conduce al Vangelo, aiuta a fare un salto di fede e avverandosi man mano, di anno in anno potremmo dire di essere cresciuti, di essere cambiati.
Se questo non avviene, interroghiamoci sulla misura e sulla purezza della nostra fede, giudichiamo se veramente è cresciuto in noi il desiderio di conoscere il Signore Gesù e di essere suoi testimoni nel presente e nel futuro della nostra cittadina.
Dunque, la festa del Patrono riveste, soprattutto per la comunità parrocchiale, il richiamo alla fede, alla dimensione verticale della vita. San Floriano ci ricorda che tutto nella vita ha un’origine e un fine divino. Ricorriamo al Signore, per intercessione del nostro Patrono, perché riconosciamo la precarietà della nostra condizione umana, le sue fragilità e che, solo nel rapporto con Dio, ritroviamo la pienezza del nostro essere. E anche perché abbiamo bisogno di esempi di fede e di virtù. 
Il ricordo del santo Patrono, dunque, ci aiuta ad alzare gli occhi al cielo, a restare nella dimensione contemplativa della vita.

Mese di maggio

Per antica tradizione cristiana il mese di maggio è il mese dedicato alla devozione della Beata Vergine Maria. In questo mese siamo tutti invitati a vivere con Maria in attesa dello Spirito Santo, proprio come fecero gli apostoli in attesa della Pentecoste, i quali “perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui.”. 
A ben vedere non si può essere cristiani senza essere mariani poiché Cristo è entrato nella storia per la mediazione di Maria. Lo Spirito Santo è disceso sulla Chiesa e sul mondo per l’intercessione di Maria che era in orazione con gli apostoli nel cenacolo di Gerusalemme. E la nostra trasformazione in Cristo avviene sempre per opera dello Spirito Santo con la collaborazione di Maria.
La relazione con Maria non è un “articolo di lusso” nella vita cristiana, ma un a vitale necessità.
Il cristiano non può vivere senza Maria che è la Madre di Cristo, la Madre della Chiesa, la Madre nostra.
Colgo questa occasione per invitare tutti, per incoraggiare le famiglie (genitori e figli) a vivere questo mese di maggio in relazione intima con Maria offrendoLe tutta la nostra devozione filiale.
La via regia potrebbe essere quella della recita quotidiana del Santo Rosario, fatto in casa con i propri familiari e quando l’occasione e il tempo lo permette con la Comunità Parrocchiale.
Il rosario è la preghiera che ci aiuta a pensare a Gesù passando per il cuore della Madre.
Ripercorrendo, attraverso i misteri del Rosario, la vita di Cristo, ripetendo il saluto dell’angelo, Maria ci insegnerà a contemplare Cristo. E alla scuola di Maria resteranno impresse nel cuore e nella mente le parole e le opere di Gesù, nostro maestro e redentore. Papa Francesco ha detto: “Il Rosario è una sintesi della Divina misericordia, la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi. È la preghiera del mio cuore”. Non c’è scuola migliore!

Gesù risorto, speranza del mondo

Cristo è Risorto. Questa è la fede della Chiesa.
Questa è la speranza che illumina e sostiene la vita e la testimonianza di noi cristiani.
Parliamo non solo “di” speranza, ma anche e innanzitutto “con” speranza. È la speranza come “stile virtuoso” – come anima, clima interiore, spirito profondo – prima ancora che come contenuto.
La speranza come stile virtuoso è parte essenziale e integrante della vita cristiana. Certo, nessuno di noi può minimamente negare o attenuare l’esistenza dei tantissimi mali, drammi, pericoli crescenti e talvolta inediti dell’attuale momento storico – l’elenco non terminerebbe mai –, ma tutti, grazie alla presenza indefettibile di Cristo Signore e del suo Spirito nella storia d’ogni tempo, possiamo e dobbiamo riconoscere che la speranza non è solo un desiderio o un sogno o una promessa, non riguarda unicamente il domani, ma è una realtà molto concreta e attuale, che non abbandona mai la nostra terra: le persone, le famiglie, la comunità, l’umanità intera, soprattutto la Chiesa del Signore.
È nel segno della Pasqua di Cristo che abbiamo, anche quest’anno, celebrato insieme che siamo chiamati a vivere nell’orizzonte della speranza.
Chi ha occhi e cuore evangelici vede e gode del numero incalcolabile di semi e germi e frutti e opere concrete di speranza che sono in atto nei più diversi ambiti della Chiesa e nella nostra società. Ci sono tantissime persone che continuano a scrivere “il Vangelo della speranza” nelle realtà e nelle vicende più disagiate e sofferte della vita quotidiana.
Possiamo allora applicare qui quanto leggiamo nell’esortazione Christifideles laici: «Agli occhi illuminati dalla fede si spalanca uno scenario meraviglioso: quello di tantissimi laici, uomini e donne, che proprio nella vita e nelle attività d’ogni giorno, spesso inosservati o addirittura incompresi, sconosciuti ai grandi della terra ma guardati con amore dal Padre, sono gli operai instancabili che lavorano nella vigna del Signore, sono gli artefici umili e grandi – certo per la potenza della grazia di Dio – della crescita del regno di Dio nella storia».
Nel cammino pasquale, come comunità di credenti, siamo orientati alla Pentecoste (termine di questo cammino liturgico) per una rinnovata effusione dello Spirito santo che tutti ci coinvolge e ci sollecita all’ascolto della voce di Dio e del suo Spirito: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7). Affrontiamo i giorni presenti con la forza della nostra testimonianza, con il nostro essere “testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”.

In preparazione alla festa patronale

Nei giorni precedenti la festa del Patrono, sarà presente, nel nostro paese (da venerdì 29 aprile a domenica 1 maggio) il Reverendissimo padre Johannes Holzinger, abate dell’Abbazia di sankt Florian, agostiniano. Occasione propizia per instaurare un rapporto di amicizia e un legame spirituale. Più volte la nostra parrocchia e alcuni parrocchiani hanno fatto visita ai luoghi che videro il martirio del Santo. Quest’anno saremo noi a ricambiare questa ospitalità.
Il padre Johannes presiederà la Messa solenne del 1 Maggio alle ore 10.30 Al termine della Celebrazione ci trasferiremo verso la Scuola Primaria e in occasione della consegna del “Premio studente d’oro” agli alunni meritevoli di san Fiorano e della consegna del Riconoscimento agli Operatori Sanitari, l’Amministrazione Comunale consegnerà un Omaggio al Reverendissimo Padre.